Sogna fin da bambino di far parte del grande mondo del calcio, da qualche anno segue le orme del suo grande idolo, Nicola Amoruso. Piergiuseppe Sapio, direttore sportivo e team manager della Polisportiva Sava, è intervenuto ai nostri microfoni per parlare della sua breve carriera, di ciò che gli piace di questo calcio e del perché ama il settore giovanile.
Sei sempre in giro, non ti fermi un attimo. È vero che nel calcio giovanile, specie quello di periferia, si vive la vera essenza del calcio?
Il fatto che sono sempre in giro mi fa rendere conto che hanno molto fame di calcio. Cinque, sei anni fa giocavo sempre nei cortili di casa cosa che, con le nuove tecnologie, è venuto meno. Il calcio di periferia è molto ridotto. Manca il calcio “su strada”, dove si forma realmente il carattere di un ragazzo.
In Puglia come è vissuto il movimento calcistico?
Nella zona di Taranto c’è molta fame di calcio perché non ci sono più squadre professionistiche, vicino c’è solo il Martina Franca. I ragazzi provano a mettersi in mostra per emergere. Spesso, dalle nostre parti, attingono Atalanta, Bologna, Brescia tutte realtà del Nord.
Il Lecce non è salito in serie B. Te lo aspettavi a inizio campionato?
Sinceramente no, non me lo sarei aspettato perché era un’ottima squadra. Per vincere non ci vuole solo la “squadra”, non ha funzionato qualcosa nella dirigenza e non si sono dati gli stimoli giusti.
Nella prossima stagione prime quattro giornate a porte chiuse, la ritieni una decisione corretta?
La differenza la si nota già dalla partita dell’altro ieri tra Spagna e Tahiti: bisogna accettare le sconfitte così come arrivano. Sono gesti che fanno allontanare i bambini dal calcio, magari per alcuni era la prima volta allo stadio e dopo quelle scene non ci tornerà facilmente.
Passaggio di mano tra Matarrese e Montemurro, si vocifera l’arrivo di Corvino come direttore sportivo. Credi sia la scelta azzeccata?
Sono stato a un convegno non meno di cinque giorni fa a Francavilla, lì ho avuto il piacere di incontrarlo personalmente. Il suo curriculum parla chiaro: al Bari sarebbe una scelta giusta facendo crescere anche il settore giovanile. Ha scoperto calciatori come Vucinic, Jovetic, Bojinov, una garanzia per il Bari.
Segui con grande piacere il direttore Nicola Amoruso. Da dove nasce l’amicizia con l’ex Reggina?
L’ho incontrato durante un raduno organizzato qui a Taranto dove gli ho dato una mano. Persona molto disponibile, umile nonostante la sua carriera. L’ho seguito soprattutto a Reggio, da quel momento non l’ho più lasciato, lui è il mio mentore.
Parliamo di te, il tuo sogno nel cassetto da “professionista”?
Inanzitutto mi farebbe piacere entrare in un settore giovanile anche come team manager, perché ho questa qualifica. Il settore giovanile è il mio mondo, mi piace mettermi a contatto con i ragazzi, aiutarli a crescere e maturare.
Il ruolo di direttore sportivo, da dove nasce questa passione?
Nasce dalla volontà di stare con i ragazzi, poterli selezionarli al di là dell’aspetto calcistico ma amalgamare soprattutto un gruppo dal punto di vista caratteriale, inserendo calciatori di prospettiva. Io ho iniziato a sedici anni alla “Stella Jonica”, squadra del mio paese poi sono passato alla Cryos prima di passare alla Polisportiva Sava.
Per quale squadra fai il tifo?
Io fin da bambino provo simpatia per il Milan ma, da quando ho conosciuto Nicola Amoruso, seguo con piacere il suo operato, facendo il tifo per lui.
Stare a contatto con ragazzi adolescenti ha dei pro e dei contro, in questa tua breve carriera, dal contatto con un ragazzo, cosa sei riuscito a migliorare di te stesso?
Quando ero piccolo ero un ragazzo molto forte caratterialmente, cercavo spesso lo scontro. Il calcio mi ha dato il dono dell’ascolto, non del sentire. Bisogna captare i sentimenti del ragazzo sotto tutti gli aspetti, sia con la verga che con la carota. Mi sento spesso con tutti i ragazzi, sia miei che no perché amo ascoltare i ragazzi e fargli capire che gli sono sempre vicino in qualsiasi momento di difficoltà.