Il calcio del mercato alla crisi

Nell’estate 2013 l’Europa è ancora alla ricerca della cura per uscire dalla crisi mondiale. Ma paradossalmente nel continente in ginocchio per la crisi, il calciomercato nell’estate in corso è diventato Fantacalcio. Mai spesi in Europa cosi tanti soldi come in questa sessione che si chiuderà con l’acquisto più costoso della storia del calcio. E’ stata l’estate di Falcao, poi di Neymar, quindi Cavani per arrivare infine a Bale; un susseguirsi di acquisti pirotecnici con effetto shock soprattutto per il calcio Italiano.

Nell’ultima estate prima del Fair Play Finanziario il calcio si prende la scena come non aveva mai fatto. La crisi è un problema degli altri, alla faccia di Michel Platini che pensava con le sue regole di aver messo dei paletti a un sistema inflazionato e fittizio fuori controllo.

La norma del FPF prevede che entro il prossimo giugno i club del vecchio continente raggiungano il pareggio di bilancio, con un’oscillazione massima prevista di 45 milioni di euro. Se per le squadre italiane le nuove imposizioni hanno portato a un restrizione delle spese tagliando ingaggi e stipendi, sembra non essere cambiato nulla per le nuove big del calcio Europeo.

Il Psg dopo un mercato prepotente fatto l’estate scorsa, ha preso Cavani e Marquinhos spendendo 95 milioni, trovando tuttavia in casa dei degni rivali come il Monaco. Neopromossi con le mani bucate la squadra del Principato ha speso circa 145 milioni per i vari: Falcao, Moutinho, Rodriguez e Toulalan. Gli inglesi si fanno notare invece con gli investimenti del Manchester City :Jovetic, Negredo, Fernandinho e Jesus Navas per un totale di circa 110 milioni. In Spagna invece il Barca ha preferito piazzare un solo colpo, tuttavia per Neymar ha speso quasi 75 milioni, mentre il Real dopo i 60 milioni per Isco e Illarramendi, è pronto sborsare più di 100 milioni di euro per Bale.

Già, per Gareth Bale il Real Madrid pagherà circa 109 milioni di euro al Totthenam, per un esterno gallese dalla gamba veloce e il piede caldo. Non il migliore giocatore del mondo, nemmeno il secondo, probabilmente nemmeno indispensabile eppure sarà il più pagato, ma nel calcio abbiamo imparato ormai che il valore non è sempre direttamente proporzionale al talento.

Cosi il sistema calcio deride Le Roi, colui che ha fatto del fair play finanziario la filosofia della sua ascesa alla massima poltrona del calcio europeo. Un calcio livellato alla portata di tutti per tutti era il sogno che si è trasformato nell’esatto contrario. Le regole sono state introdotte per evitare che tutti i risultati fossero freddamente determinati dalla disponibilità economica, piuttosto che dai frutti della buona gestione finanziaria e tecnica di un club. Tuttavia al contrario di quanto sperato la Champions League sembra ormai un affare per pochi grandi club che in estate saccheggiano i poveri a suon di milioni.

I controlli minacciati dall’Uefa non sembrano preoccupare i nuovi ricchi del calcio, che attraverso le sponsorizzazioni gonfiate aggirano le regole e vincolano la stessa organizzazione ad accettare il comportamento perché questi club sono ormai il valore aggiunto delle manifestazioni.

Se questa estate molti hanno rinunciato a viaggiare, l’etica al contrario è andata altrove. Come è successo già tante volte quando parliamo di calciomercato. Sappiamo ormai che il calcio non è più sport, è un business e nel business non c’è misura e nemmeno razionalità. E’ il motivo per cui milioni di tifosi impazziscono ogni estate nella speranza che la loro squadra si rafforzi. Per quale motivo dovremmo indignarci per 100 milioni e non per i 10?

In fondo calcio e crisi sono figli della stessa madre ossia le banche. Le stesse e uniche a cui il sistema attinge per i propri colpi spettacolari, basti pesare proprio all’accordo Real Madrid e Santander e a tutte le banche sponsor delle società sportive. Insomma i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri, il calcio non è altro che lo specchio della società attuale con buona pace di quei tifosi che si riempiono la bocca di etica e moralismi.

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Francesco Filippetto