Storia del rugby league: la Coppa del Mondo 1970

In attesa dell’inizio delle ostilità nell’edizione 2013, ripercorriamo la storia della competizione. Dal 1954 ad oggi, la  Rugby League World Cup è stata terreno di scontro fra le superpotenze del gioco e ogni settimana cercheremo di ricostruire quanto accaduto, edizione dopo edizione.

1970 Rugby League World Cup (Inghilterra)

A soli due anni dall’edizione 1968 della coppa, nuovo giro e nuova corsa: Inghilterra nazione ospitante, Gran Bretagna grande favorita. Proprio così, perché i Lions venivano dalla vittoria nelle Ashes del 1970 e impressionavano per organico e valore del roster.

Quella stagione St Helens aveva fatto suo il campionato inglese, dopo una splendida cavalcata culminata nei playoff: terzo posto in regular season e successo su Leeds nella finalissima. Anche per godere della salute del movimento nazionale, la nazionale britannica era pronta a vendere cara la pelle: quale migliore occasione di quella rappresentata dai match in casa a Leeds, Castleford e Swinton?

Sempre le stesse le sfidanti, successo Kangaroos nella gara d’esordio a Wigan, contro la Nuova Zelanda. Un 47-11 rumoroso e indiscutibile, grazie alla precisione e alla sostanza di Eric Simms, stella di South Sydney. Il mondiale dell’Australia diveniva meno dolce nella seconda uscita, allorché la Gran Bretagna vinceva 11-4 in quel di Leeds. Davanti a più di 15mila persone, gli australiani crollavano sotto i colpi di Hynes e Button, uomini allora in forza a Leeds e Widnes.

Se la sfida di Headingley bissava l’andamento dell’ultima stagione internazionale, il 25 ottobre Kingston upon Hull vedeva Francia e Nuova Zelanda lottare colpo su colpo, in una sfida equilibratissima. 15-16 il finale, nella gara diretta dal signor Billy Thompson, già impegnato nel 1969 nella direzione della finale del campionato europeo. Niente male per i Kiwis, schiantati dai “cugini” dell’emisfero sud all’esordio e ora nuovamente competitivi e in corsa per la finale. Inutili, ai fini del risultato, le mete di Ellie Bonal e Serge Marsolan.

72 ore dopo, Les Chanticleers si giocavano il tutto per tutto a Wheldon Road, Castleford: avversario la Gran Bretagna sin lì a punteggio pieno, autrice di un torneo superlativo e favorita numero uno per il titolo iridato. Peccato che l’attacco francese, alla prova del campo, si rivelasse inadeguato alla sfida: 0 punti segnati, ko nonostante l’abnegazione e lo sforzo difensivo. A fare la differenza, stavolta, i calci di Ray Dutton (Widnes), nel 6-0 che di fatto mandava in finale i padroni di casa.

Chi avrebbe sfidato la Gran Bretagna allora? L’Australia ammaccata ma sempre solida e talentuosa, o la Nuova Zelanda dura a morire nella sfida con i francesi? Senza destare sorprese, nella terza giornata i britannici posero fine alle speranze dei Kiwis, grazie al secco 27-17 di Swinton. La vera sorpresa arrivava però dal match conclusivo del girone all’italiana, con gli australiani sconfitti e feriti dalla sorprendente Francia per 15-17. Un exploit storico e indimenticabile quello di Jean Capdouze e soci, tuttavia eliminati per la differenza punti. L’imbarcata presa dalla Nuova Zelanda all’esordio contro gli australiani, involontariamente, sbarrava ai francesi la strada verso la finale, che ancora una volta rispettava le anticipazioni della vigilia e diveniva un’appendice delle Ashes, stavolta con in palio il titolo iridato.

Fino a quel momento, la Gran Bretagna era stata perfetta: 44 punti fatti e solo 21 subiti, punteggio pieno e sostegno del pubblico di casa. Davanti ai 19mila di Leeds, allora, per i Lions doveva essere solo una formalità. Come nel caso del Brasile del calcio nel 1950, tuttavia, gli dei dello sport avevano voglia di scherzare, mischiare le carte e deludere un intero popolo, per farne godere un altro lontano da casa. Accadde così che i Kangaroos, sin lì sconfitti 2 volte per un record di 33% di successi nel torneo, andarono a beffare i britannici proprio nell’atto decisivo, dimenticando in un sol colpo le delusioni di quella stagione internazionale. L’eroe fu John Cootes, uomo di sport a tuttotondo dalla vicenda incredibile, se guardata con gli occhi di oggi.

Protagonista in carriera anche a livello interstatale con New South Wales, Cootes era un prete cattolico. Di lui si ricorda l’esperienza, nel rugby union, in Italia con la maglia della Lazio, durante gli studi. Una vicenda fuori dall’ordinario, per un uomo passato alla storia anche e soprattutto per le gesta sul rettangolo di gioco: una meta nella finale di Coppa del Mondo non capita a tutti, certo non a tutti i sacerdoti del mondo.

Alla sirena finale, 7-12 in favore dell’Australia, al termine di un incontro teso e segnato negli ultimi minuti dalle espulsioni di Sid Hynes (Gran Bretagna) e Billy Smith (Australia). L’ennesimo ko a livello mondiale non mancò di creare dei malumori nell’entourage della nazionale che il rugby league lo aveva inventato, mentre ai giornali australiani non restava che certificare l’ennesima gloria iridata. Uno shock da cui forse i Lions non si sarebbero mai ripresi, nonostante il titolo di 2 anni dopo. Momenti di sicuro scolpiti nella storia del rugby league.

I CAMPIONI

Billy Smith, St George
Bob Fulton, Manly Warringah
Ron Turner, Cronulla
Eric Simms, Souths
Bob McCarthy, Souths
Ron Coote, Souths
John Cootes, Western Suburbs
Johnny Brown, QLD Firsts*
Ray Brannighan, Souths
Bob O’Reilly, Parramatta
John O’Neill, Souths
Dennis Pittard, Souths
Garry Sullivan, Newtown
Barry McTaggart, Balmain
Mark Harris, Eastern Suburbs
Ron Costello, Canterbury
Paul Sait, Souths
Elwyn Waters, Eastern Suburbs
Lionel Williamson, Newtown

* a livello interstatale

Puntate precedenti:

Storia del rugby league: la Coppa del Mondo 1954

Storia del rugby league: la Coppa del mondo 1957

Storia del rugby league: la Coppa del Mondo 1960

Storia del rugby league: la Coppa del Mondo 1968