L’Italia chiamò, sì!

Il basket è un gioco di numeri e statistiche: non posso che iniziare questo editoriale, quindi, facendo notare a tutti che questa è la quinta vittoria consecutiva, la tredicesima considerando anche le qualificazioni all’Europeo. L’Italia affronterà la seconda fase di Eurobasket 2013 con quattro punti già in tasca, in virtù dei successi su Grecia e Finlandia: gli altri, però, andranno guadagnati sul campo.

Vietato svegliarsi. Non ora. Perché è palese che la squadra di Pianigiani stia vivendo un sogno, un qualcosa di immaginabile che solo una settimana fa sarebbe stato oggetto di scherno da parte di stampa, tifosi e addetti ai lavori. Schiantate una per una tutte le favorite del nostro girone (Grecia e Turchia), non risparmiando però nemmeno la sorpresa Finlandia e la pur ostica Svezia. Un carattere e una grinta senza precedenti, soprattutto da giocatori che spesso sono stati accusati di essere troppo molli e inconsistenti: e così tutto a un tratto ti trovi Melli a lottare sotto canestro con Bourousis, Gentile a schiacciare in faccia a Papanikolaou come se giocasse a questo livello da una vita. Il muro Rosselli a risultare decisivo pur giocando pochi minuti, mentre Belinelli segna il tiro della vittoria, o quasi, cadendo di lato e senza esultare; lui è il leader di questa squadra, e quella partita non era ancora finita, e quindi prima di festeggiare serviva uccidere, ammazzare senza pietà una partita equilibrata per 37 minuti.

Il merito di tutto questo non può che essere di una persona. Quel Simone Pianigiani che, dopo i miracoli con Siena, adesso sarà ricordato per aver portato una Nazionale tutto sommato mediocre (sulla carta) al secondo turno degli Europei, con altissime possibilità di passare ai quarti di finale pur perdendo sia con Spagna che Slovenia. Quasi una settimana fa parlavo in questi termini del cammino azzurro, pieno di ostacoli difficili da superare.
Ora si fa sul serio: non che sino adesso si sia scherzato eh, anche perché non renderei onore a una squadra di Gladiatori. Una squadra che non ha smesso di correre per un solo minuto dei duecento disputati in questi Europei; lo si è visto in tante occasioni, soprattutto quando gli azzurri si trovavano sopra di quindici o venti punti e avrebbero potuto togliere il piede dall’acceleratore. Invece no, e al di là del risultato questo è ammirevole.

Nella seconda fase avremo bisogno del Cusin visto contro la Russia, ma anche di quel Melli capace di dieci punti nel primo quarto contro Asik, Erden e compagni. Quella sfrontataggine che Gentile ha mostrato con costanza, quasi a voler mettersi in mostra per il prossimo draft. La nostra carenza maggiore è proprio nel reparto lunghi, considerando che Cinciarini e Diener (se sarà disponibile) hanno sopperito in maniera notevole, sino adesso, alla mancanza di Hackett. Chiaro che affrontare Rubio, Dragic e Calderon non è come fronteggiare il 17enne Hakanson, però si è vista una grande circolazione di palla, specie nei primi minuti di ogni quarto. E qua arriva l’unica vera nota dolente: sino adesso, nei finali di partita, siamo stati assistiti dalla bravura dei nostri Campioni. Ma una squadra che punta a un piazzamento importante nella massima competizione continentale non può permettersi di giocare gli ultimi tre minuti con solo isolamenti di Belinelli, Datome o Gentile. Serve uno schema collaudato che possa liberare Aradori nell’angolo, oppure un gioco che possa permettere al capitano della Virtus Roma di trovarsi sotto canestro contro un giocatore di stazza minore.

Il nostro punto di forza, sino adesso, è che ogni giornata abbiamo trovato realizzatori diversi, pur mantenendo un livello altissimo nella nostra metà campo. Aradori e Gentile hanno contribuito sempre, mentre Belinelli e Datome hanno fatto la differenza solo a corrente alternata (ma non è possibile pretendere la perfezione da loro in questa situazione, con le difese che si adeguano per impedire loro ricezioni pulite e tiri aperti). Può bastare contro la Grecia e la Finlandia, ma non contro la Spagna; resta il fatto che sino adesso abbiamo visto un miracolo sportivo, che speriamo possa concludersi con la qualificazione al prossimo Mondiale. E’ necessario entrare tra le prime sette (presumendo che anche la Spagna ci arrivi) per compiere l’impresa: l’Italia ha chiamato, i nostri hanno risposto presente. Anzi no, di più.

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Alessandro Lelli