L’al-Kimi-a dei ritorni
C’è poco da fare, dietro un rientro a casa di un eroe, da sempre, si nascondono sentimenti disparati e si intrecciano nuove situazioni, spesso incompatibili con quelle di un tempo. Si innesca una particolare alchimia di emozioni: per alcuni, la gioia e l’eccitazione di riaccogliere una figura cara che manca da tempo, per altri, l’invidia e l’amarezza generate dal ritorno “scomodo” e indesiderato di qualcuno.
La storia dell’uomo è piena zeppa di Ulisse che ritornano alla propria Itaca, trovandovi una casa diversa da quella lasciata. Un esempio recente, nel mondo del calcio, è di una decina di giorni fa: la tifoseria milanista ha riabbracciato il figliol prodigo Ricardo Kakà, dopo che questi ha abbandonato la barca, attirato dal canto delle sirene del Real Madrid. Peraltro, al Milan non sono nuovi a episodi del genere. Vi ricordate il clamore per il ritorno a Milanello di Shevchenko dopo le due stagioni al Chelsea? Ebbene, proprio nel ricordo di questo precedente, i tifosi rossoneri faranno gli scongiuri ché non capiti qualcosa di simile.
Lo sport, non solo il calcio, da questo punto di vista si dimostra terreno fertile per il proliferare di storie simili. L’ultima è pura attualità ed è ambientata nel mondo dei motori. In Formula 1, per la precisione.
Dopo neanche un giorno dall’annuncio di Felipe Massa dell’addio alla Ferrari, ecco sfornato subito il sostituto del brasiliano per le prossime due stagioni: Kimi Räikkönen, che incredibilmente lascia la Lotus dopo solo un anno e mezzo. Un volto nuovo a Maranello? Neanche per sogno. Anche nel caso del finlandese, infatti, si tratta di un ritorno, e che ritorno. Una dinamica che, seppur con le debite proporzioni, ricorda quella di Kakà al Milan. Iceman, infatti, ha già guidato la monoposto italiana nel triennio 2007-09, vincendo il titolo al primo colpo. La storia di un predestinato: nel 2007 raccoglie la pesantissima eredità di un mostro sacro come Michael Schumacher, riesce nell’impresa di vincere subito il mondiale, ma è costretto a lasciare nel 2009 per far posto proprio a Fernando Alonso, suo futuro compagno di scuderia.
E proprio qui nascono i dubbi, più o meno celati, di gran parte dei tifosi del Cavallino (lasciamo perdere nostalgici e romantici, i quali avranno gradito la scelta affascinante, ma pericolosa e rischiosa allo stesso tempo, della dirigenza): è possibile la coesistenza di due primedonne in Ferrari? Riuscirà l’uno (Kimi) a mettersi al servizio dell’altro (Fernando)? Due piloti del genere non si vedevano dai tempi di Mansell e Prost (inizi anni ’90), sulla carta la Ferrari potrà beneficiarne, almeno nella corsa al titolo costruttori. Permangono i dubbi sulla convivenza di due “top player” come lo spagnolo e il finlandese. Vuoi vedere che l’unico ad avvantaggiarsi, sempre che ne abbia bisogno, sarà ancora Sebastian Vettel? Fra più di un anno avremo qualche risposta. Intanto, godiamoci l’ennesima storia che solo lo sport riesce a regalare.