Si tranquillizzino i fan di Nadal, non parlo di lui. Con la Serie A ormai iniziata e già immersa in certi vizi, l’ultima domenica di agosto mi offre il destro per parlare di un altro Rafa, famoso meno dell’uomo di Manacor ma volto noto del calcio internazionale.
È Rafael Benítez, bellezza, ed è finalmente tornato in Serie A.
Finalmente forse non per i tifosi dell’Inter, che dell’ex tecnico di Valencia e Liverpool non avranno un gran ricordo ma certi uomini un po’ di attenuanti le meritano: arrivare dopo il triplete, senza un vero budget di mercato, in un ciclo che era finito anche dal punto di vista anagrafico non sarebbe stato facile per nessuno.
Non c’è bisogno di snocciolare aneddoti o statistiche sulla carriera di uno che ha vinto Champions League, FA Cup, ed Europa League con le squadre inglesi, Liga e Coppa Uefa col Valencia, ma qualche sensazione la si prova.
Innanzi tutto, è interessante che arrivi un tecnico straniero. Più e meglio dei calciatori prodotti altrove (che di solito si adattano in fretta), ogni arrivo di un allenatore straniero può regalare al campionato un pizzico di brio in più, di non noto. Una cultura diversa, anche sul piano del know-how calcistico, nel bene come nel male.
Se è vero che la scuola di allenatori nostrani non è per niente in difficoltà, i Garcia e i Benítez sono apporti nuovi e capaci di inserire qualcosa di diverso dal solito sul piatto del giorno, di stupire e creare grattacapi. Funzioneranno i due di centrocampo? Chi sarà lo Xabi Alonso del Napoli, per dire?
Questi ed altri gli interrogativi, ma le analisi tattiche su Rafa Benítez hanno invaso giornali e siti negli ultimi mesi, quindi qua voglio aggiungere altro.
Due o tre cose che so di lui, chiedendo scusa a Jean-Luc Godard, anche perché non so se stiamo parlando di un tecnico da Nouvelle Vague.
Data la mia vicinanza “sentimentale” col Liverpool, club per vari anni allenato dal madrileno che sogna da napoletano, sono abituato ad avere a che fare col suo calcio. Sia quando produce grandi cose, sia quando ne produce di irritanti. Penso al famoso intervallo della finale di Istanbul, ma anche al cambio di Torres sull’1-1 in trasferta durante una partita fondamentale di campionato, senza apparenti problemi fisici.
Parliamo di un uomo molto sicuro di sé, certamente uno sperimentatore. Occorrerà vedere il suo adattamento a un calcio diverso, anche sul piano ambientale. L’impressione è che si tratti di un Rafa maturato e temprato dai suoi errori, specialmente quelli degli ultimi tempi ad Anfield: la pressione la regge, ha vinto con il Chelsea in un ambiente in cui nessuno lo voleva davvero.
A Liverpool, non c’è bisogno di dirlo, gli vogliono sempre bene: non potrebbe essere che così, quando vinci una Champions League da 0-3 al 45′, quando riporti un club così blasonato sul tetto d’Europa. Molti però, me compreso, non gli perdonano il flop nella ricerca del titolo nazionale in campionato, che mancava e manca da un’era troppo lunga per essere vera: solo nel 2008-2009 la squadra lottò seriamente per vincere la Premier League, nonostante investimenti importanti sul mercato e rischi manageriali connessi.
E allora sì, buon campionato a tutti e soprattutto buon campionato a Benítez, non tanto per il Napoli (il cui progetto comunque è serio, muscolare e ambizioso) ma proprio perché vien voglia di capire quale Rafa vedremo: se quello delle coppe vinte sotto pressione, o quello che voleva sostituire Xabi Alonso con Aquilani, investendoci 20 milioni di euro.