Storie di Provincia: il Perugia multietnico di Gaucci e Cosmi

Negli anni ’80, molte squadre che negli anni precedenti avevano recitato parti anche importanti in serie A, conobbero l’oblio temporaneo della serie C. Fu così per il Cagliari e per il Bologna ma anche per Vicenza e Perugia, due squadre capaci di arrivare seconde nei campionati di serie A di fine anni ’70.

Quanto al Perugia, la rinascita si legò all’avvento del presidente Luciano Gaucci. Epigono dei presidentissimi degli anni ’80, Gaucci, già noto in ambiente sportivo per i suoi successi nell’ippica e per gli affari miliardari conclusi intorno ai propri cavalli (Tony Bin, acquistato a 12 milioni di lire, vinse premi per circa 3 miliardi di lire e fu rivenduto a 7 miliardi), decise di applicare anche alla propria scuderia calcistica la “strategia Tony Bin”: comprare a poco, valorizzare e rivendere a molto. Qualcosa di simile si era già visto non molto tempo prima con il Foggia di Zeman, squadra allestita con giocatori provenienti dalle serie minori e forgiati sugli schemi tattici del boemo, ma in questo caso, le redini delle operazioni furono tenute da Gaucci che pescò i propri giocatori letteralmente in tutto il mondo. Sarebbero stati gli allenatori a doversi adattare, altrimenti, senza molto girarci intorno, Gaucci li avrebbe messi alla porta.

Dopo un fugace passaggio a metà anni ’90 – in cui esordì il futuro campione del mondo Gattuso – il Perugia, si stabilì nella massima serie per ben sei stagioni consecutive, nel 1998-99. Nella prima stagione, la vocazione multietnica e internazionalista di Gaucci si manifestò con l’acquisto di Hidetoshi Nakata, stella giapponese che, secondo molto addetti al settore, avrebbe ripercorso le gesta di Kazu Miura al Genoa: molto marketing e poco arrosto. Alla prima giornata, Nakata sventolò sotto il naso degli increduli una doppietta alla Juventus. Stavolta, l’arrosto c’era e anche gustoso: per due volte il giappo-perugino Nakata entrò nella lista dei candidati al pallone d’oro. Quando poi andò alla Roma, nelle casse del Perugia finirono circa 40 miliardi di lire. Insieme a Nakata, si distinse in quella stagione il croato Rapaic. Sotto la guida tecnica esperta prima di Castagner (già allenatore dell’imbattibile Perugia del ’79) e poi di Boskov, il Perugia arraffò la salvezza con il 14° posto.

Nella stagione successiva, altra salvezza, stavolta con un 10° posto raggiunto sotto la guida tecnica dell’allenatore “totem” di tutte le provinciali, Carlo Mazzone. Indimenticabile, l’ultima giornata di campionato, quando il Perugia, con uno storico gol di Calori, s’impose sulla Juventus quasi campione d’Italia, in una partita fatta riprendere da Collina dopo una lunga interruzione per pioggia. Con quella vittoria, il Perugia impedì alla Juventus di vincere lo scudetto, consegnandolo di fatto alla Lazio, quando ormai il campionato sembrava archiviato da un’ora.

Ma fu a partire dal 2000, che il modello Gaucci imboccò una direzione radicale. In panchina arrivò un sanguigno tecnico aretino, Serse Cosmi, reduce da una brillante stagione ad Arezzo, ma sconosciuto al grande pubblico. Dalle serie minori arrivarono giocatori come Liverani (a fine stagione giunto in Nazionale), Fabio Grosso – il futuro protagonista del mondiale 2006, Pieri e Baiocco. Accanto a loro, Materazzi – altro futuro protagonista di quel mondiale -, il portiere Mazzantini e il brasiliano Ze Maria.
A dispetto dei pronostici, Cosmi raggiunse un pregevole 10° posto, mostrando un bel calcio imperniato sul 3-5-2, e si migliorò nell’anno successivo, con un ottimo 9° posto. Nella prima stagione, il difensore Marco Materazzi andò a segnò 12 volte, stabilendo il record di marcature per un difensore.

