Un Grifone di 120 anni: auguri Genoa!

Centovent’anni e non sentirli. Questo è il Genoa Cricket and Football Club, la società calcistica più antica del nostro intero Paese nonché la più longeva tra quelle in attività. Ha vinto il primo, storico, campionato italiano, nel 1898, insieme con altri otto e dunque mancherebbe un solo tricolore per arrivare alla caratteristica stella che contraddistingue tutte le compagini che sono riuscite ad ammonticchiare dieci scudetti.

Il Grifone è un pezzo di storia fondamentale per tutto il movimento calcistico italiano. E’ il mattone che sta alla base di un edificio, il fiammifero che dà origine a un enorme incendio: il Genoa è stato senza dubbio la scintilla che ha acceso nel cuore dei suoi tifosi prima e degli italiani poi quel bagliore profondo che è la passione viscerale per il gioco del calcio. E scusate se è poco.

Certo, la storia del Vecchio Balordo, nonostante l’inizio spumeggiante, è stata un susseguirsi di alti e bassi, durante il quale i tifosi liguri si sono uniti nel segno di una passione che, in realtà, sarebbe più corretto chiamare “fede”. Perché a Genova è così, se credi in una squadra di calcio non è che puoi dire che “ti piace” e basta: devi spendertici, consumare la strada da casa a Marassi quel centinaio di volte, urlare durante le partite, talvolta contestare la squadra anche violentemente e, soprattutto, soffrire.

E’ questo concetto quasi montaliano della sofferenza senza via d’uscita, della possibilità di redenzione (pedatoria) lontanissima e quasi impossibile che scorre nelle vene del popolo rossoblù. Tutto ciò porta la piazza a vivere con scetticismo (quasi) ogni novità. Attenzione, scetticismo non distacco: pretendere da un vero tifoso del Grifone distacco verso i suoi undici beniamini sarebbe un po’ come viaggiare in aereo pretendendo di non decollare mai. Follia allo stato puro. E’ anche vero che la negatività che sta alla base della filosofia ligure del tifo genoano (che poi è come viene manifestata dai seguaci del Vecchio Balordo, non è nemmeno detto che sia effettivamente come la vivono), ancorché esacerbata dagli ultimi anni di gestione Preziosi, può comunque scoppiare in una tempesta di gioia sconfinata che travolge tutto e tutti in rari momenti di contentezza sfrenata.

Gli ultimi episodi di felicità? La fine del campionato 2008/2009 con relativa qualificazione all’Europa League è forse il momento più alto della storia recente del Genoa ma ci sono almeno altre due occasioni, potenzialmente ogni anno, in cui il mondo nel quale è immerso il tifoso rossoblù può fermarsi e tingersi di gioia assoluta: i derby con la Sampdoria. Che si lotti per la salvezza, per il campionato, per la Coppa del Nonno, l’obiettivo è sempre e solo quello: battere la Doria. Possibilmente due volte su due. Quella è la partita chiave dell’anno, da vivere in un’apnea totale pronta a eruttare in caso di gol (segnato o subito).

Tutto questo (e molto di più) è il Genoa Cricket and Football Club. Una squadra talmente antica che porta ancora nel nome chiari segni che ci narrano di come, a fondarla, siano stati quei matti degli inglesi, 120 anni fa. Adesso gli inglesi non ci sono più ma forse i rossoblù matti sono rimasti: dopotutto, la loro fede è pur sempre per un Vecchio Balordo