Sembra non essere passato un anno dall’1 luglio 2012, quando la Spagna di Del Bosque rifilò un poker d’assi all’Italia di Prandelli, nella cornice dello Stadio Olimpico di Kiev. Se è vero che gli incubi sono ricorrenti, quello vissuto oggi dai tifosi azzurri merita tale etichetta, o quantomeno quella di brutto sogno. Altre quattro pere e nuove lacrime: un anno fa toccò a Bonucci, oggi ci hanno pensato Florenzi e Insigne a “innaffiare” l’erba del Teddy Stadium di Gerusalemme. Non ci resta che piangere, appunto.
Per noi spettatori-tifosi incalliti, l’ennesima scena da vinti, costretti nuovamente a inchinarci dinanzi allo strapotere della Spagna e a riconoscerne la superiorità. Il ruolo di comprimari nella festa iberica non ci si addice, siamo un po’ stanchi di recitare la parte dei perdenti e di metterci al collo la medaglia sbagliata. Proprio noi italiani, che un tempo eravamo invidiati dai cugini spagnoli per il nostro palmarès. Ma il tempo corre veloce, le Furie Rosse degli ultimi anni sono davvero “infuriate” (passatemi questo gioco di parole) e, se continuano così, ci faranno mangiare polvere a lungo. Dobbiamo prenderne atto, anche se dopo la finale di oggi, resta l’amaro in bocca. La Rojita di Lopetegui ha giocato una gran partita, facendo girare il pallone a una velocità tale da non far capire nulla ai difensori italiani e lascia Israele con l’invidiabile bottino di 5 vittorie in altrettante partite, 12 reti segnate e appena due subite. Già, per due sole volte David De Gea ha dovuto raccogliere il pallone dalla propria porta e l’ha fatto nell’ultima partita contro gli Azzurrini. Un dettaglio non da poco, che giustifica l’amarezza italiana. Da spettatori-tifosi quali siamo, abbiamo avuto l’impressione, ancora una volta, che la Nazionale abbia temuto il suo avversario, gettando via la possibilità di affrontarlo a viso aperto. I rimpianti aumentano se pensiamo all’occasione di Florenzi nel primo tempo, che ci avrebbe potuto portare sul 2-1.
Ma tant’è, Mangia ha voluto fare comunque i complimenti ai suoi e ha iniziato a farlo prima del fischio finale, dando il cinque a tutti i componenti della panchina, davanti agli occhi di qualche tifoso spagnolo, che ha apprezzato la sportività del nostro cittì. Almeno in questo abbiamo vinto. D’altronde, dopo un Europeo così, è anche giusto trovare l’aspetto positivo. Al di là della prestazione di oggi, il calcio italiano appare in crescita, soprattutto se si pensa che ha raschiato il fondo neanche tre anni fa in Sud Africa. Molti degli azzurrini sono titolari nei loro club e questa Under 21 ha dovuto fare a meno di pedine fondamentali come De Sciglio ed El Shaarawy. Non due qualsiasi. Ci sono i presupposti per sperare in una rinascita del calcio nostrano, ma bisogna dimostrare con i fatti di crederci, responsabilizzando questi ragazzi e dando loro la possibilità di giocare regolarmente in Serie A. Inoltre, non si può prescindere oramai dall’investire sui vivai: in Spagna e Germania lo fanno alla grande e si sono visti i risultati.
Tralasciando la dimensione nazionale, archiviamo quattordici giorni di grande calcio. Oltre alle finaliste, abbiamo potuto apprezzare anche due squadre come Olanda e Norvegia, capaci di mettere in mostra un calcio frizzante e spettacolare, fatto di corsa e tanta qualità. Non è questa la sede per elencare i protagonisti di Israele 2013, ma è certo che molti club si stanno sfregando le mani per le prestazioni dei loro gioielli. Anche i padroni di casa, non certo partiti con i favori dei pronostici, hanno ottenuto i primi punti della loro storia e una vittoria memorabile contro l’Inghilterra, regalando ai loro tifosi emozioni che difficilmente dimenticheranno. Naturalmente, c’è anche chi ha deluso, come l’Inghilterra di Henderson (che proprio oggi ha sollevato Stuart Pearce dall’incarico di ct) o la Germania di Holtby. Ma ciò che più conta è che Israele abbia vinto la sua scommessa, dimostrando e dimostrandosi in grado di ospitare una grande manifestazione sportiva in un clima di pace e sicurezza. Quando poi ti viene in mente l’Under 21 tedesca, che ha voluto omaggiare, attraverso una maglia d’allenamento, gli israeliani per l’ospitalità ricevuta, realizzi davvero che tutto è andato per il verso giusto.
Da appassionati di calcio, dunque, andiamo a letto compiaciuti, sperando di non sognare nuovamente quelle maglie giallorosse, che, se tutto va bene, incroceremo ai prossimi Europei Under 21 in Repubblica Ceca (2015). Sempre che il Mondiale 2014 o, peggio, la Confederations Cup in corso in Brasile non ci tirino un brutto scherzo.