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Segnale disTourbato: la solitudine della maglia gialla

Ei fu siccome attardato in classifica….

Indossare la maglia di leader della classifica generale (gialla, rosa, rossa o di altro colore) è un evento che possiede un qualcosa di magico; si dice che metta l’ali come sotto effetto di una Red Bull, trasformando il fortunato di turno, magari un semplice velocista di seconda linea, in un abile scalatore capace di difendere a denti stretti il prezioso capo indossato.

Doveva essere così anche sulla strada che da Bastia spostava il gruppone verso Ajaccio con il tedesco Kittel e l’ Argos-Shimano intenti a difendere la leadership come obiettivo di squadra, ma principalmente come un dovere nei confronti della corsa e di tutto ciò che gira attorno a essa (pullman Orica escluso). Doveva essere così, ma la realtà è stata invece ben diversa. In molti si aspettavano una probabile selezione sul Cote du Salario, il famoso dente che precedeva il traguardo dell’arrivo, in pochi pensavano a un drastico crollo dei velocisti puri sul Col de la Serra, la seconda difficoltà della tappa di ieri. Un vero colpo al cuore per i francesi il vedere nel Tour del centenario quella storica maglia così attardata in classifica con addirittura 9’ di ritardo; la stessa regia transalpina non ha esitato a inquadrare Kittel, sperando magari in uno scatto d’orgoglio anche quando il suo destino era ormai segnato da tempo.

Un giallo sbiadito, lasciato solo a scalare quelle montagne della Corsica con l’unico scopo di raggiungere Ajaccio e dimenticare questa giornata nefasta. Già proprio Ajaccio, la stessa località che diede i natali a Napoleone Bonaparte, protagonista indiscusso nell’Europa del 1800, costretto a concludere i suoi ultimi giorni di vita nell’esilio forzato sull’Isola d’Elba. E così ieri anche la maglia gialla ne ha ripercosso seppur in maniera minima le gesta passando dalla gloria del successo sull’altar di Bastia alla polvere di una triste solitudine nell’ultima domenica di giugno.