Erano altri tempi. Sono passati appena dieci anni dal campionato 2002/03, ma ci sembrano così lontani. Le stelle delle squadre straniere venivano in Italia, i giovani italiani emergenti finivano nelle rose delle “grandi”. Nesta, Cannavaro, Camoranesi, Di Vaio, Rivaldo e Crespo andarono a rinforzare le tre favorite per lo scudetto: la Juventus di Marcello Lippi campione in carica, l’Inter di Cupér e il Milan di Ancelotti. La forza delle nostre squadre fu evidente in Europa, dove Juve e Milan si giocarono la finale di Champions League a Manchester, con l’Inter eliminata in semifinale dai cugini. Erano ancora i tempi in cui lo scudetto lo vinceva la più forte, e non la meno peggio…
Buon avvio di stagione per l’Inter che, nonostante i sorpassi provvisori delle due rivali storiche e della sorprendente Lazio di Mancini, terminò il girone d’andata in testa e con 3 punti di vantaggio sulle inseguitrici, guidata dal bomber Christian Vieri. La Juve, come spesso è accaduto nel nuovo millennio, perse terreno nei mesi invernali, cadendo addirittura a Brescia e in casa con la Lazio. Da li in poi la Juve non sbaglierà quasi un colpo, fino allo scontro diretto tra le capoliste del 2 marzo (23^giornata), contro i nerazzurri appaiati in classifica. Il Milan si escluse relativamente presto dalla corsa scudetto nonostante il bel gioco ostentato per tutta la stagione, con molti punti persi per strada contro le “piccole”.
Juventus-Inter, il “Derby d’Italia“, era la partita perfetta per regalare emozioni, spettacolo e un “match point” scudetto a chi se ne fosse dimostrato più degno, tra l’inaffondabile corazzata nerazzurra e la famelica iena piemontese.
La Juve ha il piglio aggressivo di chi vuole vincere a tutti i costi e trova subito la rete: al 4′, Toldo respinge male la punizione defilata di Nedvěd e la palla carambola sullo sfortunato Guly che sigla un’autorete. A metà tempo Nedvěd chiede il cambio dopo una brutta caduta seguita a uno scontro con Materazzi, ma Lippi non lo accontenta e il ceco prosegue nel suo show personale, conquistando molte punizioni pericolose e mettendo a ferro e fuoco la difesa avversaria. Al 34′, colpevolmente dimenticato dagli avversari, si gira e scaglia un sinistro velenoso da 25 metri che supera il portiere nerazzurro: 2-0 per i torinesi.
La reazione dell’Inter nella ripresa è debole, evidenziando tutti i limiti del (non)gioco di Cupér, e la Juve cala il tris nel finale di gara: ancora Nedvěd si beve Zanetti in velocità e mette al centro per Camoranesi che infila Toldo di sinistro. Finita la partita, il trequartista ceco trascorrerà la nottata in ospedale per accertamenti.
In questo “Derby d’Italia” si è capito chi sarebbe diventato il futuro “Pallone d’Oro“, con il suo allenatore che lo schiera in tutte le posizioni possibili della trequarti avversaria e lui, che da grande campione, risponde sfoggiando prestazioni superbe per tutta la stagione, sia in campionato che in Europa, senza cali fisici o mentali. Fu lui a portare la Juve sul tetto d’Italia (e, quasi, d’Europa), una squadra solida, cinica, a volte poco spettacolare, meno quotata delle rivali, ma che sapeva soffrire il giusto e schiantare gli avversari con la straripante foga dei suoi uomini, dai monumentali Buffon e Thuram, al riottoso Davids e a “Sua Maestà” Alessandro Del Piero.
Per la cronaca, il campionato finirà con la Juve campione con 7 punti sull’Inter, Milan terzo, Lazio quarta ad un solo punto dai rossoneri, con Parma, Udinese e la deludente Roma di Capello in Coppa Uefa.
Ecco uno spezzone della partita:
Tabellino della gara:
JUVENTUS: Buffon, Thuram, Ferrara C. (Iuliano 46′), Montero, Zambrotta, Camoranesi (Tudor 86′), Tacchinardi, Davids, Nedved, Trezeguet, Di Vaio (Pessotto 79′) – Allenatore: Lippi
INTER: Toldo, Zanetti J., Cannavaro F., Materazzi, Cordoba, Guglielminpietro (Okan 46′), Zanetti C., Emre, Recoba, Vieri C., Batistuta – Allenatore: Cupér
ARBITRO: Paparesta di Bari