Storie di Provincia: la serie A del Catanzaro di Palanca
Trenta sono gli anni trascorsi da quando il Catanzaro ha lasciato la serie A. Difficile quasi ricordarsene, eppure, se il campionato a cavallo tra gli anni ’70 e gli ’80 non si fermava ad Eboli, il merito fu solo dei giallorossi calabresi che, dopo un affaccio transitorio negli anni precedenti, nel 1978 conquistarono e mantennero per 5 stagioni la serie A, fino al 1983. Tanto da meritarsi, per via dei due settimi posti raggiunti nell’81 e nell’82, l’appellativo di “Regina del Sud”.
Durante la prima di quelle stagioni, il Catanzaro, guidato da Carletto Mazzone, vero guru delle provinciali italiane, ottiene una delle sue vittorie più prestigiose, nella sfida tutta giallorossa contro la Roma, in trasferta all’Olimpico.
Accadde il 4 marzo 1979. In campo, tra i calabresi, anche Claudio Ranieri, detentore del record di presenze (128) in serie A con la maglia delle “aquile”.
Le squadre schieravano i seguenti giocatori:
Roma: P.Conti, Chinellato, Rocca, De Nadai, Spinosi (46′ Ugolotti), Santarini, Borelli, Di Bartolomei, Pruzzo, De Sisti, Giovannelli. All.: Valcareggi
Catanzaro: Mattolini, Ranieri, Zanini, Menichini, Groppi, Nicolini, Braglia (77′ Sabadini), Orazi, Rossi, Improta, Palanca. All.: Mazzone
Marcatori: 5′ Palanca, 24′ Di Bartolomei (rig.), 43′ e 68′ Palanca
Qui un breve video, dove, oltre ad un giovane Galeazzi, si può ammirare la tripletta di Massimo Palanca, con tanto di specialità d’autore, consistente nel gol direttamente da calcio d’angolo.
Massimo Palanca, attaccante di un metro e sessantanove, due folti baffoni di che hanno fatto la storia delle figurine Panini e tanto talento, è stato sicuramente l’icona dei calabresi negli anni ruggenti della massima serie, oltre che il miglior cannoniere del Catanzaro in Serie A, con 45 reti. “Uno dei migliori piedi sinistri d’Europa”, lo definì Sandro Ciotti. “Massimè Massimè, pari ‘na molla, pari ‘na molla…”, il coro della Curva Ovest.
In un’ epoca dai soprannomi facili, Palanca divenne Piedino d’Oro, per la sensibilità artistica del proprio tocco di palla o Piedino di Fata, poiché calzava uno scarpino 37, per lui confezionato su misura dalla Pantofola d’Oro, fabbrica che aveva servito anche Sivori. Ma per i tifosi locali, più semplicemente era “O’ Rey di Catanzaro”.
Come spesso accadeva ai fantasisti di provincia dell’epoca, anche Palanca divenne celebre per un colpo capace di accendere le folle. Se per Vito Chimenti, nell’Avellino era “la bicicletta” per Roccotelli ad Ascoli era la “rabona”, Palanca, più efficacemente, sapeva segnare direttamente su calcio d’angolo, grazie anche agli allenamenti specifici fatti sfruttando il vento di Catanzaro. Nel corso della carriera, mise a segno 13 gol direttamente dalla bandierina.
Fu vicecapocannoniere di serie A nell’81 (alle spalle di Pruzzo) con 13 reti (tra cui quella di un’altra storica vittoria a San Siro contro il Milan) e giocò una partita nella Nazionale sperimentale di Bearzot contro la Germania Ovest.
Tra i risultati del Catanzaro in quegli anni, da segnalare anche la semifinale di Coppa Italia contro l’Inter, persa per differenza reti dopo la sconfitta per 2-1 a San Siro e la vittoria al “Comunale” per 3-2.
Tuttavia, alla fine della stagione 1979-80, solo un ripescaggio, in seguito alla retrocessione d’ufficio di Lazio e Milan per lo scandalo “Calcioscommesse”, salvò il Catanzaro.
Tra i giocatori che il Catanzaro ha svezzato o esaltato, ricordiamo Massimo Mauro, Celestini, Borghi e De Agostini. Una menzione anche per Bacchin, già campione d’Italia con il Torino, calciatore la cui carriera a 29 anni fu interrotta da un maledetto tuffo estivo, troppo vicino agli scogli.
Conserva invece posto invece nella storia della bidoneria estera sopraggiunta alla riapertura delle frontiere, Viorel Nastase, attaccante rumeno, ingaggiato per sostituire Palanca, che venne presentato come un colpo di mercato e finì invece disperso nelle discoteche ioniche. Malgrado il talento da enfant prodige in patria (esordio a 16 anni) e gli apprezzamenti dei tecnici per il suo sinistro, Nastase, una volta avuta l’opportunità di lasciare il repressivo regime di Ceausescu – aveva già ottenuto asilo politico in Germani a – al primo infortunio che lo costrinse lontano dai campi, decise di cercare la sua Dolce Vita a Catanzaro e scomparve dai campi per riapparire in cronaca solo occasionalmente, quando l’allenatore Bruno Pace provava a recuperarlo in qualche night, ubriaco di effimero e non solo.
Più consistente invece la carriera di un altro vero bomber di periferia, che dovunque sia andato ha saputo apporre il proprio sigillo: Edy Bivi. Bomber della migliore stagione catanzarese, quella 1981-82, benché provenisse dalla serie C2, alla sua prima stagione segnò 12 reti (su 25 complessive del Catanzaro), finendo anche lui, come Palanca, vice cannoniere dietro Roberto Pruzzo. Fu tra i 40 preconvocati per il Mondiale del 1982, ma in sede di lista finale, gli venne preferito all’ultimo momento Selvaggi.
Nel 1983, al termine di una stagione molto deludente, il Catanzaro salutò e retrocesse, ponendo fine ad un’avventura, che comunque aveva disseminato memorabilia nella collezione storica del Campionato di Serie A.