Ma l’aspetto più originale di quel Perugia stava nella rappresentanza delle nazioni calcistiche, degna di una piccola ONU del pallone. Indossarono la maglia del grifone, con risultati a volte buoni a volte meno, giocatori provenienti dall’Iran (l’onesto Rezaei e il presunto “Inzaghi iraniano”, Ali Samereh), dall’Australia (il portiere Kalac, poi al Milan), dal Mali (Diamoutene), dal Senegal (Coly), dalla Grecia (il difensore Dellas e l’attaccante Vryzas, autore di ottime prestazioni e di diversi gol), dal Marocco (Alioui), dalla Norvegia (Rudi), dall’Ecuador (Kaviedes, autore anche di alcuni gol), dalla Corea del sud (Ahn, autentico mito in patria, autore di prestazioni altalenanti al Perugia ma giustiziere dell’Italia ai mondiali Coreani) e perfino – seppure per un modesto quarto d’ora di gloria, dalla Cina (Ma Mingyu).
E poi altri presunti fenomeni come l’attaccante cileno Tapia (che nella propria nazionale sarebbe dovuto essere il terzo incomodo tra Salas e Zamorano), il centrocampista argentino Guinazu (che Falcao stesso aveva designato come proprio erede) o il fantasista brasiliano Muller (giocatore molto talentuoso, già passato dieci anni anni prima tra le fila del Torino ma ormai a fine carriera, già avviato verso l’attuale ruolo di reverendo predicatore). E sono molti i nomi che restano fuori da questo elenco.
Ma sicuramente, quello più clamoroso fu il nome di Gheddafi Jr., figlio dell’ex dittatore libico, che arrivò a giocare un quarto d’ora in campionato contro la Juventus, subentrando all’inglese Bothroyd.
Gaucci fece anche un tentativo per ingaggiare Birgit Prinz, una delle più forti calciatrici di tutti i tempi, ma le controversie regolamentari sorte in seguito all’idea impedirono alla tedesca di essere la prima donna a giocare in un campionato professionistico di soli uomini.
Per ognuno di questi giocatori, Serse Cosmi tentò con pazienza di disegnare un ruolo e individuare uno spazio, per proporli al meglio nella massima serie e favorire la loro valorizzazione. Nella torre di Babele perugina, brillarono anche giocatori italiani come Miccoli, Bazzani e Giovanni Tedesco.

Nel 2003 arrrivò anche un successo europeo: la conquista della Coppa Intertoto. Dopo le vittorie con i finlandesi dell’Allianssi, i francesi del Nantes, la squadra di Cosmi sconfisse il Wolfsburg sia in casa (1-0, gol di Bothroyd) che fuori (2-0, reti di Tedesco e Berrettoni), aggiudicandosi l’unico storico trofeo internazionale della propria storia. In coppa Uefa poi, i grifoni furono eliminati dal PSV Eindhoven.
Tuttavia, alla fine di quella stagione,forse anche per la stanchezza accumulata nelle molte partite disputate, il Perugia retrocesse, dopo un doppio spareggio perso contro la Fiorentina – all’epoca quinta in serie B. Si chiudeva così, l’avventura di Cosmi e, in breve, quella di Gaucci.

Tra i successi conseguiti dalla “truppa Cosmi”, ricordiamo un 3-1 rifilato al Milan di terim nel settembre 2001.
Questo il tabellino dell’incontro:

Perugia: Mazzantini, Sogliano, Dellas, Di Loreto, Zè Maria (46’st Paris), Tedesco, Gatti, (26’st Cordova), Baiocco, Milanese, Vryzas, Bazzani (19’st Blasi). (A disposizione: Tardioli, Grosso, Ahn, Nalitzis). All. Cosmi
Milan: Abbiati, Contra (42′ st Helveg), Laursen, Maldini, Kaladze (37’st Roque Junior), Gattuso, Albertini (37’st Javi Moreno), Serginho, Rui Costa, Inzaghi, Shevchenko. (A disposizione: Rossi, Donati, Brocchi, Pirlo). All. Terim.
Arbitro: Borriello di Mantova.
Reti: nel st 12′ Bazzani, 23′ Kaladze, 31′ Tedesco, 35′ Vryzas

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Paolo Chichierchia