Nostalgia da calciomercato d’altri tempi
I bei tempi sono passati. Sembra una frase nostalgica trita e ritrita, ma analizza perfettamente quello che è stato, sino a questo momento, un mercato decisamente povero. Povero dal punto di vista qualitativo, con calciatori sopravvalutati venduti a cifre esorbitanti fondamentalmente per una ragione: da noi, i top player – quelli veri – non vogliono venire.
Mario Gomez si è ritrovato a vestire la maglia viola perché scaricato dal Bayern Monaco, che ha deciso di puntare tutto su Mandzukic: nonostante il progetto viola sia di assoluto valore, Pradè e Montella non sono riusciti a convincere Jovetic a rimanere a Firenze. L’ambizione di successo – e i soldi – hanno fatto il resto, con il montenegrino che non ha esitato un secondo a raggiungere gli sceicchi in quel di Manchester.
Un discorso simile può essere improntato con Carlos Tevez, il nuovo numero dieci della Juventus, arrivato a Torino in “pompa magna”: è sicuramente un calciatore che può fare la differenza se messo nelle condizioni giuste e, soprattutto, se in forma fisicamente. Tuttavia come dichiarato dallo stesso attaccante argentino, se non fosse arrivata la Juventus nel suo destino avrebbe probabilmente smesso di giocare a calcio, perché privo di stimoli e – probabilmente – di offerte concrete che lo convincessero a lavorare duramente per dieci mesi l’anno. Alla fine del mese, Tevez, dovrebbe arrivarci lo stesso, ma si sa che nel calcio non è solo una questione economica: l’ambiente, gli stimoli personali e l’ambizione spesso sono più importanti di qualsiasi conto in banca.
Questa situazione è decisamente favorevole alle piccole-medie squadre (vedi Parma, Bologna e Cagliari) che hanno a disposizione talenti da mettere in mostra. Le grandi squadre, non avendo la possibilità di arrivare a Campioni veri, decidono di virare la propria attenzione sul meglio che c’è nel nostro campionato: per questo motivo Zuniga può essere valutato 10 milioni dal Napoli, oppure Nainggolan quasi 18 milioni dal Cagliari di Cellino, inamovibile nelle sue richieste e, soprattutto, non disposto a scendere a patti nemmeno in presenza di contropartite giovani gradite. Una pratica che da anni rende, per esempio, l’Udinese sempre più forte nonostante le cessioni eccellenti. La caccia all’affare, quello vero, diventa quindi sempre più frenetica: e mentre all’estero Mourinho è disposto a spendere 50 milioni di euro per Khedira (sì, avete capito bene, Khedira), il Milan ha la possibilità di acquistare un talento come Ljajic con un’offerta intorno ai 10 milioni di euro.
L’unica isola felice del campionato italiano, in questo momento, è il Napoli di De Laurentiis, che non ha esitato a sventolare al mondo i suoi 124 milioni da investire nel mercato. Frutto sia di un’accurata gestione societaria, ma il denaro è prevalentemente derivante dalla cessione di Cavani, volato a Parigi per fare compagnia a Ibrahimovic, Pastore e Lavezzi. Tutte vecchie conoscenze del calcio italiano emigrate per seguire soldi, fama e Champions League. Higuain ha deciso di fare il percorso inverso, lasciando una potenza mondiale come il Real Madrid per raggiungere Napoli: 45 milioni di euro sono tanti, come la pressione che avrà addosso vista l’eredità pesante ricevuta dal Matador. L’entusiasmo di tifosi, dirigenza e allenatore è ai massimi storici, e l’appuntamento con la ex Coppa dei Campioni è di quelli da non fallire.
Le squadre italiane hanno perso la corona di Regine del mercato, un titolo che negli anni novanta e all’inizio del millennio era saldamente nelle bacheche delle compagini del nostro Belpaese. Vincere sul campo, però, è tutta un’altra storia: e sotto questo punto di vista si parte tutti alla pari, perché il conto in banca c’entra poco. Solo gambe, testa e cuore, un mix esplosivo in grado di essere devastante anche più dei petrol-dollari.