“Il mio unico rammarico, tutte le volte che lo vedo e gli parlo e lo ascolto, è di non averlo incontrato prima. Molto prima.”
“Un giorno dell’estate 2000 apro il giornale e leggo che la Reggina sta trattando Baggio. … Io colsi al volo l’opportunità e gli chiesi ‘Ti piacerebbe giocare a Brescia?’. Roberto mi rispose ‘Magari’. Saltai in macchina, andai nell’ufficio del presidente Corioni e gli proposi ‘Perché non portiamo Baggio a Brescia?’. Corioni ci pensò un attimo e rispose ‘Baggio è come il cacio sugli spaghetti. Il nostro sponsor ha bisogno di un testimonial importante’. Roberto stava allenandosi a Caldogno, con il suo preparatore personale. Faceva l’uno contro uno a centrocampo e vinceva sempre Roberto, naturalmente. Mi raccontò ‘Dribblo il mio preparatore e davanti ho il deserto’. Questa è la storia dell’emarginazione di Roberto Baggio … Dicevano che era rotto … Un paio di allenatori importanti gli avevano fatto terra bruciata. Cattiverie”.
Le prime sono parole di Roberto Baggio, nella sua autobiografia, le successive il racconto di Carlo Mazzone.
L’ex pallone d’oro, reduce dalla sfiancante esperienza umana agli ordini di Lippi nell’Inter e l’allenatore “monumento” del calcio di provincia, incrociano le loro parabole nella stagione 2000-01, in un punto della serie A chiamato Brescia, la squadra delle rondinelle, tornata in serie A e intenzionata stavolta a rimanerci il più possibile. Al momento della firma, Baggio concordò una clausola contrattuale che lo avrebbe liberato in caso di esonero di Mazzone.
Il Presidente Corioni allestisce una rosa di giovani disposti a seguire Mazzone e la impreziosisce con il Divin Codino, che malgrado l’età sogna ancora la convocazione per i Mondiali nippocoreani del 2002. Accanto a loro, giocatori di esperienza come Bisoli, Calori e Petruzzi, giovani di prospettiva come Bonera, Diana e Bachini, centrocampisti di temperamento come i gemelli Filippini e un cannoniere cresciuto a grappa e sigarette e gol, come Dario “Tatanka” Hubner (che a fine stagione la butterà dentro ben 17 volte).
A metà stagione, in transito dall’Inter, ritornerà al Brescia anche Andrea Pirlo, che qui aveva trascorso gli anni giovanile, debuttando in A. L’incontro con Mazzone sarà fondamentale per la carriera del futuro campione del mondo, poiché è in questo momento che inizia ad arretrare il proprio raggio d’azione, trasformandosi da mezza punta a regista davanti alla difesa, ruolo con cui ha caratterizzato la propria carriera.
Dopo gli anni di magra, Roberto Baggio tornerà in doppia cifra, realizzando 10 gol, ma ancor più grande è il suo contributo in termini di assist, gestione del gioco ed esempio per i compagni. Ad aprile, Baggio inanella un’altra perla nella collezione delle sue prodezze, una delle più lucenti: il gol con cui garantisce il pareggio per 1-1 contro la Juventus, segnato dopo un controllo volante (su lancio di Pirlo) con dribbling ai danni di Van Der Saar. Qui il video.
Il settimo posto finale in classifica, sarà il miglior risultato di tutti i tempi per il Brescia.
La stagione 2001-02 si apre con il raggiungimento della finale nella Coppa Intertoto, persa solo per differenza reti contro il Paris Saint-Germain.
Un altro grande giocatore arrivò alla corte di Mazzone. “Voglio giocare con Baggio”, sono le parole accreditate a Pep Guardiola, quando a trent’anni, alla fine della lunga esperienza nella sua Barcellona, accettò l’offerta di Corioni.
E’ l’anno in cui Baggio sfida se stesso e Trapattoni per raggiungere la convocazione mondiale. Hubner è partito e accanto a lui gira un altro giocatore destinato (anche lui) a diventare centravanti campione del Mondo: Luca Toni.
Indimenticabile, alla quinta giornata, la corsa del tecnico Mazzone sotto la curva degli atalantini, a sfogare la rabbia accumulata dopo alcuni insulti subiti, al raggiungimento di un rocambolesco 3-3 (tripletta di Baggio). Un gesto sicuramente poco edificante ma indicativo della grinta dell’allenatore romano. Qui il video.
Dopo nove giornate, Baggio è capocannoniere con 8 gol. Poi, la partita con il Venezia, un contrasto duro con Marasco e una lesione al ginocchio. Il Brescia patisce l’assenza del suo leader tecnico, perde posizioni in classifica e resta invischiato nella zona salvezza. Finchè, dopo soli 76 giorni dal giorno dell’infortunio, a tre giornate dalla fine del campionato, Baggio torna in campo, ferocemente determinato ad inseguire il sogno mondiale e, nella partita del rientro, in casa della Fiorentina, segna due gol, il primo dei quali dopo appena due minuti dal suo ingresso in campo. Poi, nella penultima di campionato, realizza la rete che abbatte il Bologna, salvando il Brescia. Ma tutto questo non basterà per convincere Trapattoni, che non convocherà Baggio (alla luce dei fatti, risparmiandogli la rabbia dell’eliminazione azzurra, patita per mano di Byron Moreno).
Di quell’anno, resta purtroppo nella memoria anche la data del 23 gennaio 2002, quando un tragico incidente stradale costò la vita al difensore Vittorio Mero, che in quanto squalificato non si trovava insieme ai compagni, per una trasferta di Coppa Italia. La squadra, apprese la notizia solo pochi minuti dell’inizio della partita e rientra immediatamente negli spogliatoi.
Nella stagione 2002-03, un lungo infortunio condizionerà Luca Toni, tanto che Baggio farà spesso coppia in avanti con l’albanese Tare. Dopo una partenza deludente, la stagione del Brescia cambia con la vittoria interna per 2-0 contro la Juventus, cui seguono sedici risultati utili consecutivi. Tra i risultati di spicco, la vittoria per 1-0 contro il Milan Campione d’Europa. In squadra anche Appiah e Matuzalem.
Baggio anche in questa stagione andrà in doppia cifra e segnerà 12 reti.
Altrettante ne realizzerà nell’ultima stagione della sua carriera, conclusa nel 2004, dopo aver tagliato contro il Parma il traguardo storico dei 200 gol in serie A. La stagione 2003-2004 terminò con un undicesimo posto, ma stavolta in panchina sedeva non più Mazzone ma De Biasi. In campo anche Stefano Mauri e Gigi Di Biagio.
Senza né Mazzone né Baggio, il Brescia retrocesse nella stagione 2004-05. Ma certo, che begli anni, quelli vissuti prima, grazie all’incontro di due grandi del calcio italiano, in una piazza che li ha saputi apprezzare.