La Sghimberla del lunedì – Il fantacalcio

Settembre: mese di FANTACALCIO. Fino a pochi decenni fa, sarebbe stato impensabile vedere un interista esultare come un pazzo per un rigore parato da Abbiati. Oggi, invece, tutto questo non solo è possibile (oddio, possibile… dovrebbe parare un rigore Abbiati), ma accade regolarmente in tutti gli stadi d’Italia. Appassionato, impegnato, furbo o innamorato: il fantacalcista è ormai un cliché che fa parte della tradizione italiana. Ed eccovi gli otto tipi di fantacalcista più comuni, in rigoroso ordine sparso.

 

IL FISSATO

Il fissato prende il fantacalcio leggermente sul serio. Prima dell’asta compra seimila riviste che contengono i consigli fantacalcistici dal 1961 a oggi, dopodiché passa a studiare il regolamento per cercare di scovare una falla nel sistema dei modificatori. Infine si iscrive di straforo a un corso a Coverciano perché in qualche modo potrebbe essergli d’aiuto. Durante la vigilia dell’asta non dorme, e se lo fa è solo perché sua madre l’ha abbattuto con un ferro da stiro sulla nuca mentre si aggirava per il corridoio sfogliando rumorosamente il Guerin Sportivo. Si presenta il giorno del fantamercato con una calcolatrice scientifica da sei chili e mezzo, due portaborse che trascinano ognuno a fatica quattro valigette zeppe di cartelline rigonfie di fogli, che sparpaglia sul tavolo costringendo tutti gli altri ad appoggiare il proprio scrausissimo bloc notes sulle ginocchia. Durante l’anno il fissato telefona personalmente ai propri giocatori meno in forma intimando loro di allenarsi di più perché gli stanno facendo perdere il fantacalcio. Arrestato infine per stalking, giunge generalmente a metà classifica cercando di capire dove ha sbagliato.

 

L’IMPEGNATO

L’impegnato punta sulla quantità. S’iscrive contemporaneamente a settecentoventi leghe diverse, comprese quelle di tutti i siti sportivi che conosce. La spesa d’iscrizione s’aggira intorno ai quindicimila euro, ma lui è tranquillo perché sa che quei soldi sono soltanto un investimento. E’ l’unico fantallenatore per il quale l’asta è in assoluto il momento più riposante. Il vero lavoro, infatti, consiste nel gestire tutte le leghe a cui s’è iscritto, dato che – per un eccesso di furbizia – l’impegnato ha come regola ferrea quella di non acquistare mai gli stessi giocatori per le varie squadre che usa. Inoltre, poiché lo stress lo rende paranoico, è costretto a usare 720 password diverse ed evita ovviamente di segnarsele perché qualcuno potrebbe rubargli il foglietto. A giugno, quando ha vinto un coccodrillo di peluche, una fornitura di confetti al pistacchio e una pennetta USB modello “Pac-Man” da 128 Mb, l’impegnato finisce generalmente in psicanalisi.

 

IL TIFOSO

Il tifoso è schiavo della propria fede. Siccome non può sopportare di avere nella fantasquadra giocatori di formazioni avversarie, all’atto dell’asta si limita ad acquistare tutti i giocatori del Livorno, rimanendo in genere con 120 crediti inutilizzati. Da questo momento in poi il tifoso non avrà più bisogno di fare la formazione, ma si limiterà a bestemmiare per 38 giornate consecutive, eccezion fatta per quelle 3 rare occasioni in cui la propria squadra ha vinto. Quando ciò capita, il tifoso manda messaggi derisori agli avversari promettendo di annientarli e teorizzando clamorosi recuperi in classifica che si concluderebbero, nella realtà, con la conquista della zona Champions da parte del Livorno. In genere, però, questo stranamente non accade.

