Osvaldo e Balotelli, bisogna saper vincere
Cominciano questa settimana le avventure di Roma e Milan, due pre-ritiri partiti con colonne sonore decisamente differenti.
Squillanti e a tratti sfrontate le fanfare del solito Galliani, deciso a ripartire dal finale in crescendo della stagione precedente, disinvolto nel rivendicare la striscia luminosa avviata nel 2013, che incoronerebbe il Milan come regina dell’anno solare, persino davanti alla Juventus campione d’Italia.
Fischianti e deluse invece le sirene giallorosse, alla convocazione di Trigoria, dove la voce più alta è stata quella della contestazione levata dai sostenitori romanisti, che invece della passata stagione non vorrebbero conservare nulla, tanto meno il finale.
Due stati d’animo che si rispecchiano anche nella posizione dei propri centravanti, assenti entrambi ai rispettivi raduni, ma per motivi diversi. Mentre Balotelli sta consumando le ferie dopo l’impegno in Confederations Cup, di Osvaldo apprendiamo tramite un tweet della fidanzata che è rimasto a Chicago, trattenuto dalla partecipazione ad impegni benefici. Se a Milanello è mancata l’occasione di applaudire l’amato centravanti, è probabile che a Roma, Osvaldo si sia risparmiato quei fischi che molti compagni si sono beccati.
Ambedue centravanti, ambedue con trascorsi in altri campionati, ambedue nel giro della Nazionale, ambedue con origini extracontinentali, ambedue fumantini.
Eppure, sia nella stima dei propri tifosi che nella considerazione della critica, attualmente in mezzo scorre un fiume.
Mario Balotelli gioca nella squadra che ama, ha imparato ad alternare pettinature acrobatiche e realizzazioni balistiche. Possente eppure tecnico anche più di quanto gli basterebbe, capace di svariare sul fronte offensivo o di fare sponda per i compagni, capace di muoversi secondo la partitura dettata dagli allenatori. Certamente ha fatto parlare di sé molto per le vicende extracalcistiche, ma ha anche attirato l’attenzione, seppure di prepotenza, sul fenomeno del razzismo nel calcio, spesso rivelando anche qualche ipocrisia latente. I suoi gol e i suoi colpi sono stati spesso decisivi sia in maglia rossonera che azzurra. E ormai, sempre più spesso, si è tolto anche quel broncio che sembrava mettere quando doveva festeggiare un gol con i compagni. In guerra contro il mondo, Balotelli sembra sapere quale sia il traguardo che vuole raggiungere a fine partita. E soprattutto, sembra essere intenzionato a vincere.
Pablo Daniel Osvaldo, gioca nella Roma, nel bel mezzo di una carriera che lo ha visto crescere tra Bergamo e Lecce, farsi notare a Firenze, sparire a Bologna, ricomparire nelle file catalane dell’Espanyol e riapprodare in terra italica quando ormai dovrebbe essere nella piena maturità. Look da pirata dei caraibi e artista dello chignon, calciatore dotato di ottimi colpi di prima, forte in acrobazia e nel gioco aereo, con un tempismo nel colpo di testa che a più di qualche tifoso dell’Olimpico ha ricordato “Bomber” Roberto Pruzzo. Eppure, resta memorabile la raffica di fischi riservatagli dallo stadio Olimpico il giorno della disfatta interna con il Cagliari, quando solo verso l’85’, Osvaldo si è ricordato di avere l’obbligo contrattuale di toccare palla ogni tanto. Giocatore capace di accendere i tifosi quanto di fargli saltare i nervi, potrebbe forse essere giunto al termine della propria esperienza sia romana che probabilmente italiana. Un’occasione sprecata, si potrebbe dire tirando le somme, anche se chiunque vedesse su Youtube una raccolta delle sue realizzazioni più spettacolari, forse potrebbe pensare d’aver di fronte un fenomeno.
Ma nel calcio – e ovviamente non solo – la differenza la fanno le motivazioni, non solo quelle personali legate all’effimero quarto d’ora di gloria che può darti una sforbiciata al 90° – pur sempre piacevole da ricordare – ma soprattutto quelle legate ai risultati conseguiti alla fine di un percorso vissuto giocando insieme alla propria squadra. E la voce “successi” nella carriera di Osvaldo, a differenza di quella di Balotelli – che pure ha vinto uno scudetto con il Manchester City ed è stato vicecampione europeo con l’Italia – fino ad oggi è come la temperatura di Stoccolma in certi giorni del meteo: non pervenuta.