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E bravo Rickie Lambert. E la Supercoppa…

Esordire in nazionale a 31 anni suonati. Farlo a Wembley, nella sfida contro i rivali di sempre. Segnare subito, in un battito di ciglia. Da oggi si può, almeno se ti chiami Rickie Lambert, sei del 1982 e di professione segni gol. Tanti gol.

La domenica in cui riparte la Premier League non può che omaggiare, in sede di editoriale, quanto accaduto in settimana. L’ex Empire Stadium ha ospitato infatti l’amichevole fra Inghilterra e Scozia, sfida antica e degna di celebrare il 150esimo anniversario della Football Association. D’altronde il calcio è nato lì, da quelle parti, come moltissimi altri sport: giusto ricordarselo, in tempi di football e marchi globali.

Inglesi e scozzesi paiono lontani dai fasti di un tempo, ma quanto visto sotto il cielo di Londra è stato apprezzabile, bello, appassionante.

Piace l’idea di questa amichevole che poi di amichevole ha poco, tanto che si sta pensando di farne un appuntamento fisso: le casse delle federazioni ne trarrebbero giovamento.

Ma a prescindere da ragionamenti di siffatto valore, la serata di Wembley passerà alla storia per il gol di Rickie Lambert. Il nativo di Kirkby (Knowsley, Merseyside) era all’esordio in nazionale, in una convocazione guadagnata a suon di gol. Certi tifosi e appassionati lo avrebbero voluto vedere con la maglia dei Three Lions molto prima: i gol li ha sempre fatti, in tutte le categorie, e ultimamente non se li è fatti mancare neanche in Premier League.

Campionato probante e difficile, ricco di stelle negli attacchi come nelle difese: chapeau a Roy Hodgson, spesso criticato (giustamente) per le limitate opzioni tattiche proposte a una platea abituata, in campionato, a ben altri allenatori. Non sarà Mourinho ma, seppur tardivamente, la chance a Lambert l’ha data. Il “ragazzo” ha ricambiato: poco prima del 70′, primo tocco di palla, colpo di testa e via a festeggiare, in un urlo che dice al mondo che per storie così lo spazio ci deve ancora essere.

Stockport County, Rochdale, Bristol Rovers ma soprattutto Saints, dalla League One alla Premier League: 30, 21, 27 e 15 reti, una scorpacciata che dimostra che alla fine basta saperla mettere dentro.

Personalmente, le riserve sullo status di internazionale di Lambert non le ho sciolte, ma è stato bellissimo vederlo coronare un sogno e dimostrare a tutti che l’etica del lavoro paga. Che non per forza serve la maglia di un top club per rappresentare il proprio paese.

Che l’abnegazione, la grinta e la voglia (un tempo caratteristica generale dei nazionale inglesi) ancora pagano nel tempio del calcio globale, delle maglie vendute in Cina e Stati Uniti, della lega più seguita al mondo.

E ora sotto con la stagione, con un avviso: se partecipate alla Fantasy Premier League, uno come Rickie non dovete lasciarvelo scappare.

Post scriptum: è anche la domenica della Supercoppa Italiana e, finalmente, si inizia ad assaggiare un po’ di calcio sanamente agonistico e competitivo. Delle previsioni della vigilia ha parlato già ieri il nostro direttore Alessio Milone, ma l’argomento di oggi stimola – nel mare di polemiche sull’Olimpico sede della gara – una domanda: quando ce lo facciamo anche noi uno stadio nazionale come Wembley in cui giocare queste partite?