Alex Rodriguez just go
Con la sua foto in copertina e la scritta “Just go” (trad. vattene) il New York Post ha salutato Alex Rodriguez, asso dei New York Yankees di baseball, colpito di recente da uno dei più gravi scandali statunitensi legati al doping. Un’ espressione dura, diretta, forse poco giornalistica, ma che ha voluto raccogliere il pensiero dei molti appassionati che vogliono fuori tutti i personaggi che hanno infangato il nome della MLB, la lega professionistica di baseball made in U.S.A.
Il giocatore è stato sanzionato con uno stop di 211 partite per aver violato i protocolli, la più lunga squalifica nella storia della MLB; Rodriguez sarà costretto a saltare l’intera stagione 2014, anche se ha già dichiarato di essere pronto a fare ricorso contro la decisione della disciplinare. Le sanzioni hanno interessato altri dodici giocatori professionisti, ma A-Rod, come viene soprannominato negli States, è sicuramente il caso che ha fatto più scalpore. Il suo infatti è un personaggio scomodo, capace di far parlare di se per una serie di prestazioni in campo poco esaltanti nonostante un ricco contratto con la franchigia della Grande Mela, ma soprattutto per quanto accaduto fuori dal diamante con le varie storie di gossip, che hanno disturbato il movimento.
Un’onta pesante per uno sport capace di attirare le famiglie e subito pronto a prendere le distanze, puntando il dito verso i protagonisti e chiedendo punizioni esemplari. Il baseball è quindi la nuova vittima della piaga sociale dello sport moderno e ora si lecca le ferite con il rischio di ritrovarsi una situazione difficile da digerire con lo stesso Rodriguez ancora in campo in attesa del ricorso. La reazione del mondo USA ricorda per certi versi la vicenda Armstrong; il sette volte vincitore del Tour de France è passato dal giorno alla notte da eroe a uno da evitare assolutamente al punto di essere cancellato da ogni celebrazione legata alla corsa ciclistica francese. Questo, però, è il duro prezzo da pagare per chi decide di barare nello sport; i tifosi non hanno pietà per chi ha tradito e lo sportivo finisce nel dimenticaio, perdendo anche la gloria di quelle imprese, raggiunte in modo onesto e senza l’ausilio di medicine. La vicenda Rodriguez è quindi l’ultimo esempio da mostrare ai futuri sportivi per far capire loro che doparsi è l’errore più grande che si possa commettere nella propria carriera.