Dove sta Zazà?

Il prepartita di Napoli-Sassuolo è stato quantomeno controverso tra chi predicava attenzione ai pericoli provenienti dall’Emilia e chi, invece, si esibiva nella “Sagra del Pronostico”, ipotizzando una goleada azzurra al San Paolo magari condita con un gol direttamente da calcio di rinvio di Reina; sin qui nulla di così sconcertante, insomma, in fondo il Sassuolo soltanto tre giorni fa era stato malmenato dall’Inter in casa propria. Nessuno avrebbe immaginato, però, che la domanda più frequente nel postpartita su social network (e non) sarebbe stata una sola.

Dove sta Zazà?

Cannavaro, probabilmente, se lo starà ancora chiedendo. Benitez aveva deciso di fare turnover: forse giustamente eh, non sono qui ad affermare il contrario, però questa sera Rafa ha imparato che la Serie A è un campionato diverso dalla Premier League e dalla Liga. Diverso perché non capita spesso, ad altre latitudini, che l’ultima ruota del carro possa fermare quella che sino a 24 ore prima era considerata una corazzata da gol, gioco e punti. Non capita spesso, ad altre latitudini, che una piccola realtà come Sassuolo possa addirittura mettere in difficoltà una compagine forte come il Napoli, accreditata da tutti (o quasi) per essere l’anti-Juventus nel lungo periodo.

Sembra paradossale dirlo, però il Napoli è stato anche fortunato; quella col Sassuolo si sarebbe potuta trasformare in una tragedia sportiva, visto il salvataggio sulla linea sul tiro di Zaza nel primo tempo e le numerose occasioni per Kurtic e compagni nella ripresa. Altrettanto innegabile, però, è che Pegolo abbia fatto molto meglio del suo collega Pomini, trafitto sette volte dall’Inter solo tre giorni fa. Il miracolo su Fernandez è la fotografia della partita, con il Napoli che probabilmente non avrebbe vinto nemmeno se la partita fosse durata altri trenta minuti: quando non va, non va. Punto.
Che non vada, inoltre, te ne accorgi anche quando il tuo capitano, emblema dell’esperienza e dell’orgoglio napoletano, concede il fondo a Zaza e quest’ultimo, probabilmente caricando il tiro con tutti i muscoli del proprio corpo, scarichi un sinistro violentissimo che si insacca sotto la traversa di Reina: l’eroe di San Siro beffato da un talentuoso ragazzino. Il calcio è così, prendere o lasciare.

Benché nel capoluogo campano si sostenga il contrario, probabilmente Benitez non ha ancora imparato il napoletano in maniera fluente. Provate però a togliergli dalla testa quel ritornello tanto beffardo quanto amaro, scritto da Raffaele Cutolo nel lontano 1944, ben sedici anni prima della nascita dell’allenatore madrileno. Riascoltare quella canzone prima di ogni partita contro una provinciale, però, potrebbe essere di grande aiuto a lui e al Napoli: a quel punto sì che “Dove sta Zazà?” potrà tornare a essere soltanto una canzone in onore dei tempi che furono.

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Alessandro Lelli