Il 3-1 sull’Olanda che permise alla Russia di qualificarsi per la semifinale di Euro 2008 è certamente la migliore prestazione di questa nazionale nell’ultimo ventennio. Una gara monumentale degli uomini di Hiddink, che ribaltarono il pronostico e schernirono i più quotati avversari olandesi.
Basilea, 21 giugno 2008. La Russia affronta nei quarti di finale di Euro 2008 l’Olanda, classificatasi a punteggio pieno nel gruppo C lasciando le briciole alle finaliste del mondiale precedente, Francia e Italia. Tutti gli addetti ai lavori danno per spacciata la squadra di capitan Semak, tornato a guidare la nazionale all’età di 32 grazie al Rubin Kazan, priva del capocannoniere dell’Europa League Pavel Pogrebnyak e qualificatasi grazie alle vittorie su Grecia prima e Svezia poi. L’Olanda crede di poter archiviare la pratica agevolmente. Una partita scontata, insomma.
Fu una delle mie più grandi rivincite. La cavalcata dello Zenit San Pietroburgo mi aveva fatto aprire gli occhi, per cui ero abbastanza preparato sul reale valore di questa nazionale. La esaltai ancor prima del torneo, lodando le gesta del suo capitano Arshavin (che però era fuori per due giornate per squalifica), subendo insulti e sbeffeggiamente da presunti sapientoni che si affidano alla demagogia e al qualunquismo per parlare di calcio (ciò facilità la rapidità dei commenti, ma priva essi di veridicità, obiettività e serietà, che sono forse le qualità principali per disquisire di pallone) e augurando un gran torneo a questo gruppo. Olanda-Russia non è l’unica grande partita di Euro 2008 (vedi anche le gare dominate con Svezia e Grecia), è però l’apoteosi dell’espressione concreta della qualità del calcio russo. Un movimento ricchissimo (non solo dal punto di vista monetario, ridurre le potenzialità di questo calcio ai soldi sarebbe meschino, demagogo e soprattutto errato, frutto dell’assenza di volontà di documentarsi) che ha mancato più occasioni importanti per imporsi, spesso per colpa di sè stesso. Olanda-Russia riconcilia col calcio. Olanda-Russia è spettacolo. Olanda-Russia è la vittoria di una nazione maltrattata, scredita. Olanda-Russia è la vittoria di Michael Braga (e un regalo di compleanno mica da ridere).
Tutti i quattordici giocatori scesi in campo nei 120 minuti di gioco ebbero il loro momento di gloria, i cosidetti “quindici minuti” di Andy Warhol: Denis Kolodin si fece notare per la sua potenza disumana (legata anche alla precisione) del suo tiro da lontanissimo; Dimitry Torbinskiy non fece nulla di speciale se non il gol decisivo: una torsione complicata, agevolata dalla distanza ravvicinata, che permise alla Russia di portarsi in vantaggio (la Gazzetta dello Sport lo dava in forma straordinaria nell’edizione di quel sabato); Andrey Arshavin fu semplicemente immenso, inutile affibiargli altri aggettivi; Zhirkov eccellente; Semak-Semshov-Zyryanov: una linea mediana formata da “vecchietti”, ma ad avercene di giocatori così…(Denisov non fu chiamato per incomprensioni con l’allenatore…non una novità per lui, sapendo quello che sarebbe accaduto 5 anni dopo); la difesa resse bene, con l’unico momento di tensione sul finire dei tempi regolamentari, quando il direttore di gara espulse Kolodin salvo poi ripensarci; per quanto riguarda l’attacco Pavlyuchenko non fece assolutamente rimpiangere lo sfortunato Pogrebnyak, infortunatosi in un’ amichevole con la Serbia.
Le azioni della Russia furono numerosissime, il suo fu un dominio territoriale e la sua supremazia non fu affatto sterile. Alla fine il punteggio andrà addirittura stretto.
Dopo un primo tempo dove la Russia si era resa pericolosa con le bombe di Kolodin è una pregevole giocata di Arshavin con prodezza di Van Der Sar, la squadra di Hiddink si portò in vantaggio a inizio ripresa, con il gol di Pavlyuchenko. Il dominio russo prosegue, con azioni palla a terra in serie, ma senza la giusta cattiveria davanti alla porta. Giocate di prima, azioni in velocità, l’Olanda non ci capiva niente. Ma, da buona grande squadra quale sono, gli Orange sfruttarono questo limite dei propri avversari e a pochi minuti dal termine Van Nistelrooy impattò i giochi con una bella incornata in tuffo. La Russia cominciò a perdere le proprie certezze, Kolodin rischiò l’espulsone (prima datagli da Michel, poi tolta) e i supplementari iniziarono con un gran punto di domanda per Saenko e compagni. Soprattutto perchè la Russia continuava a produrre gioco sprecando di tutto. Pavlyuchenko prese una traversa clamorosa, Torbinsky fallì da due passi. Nel secondo tempo supplementare la maledizione continuò, con l’aggiunta di un rigore non concesso a Zhirkov. Serviva un episodio per sbloccarla, una gran giocata o un errore. Arrivò la prima, grazie ad Arshavin che ubriacò di finte il povero Mathijsen e mise in mezzo un pallone “comodo” per Torbinsky, che divenne l’eroe di giornata. Il successivo 3-1 di Shava fu solo il punto esclamativo di una prova individuale e corale colossale, straordinaria, superlativa.
L’apoteosi di quanto il calcio russo possa dare. La domanda sorge spontanea: Russia, come mai ci concedi questo così raramente?