C’erano una volta le Sette Sorelle
C’erano una volta le Sette Sorelle, così il giornalismo definiva nel finire degli anni novanta le sette squadre più forti del calcio italiano: Juventus, Milan, Inter, Parma, Lazio, Roma e Fiorentina.
Sorelle affascinanti e forti che combattevano in Italia e facevano parlare di se in Europa. Squadre potenti anche a livello economico con un appeal invidiabile. Erano gli anni in cui ogni calciatore sognava di calcare i campi del campionato italiano, manifestazione equilibrata e di qualità.
Sette sorelle che riempivano le prime pagine dei giornali, durante il caldo agosto italiano, a suon di colpi di mercato. Sette squadre con padroni, potenti e finanziariamente ricchi che attraverso il calcio si imponevano al Mondo anche fuori dal loro contesto lavorativo.
Agnelli, Berlusconi, Moratti, Cecchi Gori, Cragnotti, Sensi e Tanzi in quegli anni hanno regalato tante gioie ai tifosi, acquisti e trofei che sembrano raccontare di un’epoca lontanissima e inarrivabile. Anni in cui l’Italia ha dato il benvenuto a tanti principi arrivati per sposare queste sorelle come: Rivaldo, Figo, Ronaldo, Beckham, Shevchenko, Kakà, Ibrahimovic.
Squadre allestite e mantenute forse sopra le proprie possibilità, con presidenti megalomani che si sono poi sciolti al sole nel tentativo di raggiungerlo, vedi Cecchi Gori, Cragnotti e Tanzi.
Ora di quelle sette sventole è rimasto poco, anche se qualcuno prova a farci credere il contrario. Sono cambiati i padroni, non tutti, ma quasi e tra loro non citeremmo più il Parma, ma dovremmo inserirci il Napoli e forse l’Udinese per i risultati.
Facendo i conti quindi non sono più sette, ma guardando nel dettaglio dovremmo chiamare le altre sorelline della Juventus visto che in Italia domina da due anni e risulta la più attrezzata ed emancipata tra le belle.
In quanto al mercato anche quello è cambiato, prima i colpi erano da ostriche e champagne ora siamo ai botti da crackers e vino in cartone. Si sventolano in piazza: Gomez, Higuain, Tevez; come fossero top player, quando in realtà erano riserve nelle loro squadre, ma per l’Italia di adesso va bene così, bastano anche i ricordi per fare mercato. Senza parlare della moda del momento, ossia l’acquisto low cost, moda attualissima nella penisola che riempie prime pagine di nomi sconosciuti a molti.
Accontentiamoci di quello che è, in fondo siamo italiani maestri dell’accontentarsi e dell’arrangiarsi. Cercheremo la bellezza di queste sorelle in altre qualità, come i loro giovani. Già perché la fortuna di questo periodo è forse l’obbligo economico di dover investire sui giovani, ragazzi come: Insigne, El Shaarawy, Lamela, Icardi.
Ragazzini che non vedono l’ora di rubare la scena ai presunti top player, giovani che ai tempi delle sette sorelle collezionavano figurine e ammiravano i poster nella loro cameretta, in attesa un giorno di diventare il principe di una delle sorelle.