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La Serie A inizia il 24 agosto: è tardi

Ancora due settimane a Verona-Milan, partita inaugurale della Serie A 2013/2014. Troppe, probabilmente.

Il dibattito sul calendario e sulle date di inizio e di fine del nostro campionato è sempre vivo, ma mai come quest’anno si ha l’impressione che siamo in ritardo. In ritardo rispetto al resto d’Europa, che già per altri motivi e su altri fronti ci è avanti.

In Olanda hanno già giocato la seconda giornata, in Germania e Francia hanno iniziato lo scorso weekend, settimana prossima sarà il turno di Spagna e Inghilterra. E noi? Fermi, ad aspettare la fine di agosto, a studiare il modo di incastrare i turni infrasettimanali a novembre e a dicembre, quando in alcune zone d’Italia si giocherà sotto la neve.

Ma iniziare prima, no? Nemmeno per idea? “Fa troppo caldo”.
Quindi giocare uno, due o addirittura tre turni serali (per il fresco, rispetto alle 15.00) a fine estate no, non si può. Giocare di sera a dicembre con le temperature sotto lo zero sì, si può e si farà. Con buona pace dei muscoli e dei legamenti dei giocatori.
Per non parlare dei tifosi. Immaginiamo la loro voglia di andare allo stadio di sera d’inverno, magari sotto la pioggia.

Ma problematiche muscolari e di tifo a parte, il ritardo con cui la nostra Serie A prenderà il via potrebbe essere pericoloso per due ambiti, quest’anno:
1. le competizioni Europee e i rispettivi preliminari, da affrontare contro squadre già rodate e con già diversi minuti di gare ufficiali nelle gambe;
2. l’inevitabile ritardo con cui terminerà il nostro campionato, che comporterà una maggiore stanchezza dei nostri giocatori in vista del Mondiale brasiliano della prossima estate.

Ha senso rischiare di perdere ulteriori punti nel ranking UEFA e di arrivare in non perfette condizioni ai Mondiali? Per noi no, evidentemente per la Lega sì. Sponsor e televisioni probabilmente spingono per i turni infrasettimanali quando c’è più gente a casa e non al mare, il buon senso, invece, dovrebbe spingere chi comanda ad adeguarci al resto d’Europa.

Finora prendere strade diverse dagli altri non ha pagato, da primi della classe siamo diventati i quarti e presto verremo scavalcati da Francia e Portogallo.
Non c’è niente da fare: noi, come al solito, giochiamo a un altro gioco. E riusciamo a perdere lo stesso.