Home » Storie di Provincia: il Cesena di Lippi

Consultando gli annuari della serie A, ci si renderà conto che nei decenni trascorsi, la presenza dei romagnoli bianconeri del Cesena risulta ricorrente, alternando permanenze sporadiche, durate un giro di liscio, a permanenze superiori, grazie a salvezze miracolose.
Il Cesena era riemerso nel 1987 dalle brume della B, condotto da “Maciste” Bolchi attraverso uno spareggio contro il Lecce, deciso dalle reti di Bordin e Cuttone. Vi rimarrà per quattro stagioni, lanciando attaccanti del calibro di Rizzitelli e del “condor” Agostini e portieri come Sebastiano Rossi e Alberto Fontana. Nel primo anno di permanenza, brillò anche la stella di Alessandro Bianchi, ala che vincerà lo scudetto nell’Inter di Trapattoni e arriverà fino alle soglie della Nazionale. Accanto a questi nomi, anche giocatori mai esplosi del tutto, come Pino “Bisonte” Lorenzo o promesse marinaie, come il centrocampista Masolini. Apparvero anche reduci degli anni ’80, come Bruno Limido, tornante transitato anni prima, con scarse apparizioni, anche alla corte di Platini. Nell’87, vestì la casacca cesenate anche Agostino Di Bartolomei. Quanto agli stranieri, modesto fu il contributo di Holmqvist o di Jozic. In mezzo al campo, ritornano negli anni i nomi di Adriano Piraccini – per lui, anche una breve apparizione all’Inter – e Dario Sanguin, protagonista di un episodio di cronaca calcistica nell’87, allorché, durante uno Juventus-Cesena, rimase stordito da un petardo mentre rientrava negli spogliatoi a fine primo tempo, con conseguente vittoria a tavolino dei cesenati.
Nella stagione 1989-90, fece il suo esordio da allenatore nella massima serie Marcello Lippi. Per inciso, a Cesena non erano nuovi a intravedere futuri allenatori azzurri, come era accaduto già con Arrigo Sacchi, che nell’82, qui aveva vinto il campionato italiano Primavera. Il presidente Edmeo Lugaresi, nume tutelare del calcio cesenate e uomo pratico, più avvezzo al lavoro che al bel parlare forbito, aveva ravvisato nel tecnico viareggino, proveniente dalla Lucchese, le qualità giuste per forgiare una squadra che avrebbe dovuto sopravvivere in un mondo popolato di Van Basten e Careca, Maradona e Mattheus. Tutta gente che in Romagna sarebbe arrivata con l’idea di trascorrere un bel week end e ripartire con il miglior bottino.
L’avvio di stagione del Cesena e di Lippi fu alquanto accidentato. A metà stagione, la squadra sembrava spacciata e così il suo allenatore. Tuttavia, fu in quell’occasione che emersero chiaramente le doti caratteriali di Lippi e la capacità di compattare un gruppo intorno ad un obiettivo, apparentemente impossibile. Come un ingranaggio che finalmente avesse iniziato a girare, il Cesena infilò un girone di ritorno antologico. Sempre a punti nelle ultime 8 gare. Così, mentre il Napoli di Maradona festeggiava il secondo scudetto, anche il Cesena, potè portare a termine una piccola impresa, raggiungendo il dodicesimo posto.
Tra i risultati ottenuti, il pareggio interno per 1-1 contro la futura squadra di Lippi, la Juventus. Questi i tabellini di quell’incontro:

sabato 14 aprile 1990
CESENA-JUVENTUS 1-1

CESENA: Rossi S., Ansaldi, Nobile, Esposito, Calcaterra, Jozic, Piraccini, Del Bianco, Agostini, Domini, Turchetta (Scugugia 83) – Allenatore Lippi
JUVENTUS: Tacconi, Napoli, De Agostini, Alessio, Bonetti D., Tricella (Bruno 87), Alejnikov, Rui Barros, Zavarov, Marocchi, Schillaci (Casiraghi 46) – Allenatore Zoff
ARBITRO: Magni P.L.
MARCATORI: Del Bianco 57, Bonetti D. 72
Di seguito, il video.
Non andò invece bene nella stagione successiva, quando il Cesena dovette cedere il passo alle concorrenti e Lippi non riuscì a portare a termine la stagione. Probabilmente l’annata precedente aveva innalzato troppo le aspettative, alterando un equilibrio importante nell’ambiente. L’arrivo del brasiliano Silas, titolare ai Mondiali del ’90 con la propria Nazionale e presentatosi al Manuzzi con una fantastica rete su punizione, aveva contribuito ad illudere la piazza. Silas ben presto perse voglia e ispirazione e verrà annoverato tra le meteore del calcio italiano. Poco decisivi gli innesti dell’attaccante Massimo Ciocci e del bomber Amarildo, che aveva la caratteristica di essere uno dei pochi brasiliani nettamente più forte di testa che di piede, oltre a quella di distribuire bibbie agli avversari prima di ogni incontro. Ma, evidentemente, non bastarono. Il Cesena salutava la serie A, Lippi anche. Ma, quest’ultimo, non per molto.