Un’antologia preziosa, capace di far apprezzare l’opera di Gianni Brera in tutta la sua interezza: Massimo Raffaeli guida il lettore tra gli scritti del celebre giornalista dal 1949 al 1982, organizzando il corpus in percorsi tematici.
La prima sezione, “Leggere e scrivere il calcio”, si apre con un pezzo del 1978 dal titolo significativo: “Interpretazione critica di una partita di calcio”. Un’analisi del pallone e dei suoi significati profondi, spunto per la trattazione di diversi momenti storici; non mancano le citazioni autobiografiche, elemento forte della produzione breriana.
Si penetra nell’essenza della materia giornalistica, il resoconto delle sfide del campionato di Serie A e della Nazionale, nella seconda sezione intitolata appunto “Partite”. Da Inter-Milan 6-5 del 6 novembre 1949 a Napoli-Juventus del 9 gennaio 1977, il lettore può intuire lo sviluppo dello stile di Brera e godere della sua sagacia critica, della sua capacità di analisi profonda necessaria per la totale comprensione della gara. Viene quindi la sezione interamente dedicata all’Italia, a uno dei suoi momenti più gloriosi: “España ’82”. La parabola dei ragazzi di Bearzot è minuziosamente descritta dalla penna del giornalista: le scarse possibilità nel secondo girone eliminatorio con i detentori dell’Argentina e lo spettacolare Brasile di Santana, la consapevolezza via via conquistata e il trionfo finale sulla Germania Ovest. Il tutto condito da un voto, seguire la processione di San Bartolomeo dopo la vittoria sul magno Brasile.
La quarta sezione riguarda quindi i “Ritratti”, concernenti diversi campioni più o meno amati da Brera: Pelé, Riva, Rivera, Sivori e Meazza. Trovano spazio anche due allenatori, Herrera Rocco. Si giunge infine alla quinta e ultima sezione, “Il più bel gioco del mondo”: un nuovo scritto riguardo al calcio in generale e un racconto di un amico sardo dell’autore, “Sangavineddu”.
Chiude il libro la postfazione del figlio Paolo.
“Il più bel gioco del mondo” di Gianni Brera, Bur Rizzoli