Home » MondoPallone Racconta… Djalma Santos, la muraglia verdeoro

E’ scomparso ieri all’età di 84 anni Djalma Santos, leggenda della nazionale brasiliana bicampione del mondo 1958-1962. Da molti considerato il primo grande terzino d’attacco, viene collocato tra i migliori di sempre nel ruolo.

djalma santos portuguesa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Predestinato

Dejalma Pereira Dias dos Santos nacque a San Paolo il 27 febbraio 1929. Debutta con la Portuguesa nel 1948. All’inizio della carriera veniva schierato come centromédio (centromediano). Ma un infortunio del titolare Luizinho lo vide spostato sulla fascia destra: in quel ruolo Djalma Santos si sarebbe rivelato tra i migliori al mondo. Vinse il torneo Rio-San Paolo nel 1952 e nel 1955 e due Fita Azul (1951 e 1953). Da giocatore della Portuguesa esordisce nella nazionale brasiliana il 10 aprile 1952, nello 0-0 contro il Peru per il Campionato Panamericano.

L’ascesa

Nel 1953 disputa da titolare la Copa América che il Brasile perde in finale contro il Paraguay. Una competizione che non riuscirà mai a conquistare. Diventato membro fisso dell’undici iniziale, prende parte alle qualificazioni e poi alla fase finale della Coppa del Mondo 1954. L’avventura termina ai quarti. E’ in squadra anche per le edizioni 1956 e 1957 della Copa América. Nonostante la presenza costante nel giro, ad un certo punto gli viene preferito De Sordi. La gerarchia rimane tale anche al Mondiale svedese 1958. Il C.T. Vicente Feola non lo vede per tutto il torneo, ma avviene l’impensabile: prima della finalissima contro i padroni di casa, De Sordi è nervosissimo. Su parere del medico della nazionale Hilton Gosling, Feola “taglia” De Sordi e spiana la strada a Djalma Santos. Il quale, disputando solo l’ultima partita, viene eletto addirittura nel Top 11 del torneo.

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Il Brasile mondiale 1958. Djalma Santos è il secondo in piedi accanto al C.T. Feola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Santos e Santos

Compone con l’altro Santos, Nilton (nessuna parentela), la coppia di terzini più forte e conosciuta del mondo. Aggiungendo all’inizio il portiere Gilmar, i primi tre nomi della formazione brasiliana diventano come l’ABC per ogni appassionato. Una partnership iniziata all’inizio della carriera internazionale di Djalma, quando Nilton contava già 6 presenze in verdeoro. Il primo solido e offensivo, il secondo più accorto e dai piedi educati. Per la sua straordinaria conoscenza del gioco venne soprannominato “A Enciclopedia”, mentre a Djalma fu affibbiato l’emblematico appellativo “Muralha“. Insieme i due Santos disputarono tre Mondiali (1954, 1958 e 1962) e tre Copa América (1953, 1957 e 1959), vincendo le due Rimet consecutive in Svezia e Cile.

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Djalma Santos, Gilmar e Nilton Santos

 

 

Palmeiras

Viene acquistato dal Palmeiras per 2.500.000 cruzeiros nel 1958. Vince tre volte il Campionato Paulista (1959, 1963 e 1966), due volte la Taça Brasil (1960 e 1967), il Torneo di Rio-San Paolo 1965 e il torneo Roberto Gomes Pedrosa 1967. In totale 498 gare di campionato condite da 10 reti.

Leggenda

E’ l’unico giocatore, ex-aequo con Franz Beckenbauer, eletto nel Top 11 di tre edizioni della Coppa del Mondo: 1954, 1958 e 1962. Primo giocatore brasiliano ad essere chiamato nella selezione FIFA. Avvenne per la gara contro l’Inghilterra a Wembley nel 1963. Quinto nella graduatoria presenze all-time del Brasile.

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Con la selezione FIFA nel 1963

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fine carriera

Nel 1968, ormai prossimo ai 40 anni, disputa la 98esima (3 reti) e ultima partita con la nazionale brasiliana contro l’Uruguay nella sua San Paolo. Firma per l’Atlético Paranaense e vince l’alloro finale del suo palmares: il Campionato Paranaense 1970.

Esemplare

Djalma Santos, nel corso di una carriera durata ben 24 anni, non è mai stato espulso.

In Italia

Negli anni ’80 visse per un lungo periodo a Bassano del Grappa (Vicenza) per insegnare calcio ai ragazzi insieme all’ex juventino e connazionale Cinesinho.

Ultimi anni

Stabilitosi nella cittadina di Uberaba (Minas Gerais) da diversi anni, è scomparso il 23 luglio per le conseguenze di una grave polmonite, che l’aveva costretto al ricovero il 1° luglio.

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