Ti amo campionato, cantava Elio nel 1998.
Ti amo campionato, diciamo noi nel 2013, mettendo da parte l’ironia del noto cantautore interista e provando davvero questo sentimento così profondo per la nostra Serie A.
È brutta, gli stadi sono vuoti, i campi sono orrendi e si gioca un brutto calcio. Ma quanto ci è mancata!
Noi italiani calciofili siamo così: toglieteci le ferie, toglieteci il mare, la montagna, la macchina. Quello che volete. Ma se ci togliete il campionato andiamo in depressione.
Passiamo quei mesi tra giugno e agosto con espressione inebetita, come se ci mancasse una parte di noi. Ci mancano i gol, gli assist, i replay, le probabili formazioni, il fantacalcio, l’attesa per le partite e addirittura gli sfottò dei nostri avversari.
Usiamo il nostro tempo provando a seguire il tennis, l’atletica, il nuoto. Ma poi ci ritroviamo a cambiare canale distrattamente e a fermarci sui Mondiali di calcio under 20.
“Amore, ma sono dei ragazzini. Vieni via dal televisore” – ci sentiamo dire.
“Aspetta, devo vedere il terzino dell’Iraq, che ho sentito che è seguito dal Sassuolo”
“Ma tu tifi Milan…”
Ma cosa ne vogliono capire, loro. Non capiscono quanto ci costa quell’astinenza, quell’attesa. Quanto ci manchi la domenica vedere TUTTI i gol di TUTTA la Serie A e, se avanza del tempo, di tutta la Premier, la Bundes, la Liga e chi più ne ha più ne metta.
Noi viviamo di calcio, mangiamo e beviamo calcio, tutti i giorni. Basta calciomercato, basta trattative, basta parole, basta chiacchiere. Vogliamo vedere il calcio giocato, vogliamo soffrire, vogliamo esultare, vogliamo urlare per un gol di Magnanelli perché l’abbiamo messo titolare al fantacalcio.
Abbiamo fame e, quindi, evviva il campionato che ricomincia.
E allora evviva i Luca Toni, evviva gli Hamsik, evviva i De Rossi ed evviva i Palacio. Evviva i Bardi, evviva i Vrsaljko ed evviva i Muriel. Evviva i gol, evviva le traverse, evviva i pali. Evviva il campionato, l’unica cosa per cui tutti facciamo il tifo allo stesso modo.
Ti amo campionato, perché mi sei mancato.