Che sarebbe stata una serata difficile, conoscendo il gioco del PSV, ce lo si poteva aspettare.
Che sarebbe stata una partita in apnea, dopo dieci minuti di gara, è stato chiaro a tutti.
I ragazzini terribili di Cocu hanno dato del filo da torcere — svariati metri di filo, potremmo aggiungere — agli uomini di Allegri, più esperti, vero, ma anche più sulle gambe. Le colpe di un campionato, il nostro, che inizia più tardi di tutti gli altri le conosciamo e ne abbiamo già discusso proprio su queste stesse pagine, ma volendo analizzare l’andamento della gara sotto il punto di vista della tattica oltre che della corsa possiamo asserire che qualcosa il Milan in fase difensiva ha sbagliato.
Non parliamo esclusivamente del reparto difensivo, che ha avuto delle individualità più brillanti — Abate — e altre meno — Mexes più di Emanuelson, ma dei movimenti che tutti i dieci giocatori in campo, Abbiati escluso, avrebbero dovuto fare in fase di non possesso.
Il PSV è squadra che gioca un calcio veloce, “olandese”, fatto di sovrapposizioni, inserimenti e massimo due tocchi. Il 4-3-3 di partenza scelto da Cocu riesce a trasformarsi in 4-1-4-1 in fase d’attacco, grazie allo slittamento rapido delle due mezzali Wijnaldum e Maher — gran bei giocatori — sulla stessa linea dei due attaccanti esterni. Movimento che ha creato non pochi imbarazzi ai due laterali di difesa del Milan, che, per scelta precisa di Allegri, ha tenuto i centrocampisti un po’ più alti per non perdere uomini in fase di ripartenza una volta rubata palla.
Ma la palla a quegli altri devi riuscire a prenderla, per poter ripartire. E visto che la cosa durante la partita è riuscita poco ai rossoneri, forse la scelta tattica poteva essere migliore. E badate bene che non conta il numero di interditori messi in campo, se poi si sceglie di non fargli fare il loro mestiere: contano le distanze tra i reparti, troppo lunghe per fronteggiare una squadra che fa del fraseggio corto in velocità la propria arma principale.
Per fortuna il Milan ha alcune individualità di spicco, come El Shaarawy, Montolivo e Balotelli, che hanno permesso di tornare in Italia con un risultato tutto sommato positivo: un pareggio con gol fuori casa è pur sempre un piccolo vantaggio.
Il tempo e il modo — sabato c’è la prima di campionato a Verona — per mettere benzina nelle gambe c’è, per studiare qualcosa di diverso anche.
L’unica nota positiva, oltre al suddetto risultato, è che la “depressione” di El Shaarawy sembra essere ormai alle spalle del giovane gioiello del Milan.
Sperando che, in assenza di altro, possa bastare mercoledì prossimo.