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I “disoccupati” pronti a cambiare il calcio italiano

Mentre in Europa si staccano assegni da fantacalcio, mentre le big italiane girano il Mondo a caccia di visibilità e sponsor a Coverciano e Novarello sudano tra speranza e frustrazione i disoccupati.

Svincolati che questa estate hanno alzato la voce, coalizzandosi contro il sistema. Si perché nonostante il silenzio della stampa italiana più affascinata dagli ingaggi e trattative del calciomercato, una piccola rivoluzione sta prendendo forma. Oggi infatti i giocatori disoccupati incontreranno Damiano Tommasi presidente dell’AIC di cui fanno parte, per capire con quali forme di protesta muoversi.

Una protesta contro Macalli presidente della Lega Pro e ideatore delle nuove regole imposte che hanno reso ancora più stringenti i parametri che i club dovranno rispettare in tema di giovani: non più Under obbligatori, ma un’età media che in Prima Divisione che dovrà essere di 24 anni e in Seconda di 23, il tutto per contenere i costi delle società. Una riforma contestata da subito dall’Aic, che vede in queste novità il tentativo di salvare società e presidenti a discapito dei calciatori.

Macalli è presidente della Serie C dal 97 e non sembra averne azzeccate molte in tutti questi anni. La protesta quest’anno è esplosa attraverso i social e raccoglie sempre più adesioni, anche perché sono sempre di più i professionisti a farne le spese. Una volta il ritiro dei disoccupati a Coverciano riguardava atleti trentenni a fine carriera in attesa di qualche contratto, ora coinvolge una lista infinita di calciatori alcuni di 25-26 anni che a causa delle nuove regole sono già fuori mercato.

Il sistema ormai non regge più, Macalli e Ghirelli continuano a cambiare e creare regole insensate che dovrebbero salvare le società, ma invece i club continuano a fallire. Cosi aumentano i disoccupati, con giovani che per la loro età vengono discriminati dal sistema. Un sistema di vecchi che prova infruttuosamente a tutelare i giovani, basti pensare che in Lega Pro il dirigente più giovane ha 56 anni, il più anziano ha superato gli 80.

Nasce cosi una serie dove la qualità viene calpestata dalle regole, dove i presidenti fanno mercato in base all’età anagrafica e gli allenatori fanno la formazione con la calcolatrice in tasca. Vengono cosi tagliati giovani talenti e atleti di esperienza che a fronte di militanze in Seria A o B potevano fare da chioccia.

Il sistema è da cambiare in tutto e per tutto, in primis nei vertici probabilmente. La Lega Pro ogni week end propone oltre 40 partite ed annovera club di prestigio storico: Lecce, Perugia, Salernitana, Cremonese, Ascoli. Tuttavia non ha copertura televisiva e sappiamo quanto i diritti tv incidano sui bilanci societari.

Largo ai giovani in campo, ma anche nella stanza dei bottoni quindi, questo quello che vorrebbero i calciatori e il loro sindacato. Da tempo si parla di uno sciopero che potrebbe riguardare i primi turni di Coppa Italia. Questo però potrebbe non bastare e sarebbe opportuno che anche i colleghi delle serie maggiori si esponessero con un segnale forte.

Se vogliamo cambiare il calcio italiano bisogna partire dalle basi, per regalarsi un futuro bisogna cambiare il presente.