Home » Un nascondino olimpico

La scorsa settimana abbiamo celebrato la città di Tokyo come futura sede delle Olimpiadi del 2020 dopo aver vinto il testa a testa con le due europee Istanbul e Madrid. Alla notizia del ritorno dei cinque cerchi nella capitale nipponica ne è succeduta immediatamente un’altra che ha incuriosito molto gli sportivi, ma al tempo stesso ha lasciato troppa perplessità. Un docente giapponese ha proposto l’introduzione del nascondino tra le possibili discipline sperimentali dei giochi olimpici, ipotizzando anche un eventuale regolamento da applicare e una metodologia di gare. Una scelta motivata dal fatto che il nascondino richieda agilità e buone dosi atletiche, caratteristiche che quindi lo renderebbero a tutti gli effetti uno sport valido da praticare.

La notizia è arrivata anche in Italia e chiaramente non sono mancati i sorrisi e le battute ironiche e c’è anche chi ha pensato alla solita bufala giornalistica. Il primo pensiero va alle edizioni meno recenti dei giochi olimpici dove gli spettatori videro gareggiare gli atleti in attività particolari come il nuoto a ostacoli o il salto in alto da fermo. In tanti da piccoli abbiamo giocato e ci siamo divertiti a urlare “tana libera tutti”, ma mai avremmo pensato che in futuro quella divertente attività avrebbe potuto permettere il raggiungimento di una medaglia olimpica. Gli stessi promotori sono consapevoli delle difficoltà nel far accettare un’idea del genere al CIO, ma Yasuo Hazaki, l’autore dell’iniziativa, non sembra demordere e vuole proseguire fiducioso sulla sua strada. L’universo sportivo è immenso con tante varianti di un singolo sport; il rugby è riuscito a entrare a fatica, squash e karate hanno sfiorato l’emozione dei cinque cerchi, mentre baseball e softball non ci sono più. Con queste basi appare veramente difficili che possa concretizzarsi l’idea del professore Hazaki. La curiosità di vedere il nascondino alle Olimpiadi comunque resta, bisogna ammetterlo; magari osserveremo le gare con lo stesso spirito di nostalgia con cui abbiamo visto cimentarsi la BMX a Londra, ricordando la nostra infanzia su due ruote. Potrebbe essere uno spunto interessante per spingere i nostri figli a scegliere maggiormente le attività ludiche all’aperto rispetto a quelle al chiuso tra videogiochi e televisori, recuperando le vecchie tradizioni dei loro cari e ripopolando i giardini delle città. A questo punto non ci resta che aspettare e scoprire cosa ci riserverà il futuro.