 

IL NEOFITA

Il neofita ha sentito una volta parlare di questo fantacalcio e ha capito che è un gioco molto divertente, ma dato che non ha mai capito di che si tratta si presenta all’asta vestito da fantasma, portandosi appresso uno scatolone col subbuteo, un’aranciata Fanta e due bottiglie di latte perché contengono molto calcio. Appresi infine i rudimenti del gioco, tende a sparare cifre assurde per seghe immani di cui anche Football Manager ignora l’esistenza. Al termine dell’anno vince clamorosamente il primo premio perché – per combinazioni leggendarie – Nocerino, El Shaarawy, Legrottaglie, Meggiorini e Lulic entrano inspiegabilmente nella lista del Pallone d’Oro. Assieme a Dusan Basta, che il neofita ha preso dicendo per caso la frase “Ho 24 giocatori e solo 3 crediti, quindi direi che ora basta”.

 

IL FURBONE

Il furbone è certo di aver capito i trucchi del fantacalcio e dunque si presenta all’asta armato di ferree idee che lo porteranno al trionfo. La sua convinzione principale è che il fantacalcio non si vinca con gli attaccanti, ma con difensori e centrocampisti: per questo motivo spende 245 dei propri 250 fantamilioni acquistando una serie impressionante di medianacci e stopper titolari, che a fine anno segneranno tutti insieme un terzo dei gol di Higuain. In attacco, invece, il furbone schiera orgogliosamente vecchi leoni come Luca Toni, Amauri o Rocchi, che impreziosiscono il suo classico 5-4-1 garantendogli 3 o 4 gol a stagione. Inutile dire che chiude in penultima posizione, salvando la faccia solo grazie al tifoso (v. categoria).

 

IL GOLEADOR

Il goleador è una razza di fantacalcista del tutto simile a quella del furbone (v. categoria), ma con alcune sostanziali differenze che lo portano invece a prediligere il reparto offensivo, per ignorare totalmente gli altri. Si presenta all’asta con le più grintose intenzioni ed esulta all’acquisto di Palacio, Di Natale, Klose, Higuain, Gomez e Balotelli. Ignaro del fatto che il modulo 2-2-6 non è contemplato nel regolamento, il goleador spende gli altri crediti per acquistare tre portieri titolari (così non rischia di trovarseli contro le proprie punte) e i 40 fantamilioni rimanenti gli soverchiano per acquistare 16 pippe con cui popolare centrocampo e difesa. A fine anno il goleador ha segnato 210 gol, ma si gioca il penultimo posto col furbone (v. categoria) senza essere mai sceso in campo con più di 9 giocatori.

 

L’ANSIOSO

l’ansioso prende il gioco sul piano personale e matura presto la convinzione che Dio lo voglia punire impedendogli di vincere al fantacalcio. Secondo il suo oggettivissimo parere, durante l’asta ha letteralmente umliato i propri avversari componendo una squadra invincibile, ma l’aver preso 23 titolari lo costringe a fare delle scelte, che lo gettano presto nella disperazione. Schiera Paloschi quando Di Natale segna la quaterna, Hamsik quando sbaglia due rigori, Handanovic quando l’Inter perde 9-3. Ogni gol fuori rosa è condito da un piagnisteo di settantacinque minuti declamato in distici elegiaci durante il quale l’ansioso sostiene di avere la sfiga aggrappata con forza ai testicoli e promette solennemente che non darà mai più la formazione, lasciando che il gioco faccia il suo corso. Naturalmente, la settimana successiva è ancora lì, a mettere Belfodil al posto di Rossi, congelandosi infine di fronte alla tripletta di Pepito e all’espulsione dell’interista al settimo minuto del primo tempo per aver defecato per protesta sul guardalinee.

 

IL LATITANTE

Il latitante si presenta all’asta di fantamercato ululando sfottò, goliardate e battute di ogni genere. Ridacchia con gli amici, li abbraccia, promette di sventrare il fantacalcio vincendo tutto, gareggia sui suoi pupilli con grinta e poi impone a tutti quattro ore e mezza di foto di gruppo con vestiario consono all’occasione. Durante la prima giornata dà la formazione con quindici giorni d’anticipo, dopodiché nessuno ha più sue notizie fino all’asta dell’anno successivo, dove si presenta armato dell’identico entusiasmo dell’anno precedente, e se qualcuno gli chiede “che fine hai fatto?” si butta a terra fingendo un attacco epilettico.