Si è giocato a mezzanotte, e questo per molti è stato un problema. Domani mica è festivo: sveglia presto, lavoro, “alla fine è solo una Confederations Cup”. Ci mancherebbe: la salute prima di tutto, il lavoro subito dopo; anche perché chi si sarebbe mai aspettato che Italia-Giappone sarebbe stata una partita assurda, ricchissima di emozioni, divertente, appassionante, avvincente? Gli azzurri hanno saputo reagire alla grande difficoltà iniziale, hanno capito che i primi 25 minuti erano da cancellare – troppo brutti per essere veri – e nonostante una difesa ballerina hanno tirato fuori quella grinta che in pochi, effettivamente, credevano l’Italia possedesse. Perché ok la vittoria sul Messico (squadra non così convincente, diciamola tutta), ma questo Giappone ci ha messo seriamente in difficoltà, e non solo all’inizio: per tutto l’arco della gara.
A conti fatti, il successo che ci prendiamo è sì, prezioso, ma non giusto al 100%. I nipponici, sul piano del gioco, sul piano delle occasioni, hanno prodotto di più, e almeno il pareggio, suvvia, l’avrebbero meritato. Bravo Zaccheroni: ha costruito una squadra compatta, aggressiva, pericolosa. Però il calcio è così: a volte toglie, a volte dà. Stavolta, a loro ha tolto e a noi ha dato. Per fortuna: perché andare ad affrontare il Brasile con la paura di rimediare un’altra figuraccia non sarebbe stato decisamente onorevole.
Poche parole sulle individualità. De Rossi: incredibile come in azzurro si esalti. Lui ha punzecchiato Roma, nei giorni scorsi, accusando eccessive pressioni, eccessivi “chiacchiericci”; evidentemente, la lontananza dalla Capitale gli fa bene, dato che sia in termini di prestazioni, sia di incisività, riesce a tornare su livelli decisamente accettabili. Alt: lungi da me volerlo lontano dai colori giallorossi; De Rossi è un signor centrocampista, che la Roma dovrebbe tenersi stretto. Il mio è solo un discorso, ribadisco, legato alle sue prestazioni, raffrontando quelle con la squadra di club e con la selezione azzurra. Aquilani: fungerà da caprio espiatorio. La colpa, in questo caso, è però più di Prandelli che l’ha gettato in mischia così, senza preavviso. Il ct ha osato, e ha sbagliato. Giaccherini: in molti (sì, anche io) si chiedono spesso cosa ci faccia, lui, in Nazionale: beh, alla fine la pagnotta, va detto, se la suda sempre. Balotelli: fortissimo, meno nervoso, infallibile dagli 11 metri, forse il più forte di sempre dal dischetto. Buffon: un po’ meno ‘sicurezza’ rispetto alle altre volte. De Sciglio: peccato di gioventù, il suo, in occasione del rigore per il Giappone. Infine, la difesa: male. Ha traballato, troppo, ha fatto segnare Okazaki di testa (!), Honda se l’è portata a spasso come meglio non avrebbe potuto. Concedere tre gol al giappone? Troppi. Prandelli, registrala a dovere per favore. Perché tra pochi giorni c’è un altro impegno da affrontare, decisamente più difficile ma allo stesso tempo più ambizioso. Fra pochi giorni, si giocherà contro il Brasile di Neymar, quel Neymar che sta incantando anche in Confederations Cup. Ovviamente, tutt’altra storia, tutt’altro livello. Guai a regalare un centimetro. Si giocherà per il primo posto nel girone: ok, siamo qualificati, ma per favore azzurri: non accontentiamoci.