Scappano i cani
Il calcio come insulto, il calcio come violenza, il calcio come razzismo. Il calcio come discriminazione, come incapacità di godersi uno sport senza schierarsi di qua o di là politicamente parlando, come costruirsi delle seghe mentali stratosferiche su presunti gemellaggi e rivalità inguaribili. Il calcio come odio, come squalifiche, come proteste, reazioni, tafferugli.
Il calcio come non lo vorremmo mai vedere, e invece è proprio sotto i nostri occhi. Eh sì, cari amici, stasera sono in vena di polemicucce, che non vogliono essere parte di una retorica falsa e immorale. Polemicucce sentite, concrete, fondate su fatti veri, quelli che costringono noi appassionati di pallone a sorbirci stadi assordanti di beceri ululati, di cori infamatori, di grida, mazzate, e quant’altro ne sussegue.
Vero, mi direte voi: da sempre gli sfottò sono parte del calcio, e le tifoserie organizzate sono sempre state presenti sugli spalti degli stadi italiani. Ma, signori, quello a cui si sta assistendo in questi recentissimi anni è qualcosa di diverso, qualcosa che è mutato nel tempo, e che ha trasformato quelli che erano cori su cui uno ci passava sopra perché “da stadio”, a pretesti per offendersi, reagire, e condizionare quanto accade sul terreno di gioco.
Prendiamo l’esempio dei cori razzisti: la strada l’ha ufficialmente, qui da noi, aperta Boateng, nell’amichevole del Milan con la Pro Patria dello scorso gennaio. Pallone scagliato contro i tifosi avversari, e KPB che abbandona il campo. Si è sentito offeso, ci mancherebbe. Via il razzismo dal calcio, ci mancherebbe: gli esseri umani sono tutti uguali, non esiste alcuna distinzione razziale su questa terra, la razza umana è una sola e sono orgoglioso di ribadirlo. Giustissimo, dunque, offendersi se “discriminati”, se considerati diversi, inferiori. Il problema nasce quando un’offesa diventa un pretesto per creare una polemica. Vedere, per esempio, Balotelli in Milan-Roma dello scorso anno: partita sospesa per alcuni ululati nei suoi confronti da parte di – idioti – sostenitori giallorossi, mentre tutta la San Siro rossonera invocava, nel frattempo, Nerone e il suo da loro tanto amato incendio di Roma. Sì, lo so, lo so, “è solo un coro” mi direte: ma è comunque un’offesa nei confronti di un popolo, no? E quello che si sente in tutti gli stadi, nei confronti dei sostenitori del Napoli, invece? Quello che invita il Vesuvio a dare una rinfrescata alla città partenopea? Li conoscete anche voi, suvvia, questi cori, e ben potete immaginare che queste, e tutte le altre, sono comunque delle offese. Soltanto che, alla fine anche in maniera ovvia, questi cori, questi insulti, vengono considerati “inerenti” al mondo del pallone; quelle razziste, di offese, no. Due pesi e due misure, non trovate?
La conseguenza? Una confusione clamorosa. Sfociata nella squalifica dei tifosi rossoneri per il “Senti che puzza, scappano i cani” cantato durante il recentissimo Milan-Napoli. Coro, questo, cantato praticamente in ogni stadio d’Italia, dall’alba dei tempi che furono, contro i poveri sostenitori partenopei, che mai ci faranno l’abitudine. La curva del Milan, però, è stata chiusa. Nascerà il pretesto? Sicuramente. Verrà attuato il pungo di ferro? Ma va. Certo che no. Andrebbero chiuse tutte le curve d’Italia, altrimenti. E allora? Come al solito, verrà attuata la consueta giustizia a macchia di leopardo. Un po’ sì, un po’ no. Qualche squalifica di qua, qualche occhio chiuso di là. Perché la giustizia è uguale per tutti, sì, ma secondo il buonsenso del giudice. Cosa andrebbe fatto? Difficile dirlo, di certo non bisognerebbe dare risalto alla maggior parte di queste cose. A partire dai giocatori: basta reazioni, basta repliche, basta proteste. Dai cori razzisti agli insulti, testa bassa e giocare a pallone. “La miglior risposta è la non curanza” vi avrà detto sicuramente il nonno, da piccolin. Basta dare spazio agli idioti: qualora ci riusciremmo, semplificheremmo parecchio l’intervento della Giustizia, che dovrebbe dar peso a molte meno variabili. Spazio al pallone, dunque, spazio allo sport, e a ciò che accade sul rettangolo verde: tutto il resto – dai cani che scappano agli ululati razzisti, dalle polemiche inutili alle offese gratuite – facciamolo diventare noia.