Storie di Provincia: il Bari di Maiellaro e Joao Paulo

Dopo una stagione trionfale in serie B, condotta sotto la guida del molfettese Gaetano Salvemini, nella stagione 1989-90, il Bari tornò a respirare l’aria della Serie A. Finalmente, alla rappresentanza meridionale del campionato si aggiungeva anche il capoluogo levantino. Ora l’obiettivo diventava scongiurare il rischio di bissare l’effetto “ascensore”, come accaduto dopo la precedente promozione del 1985.

L’allenatore dall’omonimia celebre e dalle idee calcistiche ben definite, si ritrovò a gestire un gruppo di giocatori dove si amalgamavano potenzialità tecniche e risorse caratteriali, giovani di prospettiva e bandiere autenticamente pugliesi. In campo, Salvemini cercò di costruire una squadra che sapesse esprimere gioco, affiancando ai classici tre difensori (due centrali e un libero) e a due mediani polmonari, un terzino fluidificante, due ali vere, un numero dieci autentico e un centravanti da area di rigore. Così, a Bari si vissero un paio di stagioni rimaste memorabili, soprattutto per l’apporto di tecnica e fantasia assicurato dalle giocate di Pietro Maiellaro, detto lo “zar”, e dal brasiliano Donizetti, meglio noto come Joao Paulo.

Per allestire una rosa da categoria superiore, arrivarono anche un altro brasiliano, Gerson, centrocampista volitivo e massiccio e l’argentino Nestor Lorenzo, un difensore roccioso non sempre titolare in quella stagione, ma successivamente vicecampione del mondo nel ‘90, con l’Argentina di Maradona. In squadra, anche un libero promettente, Massimo Carrera, il futuro milanista Angelo Carbone e veterani di lungo corso, autenticamente pugliesi, come il libero Loseto e il mediano Terracenere.

La stagione iniziò in maniera altalenante, con un partenza convincente e un calo fisiologico a seguire. Dopo una fase di ambientamento però, iniziò ad esprimersi l’estro di Joao Paulo: in gol prima con la Roma su punizione, poi doppietta contro l’Ascoli. Ala piccola, dotata di grande tecnica e attitudine agli slalom, i suoi dribbling sequenziali e sguiscianti accesero l’entusiasmo dello Stadio. Il Bari infilò tredici punti in dieci giornate, bloccando sul pareggio anche l’Inter ed il Napoli di Maradona. Alla fine del giorno d’andata, la classifica risultò sensibilmente più vicina alla zona UEFA che al pericolo retrocessione.
Accanto all’estro di Joao Paulo, il talento di Pietro Maiellaro, regista, fantasista e leader in mezzo al campo, autore nella stagione dell’esordio in serie A di 7 reti. Di lui, disse il giornalista Adalberto Bortolotti: “Giocatore di talento purissimo come pochi davvero ne esistono in Italia (Baggio, Mancini, Donadoni quando sta bene) sa essere rifinitore, regista e uomo gol al tempo stesso, proprio come i tre che ho citato prima. Sempre al massimo livello quando l’ispirazione lo assiste. Il Bari è diventato dipendente dai suoi estri”.
Il girone di ritorno viaggiò su marce più basse, i punti furono meno, ma il Bari riuscì comunque a bloccare la Juventus e a conquistare l’obiettivo salvezza con una giornata di anticipo.

Nel maggio dello stesso anno, il Bari disputò anche la Mitropa Cup, come miglior neopromossa della stagione precedente. Il Bari rifilò un duplice 3-0 sia agli ungheresi del Pecsi che agli jugoslavi del Radnicki Nis e nella finale casalinga si ritrovò ad affrontare in un derby italico il Genoa. Fu un gol del tornante Perrone, a consentire al Bari di conquistare questo suo unico trofeo internazionale. Ma ancora una volta, decisivo fu l’apporto di Joao Paulo. Così, il telecronista Rai: “Ma questo Joao Paulo è un’autentica anguilla, non lo riescono a fermare in nessun modo…”. Con quel successo, il Bari si congedò dal vecchio Stadio Della Vittoria, per accasarsi al San Nicola, costruito in occasione dei Mondiali ’90.

Di quella partita, ricordiamo il tabellino:
Bari: Mannini, Caricola, Carbone (88′ Amoruso), Terracenere (67′ Lupo), Righetti, Brambati, Perrone, Urbano, Joao Paulo, Gerson, Scarafoni (61′ Monelli) – Allenatore: Gaetano Salvemini.
Genoa: Braglia, Ferroni, Caricola, Ruotolo, Collovati, Signorini, Eranio (87′ Covelli), Florin, Fontolan, Urban, Rotella – Allenatore: Franco Scoglio
Marcatore: 14′ Perrone. (qui il video)

La stagione 1990-91 confermò le qualità della squadra, anche se il piazzamento finale fu leggermente inferiore rispetto all’anno precedente. Alla rosa della squadra si aggiunsero l’ex interista Enrico Cucchi, sfortunato centrocampista deceduto qualche anno dopo per malattia, e Florin Raducioiu, astro nascente del calcio rumeno, attaccante imprendibile in velocità, ma alquanto sprovvisto di lucidità sotto porta.
Furono ancora Joao Paulo e Maiellaro a trascinare il Bari. Del primo, si ricorda una splendida doppietta rifilata al Milan, in un match che permise la salvezza matematica. Particolarmente bello il secondo gol, realizzato mettendo a sedere “Seba” Rossi e infilando in tunnel Costacurta. In questo video, alcuni dei gol segnati da Joao Paulo, nelle sue stagioni biancorosse.

Di Maiellaro invece, resta archiviato in memoria il meraviglioso pallonetto maradoniano, segnato in un Bari-Bologna del ‘91. Non fu l’unico gol del genere segnato da Maiellaro, che proprio al numro del pallonetto legò il suo marchio pedestre. Anche quando lasciò il Bari per provare l’avventura nella Fiorentina, di quella stagione trascorsa a Firenze, sicuramente deludente, rimase impresso un sontuoso pallonetto da metà campo, infilato a San Siro contro il Milan. Sul finale di carriera, come ben si conviene ad un talento scombinato e romantico come quello dello “zar”, anche una stagione in Messico, nelle fila del Tigres. Questi, alcuni colpi di Maiellaro in maglia biancorossa http://www.youtube.com/watch?v=vAcCMl-rr1E

Dopo due stagioni di assestamento, il Bari ritenne giunto il momento di osare qualcosa in più, conducendo una campagna acquisti che autorizzava a sognare e che fruttò il record storico di abbonati. A giustificare l’entusiasmo, l’arrivo sulle sponde pugliesi del britannico David Platt.
Ma la sorte ci mise lo zampino, o per meglio dire, lo zampone del sampdoriano Marco Lanna, autore di un intervento falloso che costò la stagione a Joao Paulo, mai più tornato in seguito ai livelli precedenti. Senza Joao Paulo e senza Maiellaro (partito per Firenze), Salvemini stentò a riprodurre il bel gioco visto in precedenza e rimise le redini della squadra al polacco “Zibì” Boniek, che farà quel che potrà: ben poco. Neanche gli arrivi di un giovanissimo Zvonimir Boban, girato in prestito dal Milan, e della “freccia croata” Robert Jarni riuscirono a frenare la caduta del Bari ed evitare il ritorno in serie B. Quella non sarebbe stata la stagione di Platt e Boban.
Le firme su quegli anni, viste alla distanza oggi, restano inequivocabilmente quelle di Joao Paulo e Maiellaro.