Pep, un’intolleranza da guarire
E’ appena cominciato Agosto, eppure qualche allenatore è già riuscito a farsi mandare in qualche brutto posto da un proprio giocatore. Niente di strano considerando la calura estiva e i caratteri irrequieti che circolano tra i giocatori europei. Fa notizia però che sia successo a quello attualmente ritenuto il miglior allenatore del mondo, che siede ora sulla panchina della squadra ritenuta ora la più forte del mondo.
La storia di Guardiola al Bayern Monaco, pur avendo i connotati di una fiaba, ha un finale tutto da scrivere, in cui il lieto fine non è certo scontato. Guardiola è sbarcato in Baviera convinto di poter replicare gioco e successi avuti al Barcellona. Lo dice il mercato estivo, lo dicono le prime uscite stagionali.
Vendere Gomez, bloccare l’acquisto di Lewandowski, acquistando invece due centrocampisti come Götze e Thiago Alcantara propensi ad offendere, sono i primi segnali della volontà del tecnico di riproporre gioco e modulo del suo Barça.
Tempo fa, nel tentativo di spiegare la sua filosofia di calcio senza centravanti e l’utilizzo del “falso nueve”, Pep disse: “Il nostro unico attaccante è lo spazio”. Questo il suo pensiero e il suo modo di intendere. Le prime punte non servono a Pep, tanto da non tollerarle.
Ne sa qualcosa Ibrahimovic, prima vittima eccellente del Tiki-Taka, decisivo ovunque abbia giocato, lo svedese, tranne in Spagna. Ora tocca a Mandzukic, che dopo una stagione da sogno, dove ha segnato reti decisive per i trionfi bavaresi, si sente adesso un estraneo tra le fila dei campioni d’Europa.
Eppure da quanto sembra in queste prime uscite il Bayern necessita dei gol del croato. Impiegato poco o fuori ruolo, Mario segna sempre, e lo ha fatto anche in questo inizio di stagione, dimostrando che la mole di gioco del tecnico necessita di un finalizzatore. I rapporti tesi dopo la sostituzione in Supercoppa di Germania, e le maledizioni dopo i gol in Audi cup, allontanano il centravanti dal Bayern.
Guardiola voleva Neymar, questa è la verità, ma il brasiliano è finito in Spagna. L’idea del tecnico di rimodellare il Bayern come il suo Barcellona rischia di essere una arma a doppio taglio. Messi è un giocatore unico al mondo, e il gioco di Guardiola – plasmato su di lui – ha esploso il suo potenziale, rendendo giocatore e modulo indispensabili l’uno per l’altro.
A Monaco non ci sono cloni di Messi e nemmeno di Iniesta e Xavi. Oggi, caro Pep, ti aspetta un compito arduo: decidere se provare a stravolgere la squadra più forte del mondo oppure adattare il tuo gioco ai giocatori che hai. L’intolleranza al centravanti va curata: ci vuole quindi un’apertura, un cambio di abitudine che gioverà al tecnico nei rapporti con l’ambiente e lo spogliatoio.
Un bravo allenatore è colui che adatta il proprio calcio in base ai giocatori che ha. In fondo caro Pep la rosa del Bayern non mi sembra poi cosi male.