È inutile che ci raccontiamo barzellette o che facciamo finta di nulla. La realtà è là, davanti ai nostri occhi e non possiamo che prenderne atto: la nostra amata Serie A, un tempo il campionato più difficile del mondo, ha perso tutto il suo fascino e prestigio. Per la verità, rimane un campionato molto equilibrato e complicato da affrontare, ma si è livellato verso il basso in maniera clamorosa. Le “sette sorelle” che c’erano un tempo (Juventus, Milan, Inter, Lazio, Roma, Fiorentina e Parma), ora sono diventate tre, forse quattro, volendo essere generosi. E l’equilibrio del torneo è dato dalle “piccole” (come Catania, Cagliari, Chievo, Bologna, facendo riferimento soltanto allo scorso torneo), che spesso mettono in difficoltà gli avversari più quotati (si veda cos’ha fatto il retrocesso Siena nell’ultima di campionato contro un Milan in piena corsa per la Champions).
Sono lontani i fasti degli anni ’90 e delle prime stagioni del nuovo millennio, quando in Italia giocavano tutte (o quasi tutte) le grandi stelle del firmamento calcistico internazionale: Baggio, Zidane, Ronaldo, Del Piero, Totti, Weah, Nedved, Batistuta. Tutti da noi, tutti nello stesso campionato. Bei tempi che furono.
Non è tutta colpa di Calciopoli: il declino è iniziato prima e ha avuto, poi, come logica conseguenza la perdita, da parte dei nostri club, di un posto in Champions League. E occhio che al peggio non c’è limite. Nel ranking Uefa, infatti, Spagna, Inghilterra e Germania sono ormai imprendibili. E se fino a qualche anno fa sognavamo di riacciuffare il terzo posto, oggi ci dobbiamo guardare alle spalle, perché Portogallo e Francia sono là e sentiamo il loro fiato sul collo.
Nel panorama europeo, la nostra Serie A è un campionato di serie B, dove ripiegano i calciatori che vengono scartati dalle grandi d’Europa e dal quale tentano di scappare, in una sorta di irriconoscente fuga, i campioni che sono diventati tali grazie all’Italia. Ogni riferimento a Cavani o Jovetić è puramente voluto. Ma d’altronde, come dargli torto, fosse solo colpa loro. Mettiamo appena fuori il naso dai confini nazionali e vediamo che il Real Madrid presenta Isco e il Barcellona Neymar. Il Bayern, dopo aver vinto tutto ciò che era possibile vincere, punta su un allenatore come Guardiola per continuare sulla strada del successo e si assicura Mario Goetze, forse il giovane più promettente della scorsa Bundesliga. A proposito di Germania, anche il Borussia, eterno secondo e scambiato come supermercato d’Europa, non demorde e ha messo le mani sul promettente Pierre Aubameyang, che piaceva a Inter e Napoli, ma che ha scelto la più appetibile Bundes. Stesso discorso per Paulinho: il forte centrocampista della Seleçao era un obiettivo dell’Inter da più di un anno e ultimamente era entrato nella lista dei desideri della Roma. Ma ha scelto la Premier e il Tottenham. Lo stesso destino, probabilmente, toccherà a Robert Lewandowski, uno dei protagonisti dell’ultima edizione della Champions, conteso dal Chelsea di Mourinho (che, guarda caso, è tornato in Inghilterra e non in Italia) e dal Bayern Monaco.
Infine, un cenno a parte lo merita la Ligue 1: il campionato francese sta recuperando il terreno perso e lo sta facendo a suon di “petroldollari”. Del Paris Saint-Germain già si sapeva, ma la vera regina del calciomercato estivo è il Monaco del magnate russo Dmitry Rybolovlev, che ha messo a segno colpi pazzeschi. La sfida fra il Monaco di Radamel Falcao, assieme a Cavani, l’attaccante più forte del pianeta, e il Psg di Ibra è già cominciata.
E la Serie A? Sta a guardare e si accontenta delle briciole (Wellington, Callejon, Honda). Non inganni l’acquisto di Tévez da parte della Juventus: è un grande giocatore, ma arriva in Italia alla soglia dei 30 anni, dopo sette stagioni in Premier.
È vero che il calciomercato ha appena aperto i battenti e, in questo senso, il probabile arrivo dell’indonesiano Thohir all’Inter può far sognare qualche tifoso. Ma la realtà, oggi, ha una faccia molto triste per il calcio italiano.