A 15 anni il calcio non è soltanto una passione, ma una ragione di vita. Tifare la squadra della mia città, poi, mi ha sempre riempito di orgoglio e dato grande carica. Il Frosinone Calcio per me non rappresenta soltanto una città, ma anche una terra, la Ciociaria, spesso bistrattata a livello mediatico e non solo. Ero convinto che più i leoni giallo-azzurri avessero scalato i campionati nazionali, più l’intera provincia avrebbe vissuto la sua bella rivincita. Pensiero di un adolescente? Possibile. Andare allo stadio e sostenere quegli undici ragazzi in maglia canarina era un’emozione incredibile. Ogni volta diversa, ogni volta più intensa. Non mi perdevo neanche un’amichevole, per non parlare delle spesso snobbate gare di Coppa Italia di Serie C.
Una di queste è la finale di ritorno dei play-off del campionato di Serie C1 girone B, stagione 2005/06. Frosinone contro Grosseto. 90 minuti al sogno, la Serie B. Nella gara di andata risultato a occhiali e verdetto rimandato di una settimana. È l’11 giugno 2006, alla formazione di mister Iaconi basta un pareggio per centrare il traguardo. In caso di parità, però, si sarebbero dovuti giocare altri 30 minuti di “sofferenza pura“, conosciuti ai più come “tempi supplementari”. Visto il caldo di fine primavera, meglio chiudere la contesa nei tempi regolamentari.
Ricordo perfettamente gli undici leoni scesi in campo, a partire dal portiere Zappino (tutt’ora in forza al Frosinone). Centrali difensivi Pagani e capitan Antonioli, terzini Ischia e Maggiolini. In mediana Dado D’Antoni e Soldatino Perra, sulle fasce Fialdini e Morfù. La coppia d’attacco era composta da Ginestra e da La Vipera Mastronunzio. Allenatore Domenico Costantini vista la squalifica del condottiero Ivo Iaconi.
L’avversario è il coriaceo Grosseto, guidato dall’attuale tecnico del Milan Massimiliano Allegri. Dirige la gara il signor Andrea Gervasoni di Mantova. E qui iniziano le prime preoccupazioni, nella mia mente c’era ancora il pessimo ricordo di Frosinone-Napoli 1-3 del 15 dicembre 2005, gara valida per la 15/a di andata. In quell’occasione il fischietto lombardo si rese protagonista di alcune decisioni piuttosto dubbie. I pensieri negativi mi assalgono fino al fischio di inizio quando vennero sostituiti dalla grande voglia di sostenere la mia squadra del cuore, il mio Frosinone.
La prima frazione non riserva ulteriori emozioni. Si va al riposo sull’1-0 per noi. In campo non c’erano soltanto gli undici in maglia canarina, ma tutto lo stadio, me compreso. Sono sicuro che l’apporto dato dai tifosi sia stato determinante ai fini della Vittoria. Sì, perché non è una vittoria comune. È la partita della vita, quella che vincendola può portarti al settimo cielo o, in caso di sconfitta, sprofondarti nel baratro. Tornando alla gara, c’è stato un momento particolare in cui ho capito di avercela fatta. Punizione per il Grosseto dalla sinistra, il pallone arriva in area e viene incornato da Valeri. Traversa. È fatta, anzi no. Sulla respinta si fionda Cipolla che da due passi spara in… curva. Ora sì che è fatta! I minuti finali passano senza che io nemmeno me ne accorga. È Serie B. Per la prima volta nella sua storia il Frosinone è in Serie B! Al fischio finale c’è stato un boato enorme, sono sicuro che si sia sentito fino ai comuni limitrofi. Erano le 17.51 e ricordo bene cosa feci in quei momenti. Saltavo, urlavo, abbracciavo il mio vicino di posto in un delirio collettivo. Poi incrociai lo sguardo di mio padre che esultava come non mai, il sogno si era realizzato. L’oBiettivo era stato raggiunto.