Milan, Galliani critica Constant: “Non doveva uscire dal campo”
Pur condannando i presunti insulti razzisti piovuti da una parte degli spalti del “Mapei Stadium” durante la gara valevole per il Trofeo Tim tra il Milan e il Sassuolo e rivolti al calciatore milanista Kevin Constant, l’amministratore delegato rossonero Adriano Galliani non si è mostrato pienamente d’accordo con la decisione presa dal suo giocatore.
Come si ricorderà, l’ex genoano aveva prima scagliato il pallone verso quella parte di pubblico che continuava ad insultarlo, quindi aveva lasciato il campo, rifiutandosi di continuare a giocare l’incontro.
“I cori sono ignobili, voglio fare un comunicato stampa ma le regole del calcio sono chiare: quando succede, ci si rivolge all’arbitro che avverte il quarto uomo che avverte il responsabile della polizia” – ha dichiarato Galliani a Sky Sport 24. Il dirigente milanista ha poi aggiunto: “Non si può uscire dal campo, gliel’ho detto e ripetuto, l’ho scritto a tutti: non si può uscire dal campo“.
Intanto questo il comunicato apparso sul sito ufficiale del Milan che spiega la posizione assunta dalla società a riguardo:
“Nella serata di ieri 23 luglio 2013 si è verificato l’ennesimo episodio di volgare intolleranza razzista: questa volta la vittima è stato Kevin Constant, che ha reagito abbandonando il campo di gioco.
Non era, questa, decisione che gli competeva e, pur potendosene comprendere le ragioni, così come l’ira che ha fatto sia pur civilmente trascendere Constant, l’AC Milan ha il dovere di ricordare che tutti gli interventi contro le manifestazioni che offendono l’umana dignità, quali sono tutte le discriminazioni razziali, spettano soltanto al responsabile dell’ordine pubblico e al direttore di gara.
La difesa degli strumenti legali e delle istituzioni, dovuta da ogni membro di una comunità per la stessa sopravvivenza d’un sistema civile, non può tuttavia far perdere di vista l’ignobile sfondo su cui con inquietante frequenza accade ormai di doversi confrontare: il razzismo non ha alibi, né se esso corrisponde ad un pensiero disgustoso che divida gli uomini per il colore della pelle o la nazionalità, né se le sue manifestazioni – i suoni, le parole, i gesti – siano il frutto d’uno squallido spirito emulativo, figlio di menti miserabili, persino incapaci di formarsi opinioni, per quanto orribili esse siano. Costoro, i membri dell’una e dell’altra categoria, non meritano tolleranza: da oggi non l’abbiano più. In nessuna sede: si tratta non tanto di difendere un calciatore o uno sport, ma il mondo civile, cui essi non sono mai appartenuti”.