Celebrazione dovuta per uno dei migliori acquisti di mercato della Fiorentina
Il 12 maggio 1985 era una domenica, il giorno sacro per ogni vero tifoso di calcio che si rispetti. Allo stadio “Comunale” di Firenze si giocava Fiorentina-Torino, penultimo appuntamento di campionato per i viola, che si apprestavano a chiudere la stagione lontano dalle posizioni di alta classifica. La tifoseria gigliata negli anni ottanta impazziva per Giancarlo Antognoni, ma l’allora capitano viola fu costretto a saltare l’intera stagione per infortunio; tanta, invece, la delusione per il dottor Socrates, giunto in Italia con tanti buoni propositi, ma apparso in difficoltà sui campi nostrani. I tifosi viola, però, ancora non sapevano che a Madrid in quella stessa giornata stava nascendo un loro futuro idolo: Borja Valero Iglesias.
Allo spagnolo è bastato pochissimo per entrare nel cuore dei suoi nuovi tifosi e ambientarsi nel duro calcio italiano, tattico e difensivo. Del resto quando si hanno classe e qualità come lui allora non possono avere problemi di alcun tipo. Borja Valero è l’anima del gioco della Fiorentina di Montella, il cuore pulsante di una squadra costruita in una sessione estiva di mercato e capace di giocare come se gli undici si conoscessero da anni. In mezzo al campo quel numero 20 è il punto di raccordo di tutto, grinta, polmoni, piedi, intelligenza calcistica e una speciale visione di gioco; vocaboli e aggettivi ne potremmo usare molteplici ma è “onnipresente” quello che più li si addice.
Borja Valero lo trovi ovunque, è come se si giocasse con un uomo in più. Intento a smistare i palloni e dettare i tempi del possesso palla gigliato, cercando il momento adatto per sorprendere la retroguardia avversaria; in fase difensiva non disdegna mai di aiutare i propri compagni sia in situazioni di inferiorità numerica o per tarpare eventuali svarioni originati dalle ripartenze avversarie. La sua capacità di prendere in mano le redini della squadra anche nei momenti più duri e riportare nei propri compagni lo spirito di guerrieri che si stava perdendo. Decisamente napoleonico perché non ha il fisico del bell’attaccante, non ha la mole o l’altezza per sovrastare i nemici, ma la sua astuzia e la sua genialità gli permettono di rendersi protagonista e avere la meglio sugli avversari. Il suo spirito che lo induce a non arrendersi mai e resistere fino alla fine stoicamente.
Rossi, Mario Gomez, Pizarro, Cuadrado, Aquilani e tutti gli altri sono tasselli di un progetto interessante, la trasformazione di un gruppo vedovo di Prandelli e perso negli anni successivi alla partenza del tecnico di Orzinuovi. Borja Valero, però, è stato senza dubbio il top in questa lista di nuovi arrivi, l’uomo giusto, l’imperatore della Fiesole con le caratteristiche giuste per riportare a Firenze l’ambita gloria che manca da anni in questa città.