La Libreria di MP: “Fùtbol” di Osvaldo Soriano

Prima di diventare un giornalista sportivo e uno scrittore tra i più ammirati del Sudamerica, Osvaldo Soriano è stato anche un buon centravanti, costretto a ritirarsi dalle scene a causa di un infortunio al ginocchio. Se il calcio argentino ha perso un talento, il mondo letterario ne acquistò uno forse ancora maggiore.
In questa raccolta (postuma) di racconti, Soriano ci lascia una ventina di affreschi pindarici, dove il tema del calcio si intreccia con quello della vita di personaggi a volte lunari, a volte incredibilmente stravaganti, tutti in lotta con un destino dove il finale di partita è aperto a trionfi malinconici e sconfitte eccezionali, mescolando vite vissute al limite dell’incredibile, episodi storici e falsi d’autore.

In un’atmosfera densa di fascino, il lettore incontrerà allenatori giramondo e prostitute romantiche, si perderà nella Terra del Fuoco, sulla strada della corriera che avrebbe dovuto trasportare una selezione argentina nella sfida decisiva per la riconquista delle Falkland, assisterà alla sfida di “El Gato” Diaz e Costante Gauna, nel rigore più lungo del mondo e si chiederà quanto ci sia di vero nella leggenda del mondiale del ’42, quello non ufficiale disputato in Patagonia – ed arbitrato a colpi di revolver dal figlio del leggendario pistolero Butch Cassidy – tra nativi Mapuche e minatori inglesi, gelosi detentori italiani e militari tedeschi.
Ci si ritroverà nei pensieri di Obdulio Varela, il mitico capitano e condottiero dell’Uruguay campione del Mondo, la sera del 16 luglio 1950, ai tavoli di un bar di Rio, mentre i brasiliani piangono la sconfitta più dolorosa del secolo, pur offrendogli da bere. E ci si sorprenderà a sentire le confessioni del giocatore, pentito di aver rovinato un carnevale annunciato, quando ammette che se potesse, non lo rifarebbe, perché non ne valeva la pena: “Il calcio è tutto uno schifo. Dirigenti, certi giocatori, giornalisti, tutti sono ficcati dentro l’affare senza che si preoccupino neanche un po’ della dignità dell’uomo.”
Conosceremo “El Pibe de Oro”, il primo, non Diego Armando Maradona ma Ernesto Lazzatti, “il miglior centromediano che il Boca Juniors abbia mai avuto”, colonna della squadra negli Anni ’30.

Le pagine di Soriano restituiscono al calcio quell’amore popolare, infarcito di sentimenti contrastanti e sopra le righe, portandoci ai confini del mondo, fino a farci avvertire come autentici anche quei personaggi improbabili che però, grazie al miracolo della scrittura, ci appariranno forse più vicini a noi di gran parte dell’attuale sovrastruttura mediatica e di quei dirigenti odierni che hanno tolto il pallone dalle periferie del mondo, per consegnarlo alle tv satellitari e ai gestori globali del business. Dopo aver letto queste pagine odorose di polvere e vento, certe narrazioni televisive contemporanee, inevitabilmente, ci sembreranno avere un retrogusto di plastica.

“Fùtbol” di Osvaldo Soriano, Einaudi Editore