Figli di un calcio minore?
Possiamo pensare che due-su-tre, alla fin fine, non è male. Anche se in realtà si tratta di un uno-su-due, ben meno soddisfacente. Parliamo della qualificazione all’Europa League: l’Europa un po’ più povera, ma non per questo del tutto decaduta. Almeno per chi non militi in Serie A.
Alla fine è andata come prevedibile: sicuri solo della Lazio (che la fase a gironi se l’è guadagnata con mesi di anticipo, vincendo la Coppa Italia), la qualificazione rimaneva da giocarsi per due candidate che, sui nostri campi, di norma mostrano un gioco solido: Fiorentina e Udinese. Viola direttamente allo spareggio, bianconeri al terzo turno. Nel calcio di oggi, non ci sono partite facili, si dice; ma a volte dipende anche da chi deve giocare quale partita.
Dipende dalle motivazioni, anzitutto quelle economiche; dalle prospettive; e dalla preparazione. In due sensi: se si sia in grado di essere in piena forma già a fine agosto (con tutto ciò che ne consegue per quanto concerne il resto della stagione: la Sampdoria 2011 non è stato un bel vedere), e se si sia effettivamente in possesso di una rosa che possa assorbire il doppio impegno lungo larga parte della stagione.
Partiamo dai viola: messo quasi in gelo il risultato in quel di Zurigo, è poi arrivato il gol di Ngamukol a tenere accese le speranze del Grasshopper; a rigore, a Firenze la partita avrebbe dovuto essere semplice, ma in realtà la rete di Ben Khalifa non è stata propriamente piacevole, e sarebbe bastata una disattenzione per finire 0-2 e trovarsi nei guai. Insomma: avanti in modo quasi tranquillo, ma non sereno. (Incluse le discussioni su Adem Ljajić, che adesso è libero di andare a insultare Rudi Garcia in una squadra che all’Europa League neanche si è qualificata.)
Passiamo invece alla nota più dolente: quell’Udinese che sul terreno amico si era fatta sconfiggere con un netto 1-3. E si giocava a Trieste, come per Cagliari-Frosinone 1-2: pare evidente che il campo giuliano sia sicuramente il campo di casa di un po’ tutte le italiane. I tifosi della Triestina (ripartita dalla Serie D), nel frattempo, dopo un record del genere, fanno doverosi scongiuri.
Perché il punto è il solito: possiamo anche avere squadroni costruiti per vincere la Champions League, ma il livello del campionato si misura sulla squadra media, e sui suoi obiettivi. E la salute del movimento si misura (anche) su un ranking UEFA che ci vede quarti, a distanza siderale dalla terza piazza occupata dalla Germania, e con il rischio concreto di venire insidiati persino dal Portogallo e soprattutto dalla Francia.
Perché non posso pensare che uno Slovan Liberec, terza forza in Repubblica Ceka, valga davvero più della quinta squadra italiana; o che un Grasshopper, compagine che pure vanta ben 27 titoli svizzeri (più coppe varie), possa essere (quasi) migliore della Fiorentina allenata da un emergente di successo e imbottita di qualità. Se così non fosse, non stupiamoci di diventare via via figli di un calcio minore.