Storie di Provincia: la Reggiana di Pippo Marchioro (e anche un po’ di Futre)
La storia della Reggiana in serie A parte da lontano e precisamente dal 1988. Fu in quell’anno che arrivò sulla panchina emiliana un allenatore finito da qualche anno fuori dal grande giro, dopo aver avuto, a metà degli anni ’70 l’occasione di allenare il Milan: Pippo Marchioro. Tra i precursori italiani del gioco a zona, Marchioro aveva ottenuto interessanti risultati a Como, centrando una difficile salvezza, e a Cesena, dove addirittura giunse in coppa UEFA con i romagnoli. I suoi metodi d’allenamento, ispirati a quelli dell’Ajax, il ricorso al training autogeno e finanche all’ascolto di musica classica, avevano incuriosito i dirigenti rossoneri, ma purtroppo, la sua avventura fu breve, per carenza di risultati. Così Marchioro, precursore di Sacchi, ricordava anni dopo l’avventura: “Nel 1977 il mio Milan già giocava il calcio d’ oggi ma la modernità mi costò il licenziamento … Anziché in 70 metri si cominciò a giocare in 25 metri. E in questa presunzione, nella presunzione di riuscire a ribaltare certi concetti, si nascondevano tutte le difficoltà che alla fine decretarono il mio fallimento”.
Eppure, quando i tempi furono più maturi, fu a Reggio Emilia che Marchioro raccolse i frutti di quanto seminato, in una lunga gestione portata avanti in accordo con una società che aveva saputo investire sulla programmazione tecnica. Dopo aver conquistato prima la serie B e aver difeso per qualche anno la permanenza nella serie cadetta, nel 1993, la Reggiana, per la prima volta nella storia del club, approdava nella massima serie nel 1993. La squadra, come spesso accade nelle realtà di provincia, ruotava intorno a dei collaudati perni difensivi, Torrisi, Zanutta, Cherubini, Sgarbossa e Accardi, ai quali era demandata la solidità dell’impianto a zona, mentre a centrocampo produceva gioco Giuseppe Scienza e davanti finalizzava Michele Padovano, futuro attaccante juventino, aiutato dal guizzante Massimiliano Esposito.
Accanto a questi giocatori, l’esperto ex juventino e nazionale Gigi De Agostini e il portiere titolare del Brasile, Claudio Taffarel, che a fine anno vincerà i Mondiali di USA ’94.
Tra i nomi della rosa, ritroviamo anche attaccanti con un trascorso remoto in serie A: da Johnny Ekstroem, svedese in forza all’Empoli diversi anni prima e, fino alla cessione novembrina, Marco Pacione, la cui fama di divoratore di gol si lega ad una storica partita di Coppa dei Campioni contro il Barcellona, in cui lo sfortunato attaccante fu protagonista negativo in fase realizzativa.
Con loro, per una breve ma a suo modo storica apparizione, il portoghese Paulo Futre. Talento cristallino, numeri di alta scuola, a lui e al compagno di squadra Madjer si lega il ricordo di una storica vittoria del Porto in coppa dei Campioni, bissata poi in Intercontinentale. Fisicamente minuto e muscolarmente fragile, Futre probabilmente non aveva nulla da invidiare quanto a tecnica a successivi campioni portoghesi come Figo e Cristiano Ronaldo, se non forse la prestanza atletica. Dopo una carriera frenata dagli infortuni e forse anche dall’aver optato nel cuore della carriera per una ricca offerta dell’Atletico Madrid di Jesus Gil, in luogo dei club italiani o di altre squadre di blasone, approdò a Reggio Emilia per mostrare i residui barlumi del proprio talento. Esordì alla 12° giornata, il 21 novembre 1993 contro la Cremonese, incantò il pubblico con i suoi numeri, segnò un gol dribblando due avversari e infilando il pallone sotto le gambe de portiere, subì un’entrata dura da parte di Pedroni e finì lì la propria stagione agonistica.
Il campionato della Reggiana partì in salita, con una sconfitta contro l’Inter, appena mitigata da un successivo pareggio interno contro la Lazio. Ben presto si chiarì quale sarebbe stato l’andamento della stagione, con ripetute sconfitte esterne ma anche con tanti punti conquistati tra le mura amiche, dove cadde, nel girone di ritorno, anche l’Inter (che appaiò in classifica al tredicesimo posto, a fine campionato) e, in un inconsueto derby emiliano di serie A, il Parma (2-0, reti di Esposito e di Padovano, su rigore). Alla fine, saranno 8 le vittorie, su diciotto partite domestiche.
La salvezza però arrivò in trasferta, all’ultima giornata, a San siro contro il Milan di Capello già campione d’Italia, in una partita ricordata anche per le polemiche sollevate dal Piacenza, avversario nella corsa alla retrocessione e costretto ad anticipare il proprio match con il Parma finalista di Coppa delle Coppe. Finì 0-1, con rete a venti minuti dal termine di Esposito.
Di seguito, il tabellino dell’incontro:
MILAN: Ielpo, Tassotti, Panucci, De Napoli, Nava, F. Galli, Carbone, Desailly, Papin (75′ Massaro), Laudrup II (61′ Donadoni), Simone – All.: Capello
REGGIANA: Taffarel, Torrisi, Zanutta, Cherubini, Sgarbossa, Accardi (62′ Sartor), Esposito, Scienza, Padovano (85′ Pietranera), Mateut, Lantignotti – All.: Marchioro
Arbitro: Cesari
Reti: 71′ Esposito
Nella stagione successiva, la Reggiana non riuscì a ripetersi, Marchioro fu esonerato nel corso della stagione e la squadra terminò malamente in serie B. Per Futre, una dozzina di apparizioni e quattro reti. Troppo poche per salvare la Reggiana. Ma del portoghese e della Reggiana di Marchioro, il meglio si era già visto e oggi, si può ricordare, come un vecchio bel film di quegli anni.