La scherma italiana ha chiuso la rassegna iridata di Budapest con tre ori e tre bronzi. Un oro e cinque medaglie in meno rispetto alla fortunata edizione di Catania 2011, mentre abbiamo confermato gli stessi ori vinti a Londra la scorsa estate. Il dato che salta subito all’occhio, però, è il sorpasso in testa al medagliere subito dalla Russia; una nazione che si sta organizzando per Rio 2016 e a suon di soldoni è riuscita a convincere il nostro Stefano Cerioni a entrare nel proprio staff.
Il bilancio finale dall’Ungheria ci lascia come unica certezza il fioretto. In campo femminile abbiamo un dream team di nome e di fatto che non ha accusato il cambio generazionale; Arianna Errigo ha finalmente trovato la sua prima medaglia d’oro e in pedana la sua grinta e la sua potenza non sembrano conoscere rivali. C’è poi Carolina Erba, un’autentica rivelazione, fredda e con lo spirito di una vera veterana nonostante quello vinto qualche giorno fa fosse il suo primo titolo mondiale. Per dimostrare la loro superiorità le ragazze del fioretto si sono ispirate ai maestri All Blacks del rugby, realizzando una propria “haka” prima di ogni gara. Conferme anche dal fioretto maschile che bissa il successo olimpico e tramortisce gli statunitensi in una finale per l’oro che non ha avuto storia.
Non sono, però, tutte rose e fiori. Nella spada finiamo a secco con i maschi che rappresentano la delusione più forte e un Paolo Pizzo, scomparso addirittura dopo il primo turno. Un discorso simile in campo femminile dove Mara Navarria è stata l’unica a regalarci qualche sorriso prima di fermarsi contro la Sivkova. Dolve e amaro nella sciabola; il dolce è rappresentato dalla ragazze che hanno confermato quanto di buono visto a Zagabria, sfiorando anche una nuova medaglia di bronzo in una specialità dove Ucraina e Russia dominano le prime due posizioni. L’amaro, invece, arriva dagli uomini, usciti di scena in anticipo e chiudendo a zero in un’arma che ci vedeva sempre sul podio dal 2007.
Il voto finale quindi promuove ancora una volta a pieni voti il fioretto dove la distanza con le rivali è ancora elevata. Rimandate invece la spada e la sciabola dove purtroppo non riusciamo a mantenere una tradizione vincente e costante. C’è ancora molto da lavorare, ma la strada verso Rio 2016 è lunga e il tempo a disposizione non manca di certo ai nostri tecnici azzurri.