Nello sport vincere qualcosa di importante dopo aver superato una certa età ha il sapore di un’impresa; se questo poi accade a uno sportivo di poca gloria allora il gesto sportivo acquista maggior valore, ma in maniera direttamente proporzionale aumentano anche i dubbi. Quello di Chris Horner è il caso più eclatante e quanto accaduto lunedì non ha fatto altro che accentuare le polemiche e i veleni.
Lo statunitense ha vinto la Vuelta 2013, dominando gli avversari (tra cui Vincenzo Nibali) e salendo con una freschezza impressionante sulle strade spagnole al punto da far registrare una velocità ascensionale media da record. Un sforzo etichettato subito come frutto del doping da molti appassionati e non. La nazionalità del ciclista, statunitense come Lance Armstrong, di certo non ha aiutato, ma alla fine ci siamo trovati a leggere discussioni non avvalorate da tesi certe e che non hanno assolutamente intaccato l’onestà del corridore della Radioshack.
Certo se poi l’organismo che deve occuparsi dei controlli combina dei pasticci è la fine. Già, perché un semplice errore di comunicazione, una mail non arrivata nella giusta sede con il cambio di indirizzo di Horner, ha scatenato la caccia alle streghe. “Horner non si è presentato all’antidoping”, “Horner scappa per non farsi beccare”, “Ecco, lo sapevo, Horner è dopato” e tanti altri commenti sparsi dei vari avvoltoi che non aspettavano altro al termine della tappa di domenica; tutti giudizi spenti in serata dall’incredibile mea culpa della Wada per aver operato in modo sbagliato e forse superficiale.
Dispiace non aver visto trionfare Nibali alla Vuelta e resta un po’ di amarezza per un’accoppiata mancaraGiro-Vuelta, magari arricchita più in là da un successo iridato. Avere dei dubbi o dei sospetti resta più che lecito, in tutta sincerità anche il sottoscritto è rimasto stupito da alcune situazioni viste in queste ultime settimane. E’ sbagliato, però, spacciare queste ipotesi in certezze davanti agli altri e non è neanche corretto non concedere il giusto tributo a Horner per questa incredibile vittoria. Senza prove schiaccianti si è sempre innocenti; si può non essere convinti di ciò che si è visto, è del tutto normale, ma fino a prova contraria la strada ha detto che Horner ha ampiamente meritato di indossare la maglia roja a Madrid.