Mai nessuno, prima di Rudi Garcia, nella storia della Roma era riuscito a centrare 5 vittorie nelle prime cinque giornate di campionato. Nessuno in estate avrebbe scommesso un centesimo sui giallorossi capolisti solitari in Italia dopo le prime giornate.
Garcia è arrivato a Roma tra lo scetticismo generale, dopo il naufragio del calcio totale di Luis Enrique e dopo il fallimento del calcio spettacolo di Zeman . Il francese però ha subito saputo calarsi in un ambiente tradizionalmente difficile da gestire.
L’allenatore francese ha conquistato l’ambiente con frasi forti, dimostrando di essere un comunicatore e uno psicologo oltre che un allenatore. Da Brunico ad oggi molte le frasi ad effetto del nuovo tecnico tre cui si ricordano: «Chi contesta la Roma non è tifoso della Roma…al massimo della Lazio» una frase fortissima di fronte alle prime difficoltà che ne ha espresso il carisma e ancora «Il derby? Non si gioca, si vince» o «Abbiamo rimesso la chiesa al centro del villaggio» dopo la vittoria nella stracittadina.
Uomo di personalità e carisma con la voglia di mettersi in gioco in prima persona, questo è Rudi Garcia. Ma tutto questo non basterebbe se oltre alle parole il mister non mettesse in campo competenza e credo calcistico. Arrivato a Roma sui cocci di stagioni travagliate, è riuscito partendo dai calciatori più esperti a ricostruire uno spogliatoio, investendo per primo in loro, ricollocando De Rossi al suo posto, responsabilizzando Pjanic, dando fiducia e titolarità ai nuovi arrivi come Benatia e Strootman. Un modulo il 4-3-3 che vede una base solida con titolari indiscussi, dove le uniche novità sono nel tridente, cambi utili per far rifiatare Totti e ad alternare Gervinho , Borriello e Ljajic. Garcia ha quindi evitato di modificare il ruolo dei giocatori utilizzando ogni interprete nella posizione preferita dallo stesso. Lasciando parecchia libertà ai tre davanti di svariare e ai centrocampisti di scambiarsi i compiti.
Come tutti i grandi allenatori ha saputo dare un impronta e un interpretazione nuova al ruolo dell’allenatore, investendo nel vice. Questa è una delle novità più importanti arrivate insieme al francese. Il vice Bompard durante le partite si colloca in tribuna e osserva dall’alto il match. Nell’intervallo quindi con una telefonata trasmette le informazioni al tecnico che apporta gli opportuni accorgimenti. La Roma così nella ripresa cambia atteggiamento, conscia dei punti deboli dell’avversario entra in campo sapendo precisamente cosa fare. E infatti il copione è sempre lo stesso, tutti i 12 gol sono stati realizzati nel secondo tempo, con la squadra che nella ripresa si impone e vince in modo maturo.
Il film di ogni match dei giallorossi è sempre lo stesso con un primo tempo di studio, denso di equilibrio e buona difesa che anestetizzano gli avversari. Garcia fa della pazienza con cui mira alla vittoria un arma letale. Il francese non ha fretta e gli va bene prendersi i tre punti alla distanza. Non accetta che la Roma si faccia trovare sbilanciata e quindi impreparata. Preferisce gestire la palla con ordine, senza inutili rischi, un orchestra senza solisti. Ecco perché la Roma oltre ad aver la migliore difesa del campionato è anche la squadra che ha subito meno tiri in porta finora.
L’entusiasmo ritrovato ha già fatto dimenticare un’estate di addii, segnata dalle partenze di Lamela, Marquinos e Osvaldo. Garcia sapeva che per riportare il sereno sulla capitale erano indispensabili risultati e spogliatoio unito. I successi ottenuti finora hanno fatto clamore anche fuori dai confini italiani e dato molta visibilità al tecnico che ora oltre alle telefonate con i consigli di Bompard tra primo e secondo tempo, rischia di riceverne qualcuna da qualche presidente.