Si sta come di “falso nueve”, a Monaco, Guardiola
Borussia Dortmund-Bayern Monaco, si riparte. Ci eravamo lasciati il 25 maggio con la finale di Champions vinta dai bavaresi, ci ritroviamo oggi a parlare della finale di Supercoppa tedesca, stravinta dai gialloneri di Klopp sul nuovo Bayern targato Guardiola.
Tutta l’attesa, l’eccitazione, l’euforia per l’arrivo di Guardiola sulla panchina del Bayern subisce un duro colpo.
Il miglior allenatore del mondo nella squadra più forte del mondo sarà un connubio imbattibile, avrete pensato — come hanno fatto in tanti — un paio di mesi fa.
Ma fermandosi a riflettere per più di cinque minuti su alcune questioni tattiche, l’opinione sul tema sarebbe stata senza dubbio differente. Il primo dubbio che vi sarebbe venuto in mente sarebbe stato: ma avrà senso stravolgere una squadra che gioca a memoria e che ha vinto tutto?
La prima risposta l’abbiamo avuta sabato sera ed è stato Klopp a consegnarcela: no, non ha senso.
Il Dortmund, sempre secondo la filosofia tanto cara al suo allenatore per la quale il gioco viene prima dei giocatori, ha dimostrato che con meccanismi oliati e trame conosciute a memoria si può battere — anzi, stra-battere — la squadra più forte del mondo rivoltata come un calzino dall’allenatore più bravo del mondo.
Prima di entrare in discussioni puramente tattiche, ci permettiamo di dire che probabilmente è stato sbagliato anche l’approccio mentale, da parte di Guardiola. Arrivare sulla panchina della squadra che nel 2013 ha vinto tutto il vincibile grazie anche a un gioco che ha annichilito il suo ex Barcellona e il Dortmund stesso e essere convinto di poter fare altrettanto rivoluzionando le idee base dei bavaresi forse è stato un po’ avventato e poco umile.
Poi c’è la questione tattica: una squadra abituata al 4-2-3-1, con un centravanti d’area di rigore (Gomez o Mandzukic) supportato da tre trequartisti di qualità e velocità (Ribery, Robben, Müller o Kroos) coperti da una cerniera in mediana composta da Schweinsteiger e Javi Martínez, messa in campo invece con un 4-3-3 con il cosiddetto “falso nueve” (Shaquiri), spostando all’ala una prima punta come Mandzukic e mettendo tre giocatori offensivi come Thiago, Kroos e Müller a centrocampo ha tutta l’aria del suicidio sportivo. Cosa, tra l’altro, avvenuta sul campo.
A Barcellona, però, funzionava.
Sì, ma Monaco non è Barcellona. A Monaco non c’è una cantera in cui tutte le formazioni giovanili giocano allo stesso modo della prima squadra, non c’è la filosofia intrinseca del possesso palla. Bisogna costruirla da zero, cambiando e rivoltando una mentalità diversa che, per altro, si è dimostrata vincente. Ne vale la pena?
I giocatori potrebbero giocare insicuri e l’incertezza potrebbe colpire Guardiola stesso, come sabato sera, visto il ritorno al 4-2-3-1 a partita in corso, inserendo, poi, anche Pizarro e Dante (un difensore) in attacco.
Non è tardi per i dubbi, si può correggere la rotta anche se ormai si è scelta una strada. Ed è chiaro anche dal mercato: vendere una prima punta come Gomez e comprare Götze e Thiago, due centrocampisti offensivi, è un chiaro segno di voler intraprendere la via del “falso nueve”.
Ma Götze, Müller, Shaquiri o lo stesso Thiago, per quanto bravissimi, non sono Messi, hanno altre qualità. E Kroos non è Iniesta.
Cercare di replicare il Barcellona a Monaco potrebbe essere un fallimento. Voler dimostrare di essere necessariamente il più bravo e riuscire a vincere cambiando tutto, potrebbe essere un’esagerazione.
Il “falso nueve”, caro Pep, non è la soluzione.