Home » La partita di… Claudio Battiato

La partita. Per gli etnei tra i ricordi più belli degli ultimi anni c’è e ci sarà sempre un posto nel cuore per la vittoria che ha riportato nel calcio che conta il Catania: Catania 2-1 AlbinoLeffe del 28 maggio 2006.

ctSei bambino, è estate, i tuoi soli pensieri sono giocare a pallone e  sparare col superliquidator al primo disgraziato che ti passa a tiro, quando, dalla radio di tuo padre, appollaiato sulla sedia a sdraio, senti le parole che non augureresti nemmeno al tuo peggior nemico calcistico : Il presidente della FIGC Antonio Matarrese ha bocciato l’iscrizione di 7 squadre per mancato pagamento di debiti. Tra queste società spicca il nome del Catania di Angelo Massimino”. Non volevo crederci, ero solo un bambino e il mio Catania allora in C1  era ed è tutt’ora la mia più grande fede. Cresciuto a pane, Maldini e Van Basten nella mia Sicilia, da un padre più ultras dei rossoneri Abatantuono e Boldi messi assieme, per il Catania ho sempre provato qualcosa di più forte, le mie radici sono lì, in quel Massimino dove calcisticamente ho vissuto il più bel giorno della mia vita sportiva: quell’indimenticabile 28 maggio 2006

 

LA VIGILIA– Noi italiani siamo fatalisti è risaputo, ma avete mai provato a chiedere ad un siciliano come andrà la sua giornata l’indomani? Uno che sia uno che vi dica bene, qui il pessimismo è di casa e la vigilia di quel Catania-AlbinoLeffe difficilmente potrò dimenticarmela. Nessuno vuol crederci, per le strade etnee si sente il solito ritornello : “Perderemo”, “che peccato arrivare fin qui e sfiorare il sogno”, “serve un miracolo”. Inizio a preoccuparmi pure io, si respira un’aria strana, da quel luglio del 1993 sono passati 13 anni, poche settimane dopo avrei avuto gli esami di maturità, cosa di cui me ne poteva fregare meno di quanto a Bart Simpson importi fare i compiti a scuola. Non parlo quasi con nessuno, la mia testa è al Cibali  e da nessun’altra parte, solo due parole ricorrono e si ripetono continuamente in me e in oltre un milione di tifosi rossazzurri: “Serie A”.

 

LA PARTITA-  Ci siamo, il giorno tanto atteso è arrivato, il signor Farina di Novi Ligure fischia il calcio d’inizio e le due squadre sono pronte a darsi battaglia.  Ho un mal di pancia bestiale, un caldo insopportabile, ma quel giorno avrei marinato pure il mio matrimonio pur di sostenere il mio Catania per la storica promozione. Sugli spalti gli spettatori sono oltre 23.000. La curva Nord è ricoperta da uno striscione che raffigura  il Liotru (elefante) simbolo del Catania. Passano quindici minuti e il Massimino diventa una bolgia,  cross al bacio di Baiocco dalla destra,  e bellissimo  colpo di testa di Spinesi che non lascia replica ad un incolpevole Ginestra. Vantaggio e partita che si mette subito bene per gli etnei. Il Catania gestisce il vantaggio, ma al 41′ accade ciò che appare come il peggiore degli incubi, a sorpresa l’AlbinoLeffe di Mondonico pareggia. Da un cross di Regonesi,  perfetto inserimento di Russo che sigla la rete dell’ 1-1 mandando nello sconforto più totale tutti noi.

Si va alla ripresa, il mal di pancia aumenta, la tensione sale ma il tifo nonostante il pareggio dei lombardi non cala di un decibel. Le squadre tornano in campo, un cambio di coach Marino spiazza l’intera tifoseria: il beniamino catanese Orazio Russo viene sostituto da Umberto Del Core. Sconforto tra i tifosi e prime lamentele per un cambio a dir poco azzardato, considerata la stagione non eccellente dell’attaccante pugliese. Mascara si fa pericoloso nei primi minuti  del secondo tempo, ma a riportare i rossazzurri in vantaggio è proprio lui: il tanto criticato Umberto Del Core.

Assist perfetto di Caserta   per l’attaccante barese, che approfitta di un’uscita a vuoto di Ginestra,  e deposita in rete nonostante una mischia incredibile. Il Catania torna in vantaggio e allo stadio Angelo Massimino la gente impazza di gioia. Nemmeno ricordo chi fosse vicino a me in quel momento, ho abbracciato chiunque e pianto con lui, in quei minuti eravamo tutti fratelli. La partita scorre, Spinesi rischia di realizzare la rete del 3 a 1 mentre Fabio Caserta spadroneggia a centrocampo. Il Catania riesce ad addormentare la gara e attende solo il fischio finale che puntualmente arriva. Tutto il Cibali può gridarlo forte dopo oltre vent’anni : “E’ serie A, è serie A”.

Mi siedo, piango proprio come quel 31 luglio del 1993 in cui venni a conoscenza della radiazione della mia squadra, del mio credo calcistico. Mi metto le mani in testa, le passo al volto, ma le lacrime continuano a scendere copiose. Di quei momenti non ricordo quasi nulla tranne un vecchietto con tanto di sciarpa e cappello con i miei stessi colori che sorrise e mi disse: “Lo leggo nei tuoi occhi è la prima volta che vedi il Catania in A, corri e vai a mangiarti l’erba del nostro stadio Massimino, questo giorno lo racconterai ai tuoi figli”. Corsi su quel manto erboso, presi un ciuffo d’erba (che tutt’ora custodisco con cura nei meandri delle mie cianfrusaglie) e andai a festeggiare assieme a migliaia di miei conterranei.

Novanta minuti lunghi una vita,  che solo la frase di Bill Shankly con cui vi lascio può spiegare cosa ho provato in quei momenti: “Alcuni credono che il calcio sia una questione di vita o di morte. Sono molto deluso da questo atteggiamento. Vi posso assicurare che è molto, molto più importante di quello”.