Abbracciamoci forte e vogliamoci tanto bene

Ci sono quelle sere che iniziano bene già dal supermercato, quando trovi un 3×2 sulle birre in bottiglia e ne devi comprare qualcuna. La cosa ti mette addosso ancora più allegria di quella che già ti porti dietro dalla mattina appena sveglio.

Oggi, d’altronde, rivedi i tuoi amici tutti insieme, come non succedeva da tempo, un anno più o meno. Il programma è il solito: pizza e birra, da consumare sempre nella stessa casa, quella più grande fra tutti quelli della compagnia. L’ordinazione in pizzeria è da mettersi le mani nei capelli: dieci pizze, una diversa e più pesante dell’altra. C’è chi va di peperoni, chi di patate fritte, chi preferisce la tipica margherita.
Ma dopo le disquisizioni gastronomiche, davanti alla TV, solamente uno e uno solo è il pensiero di tutti e dieci: l’Italia.

Bistrattata e a volte quasi dimenticata dai più durante l’anno — e a volte anche dai giocatori, diciamocelo — in queste occasioni torna prepotente l’amore per la nazionale azzurra, che ha quello strano potere, come poche altre cose, di unire le persone.
Non esistono cori razzisti, non esistono insulti ai bianchi/blu/rossoneri, ai viola, ai giallorossi o ai biancocelesti. C’è solo l’Italia. La Nazionale.

Le individualità, ovviamente, non cambiano. C’è sempre quello che si lamenta del Giaccherini titolare di turno, quello che “non abbiamo più i difensori di una volta”, quello del Diamanti titolare a ogni costo e quello che “Balotelli è un sopravvalutato”.
Ma quando Pirlo mette in rete la “benedetta” — Caressa dixit — punizione che vale l’uno a zero, non esistono borbottamenti, critiche o imprecazioni. Ci si unisce tutti in un grande urlo di gioia, una felicità comune, che lega tifosi e giocatori.

Si gioisce e si soffre tutti insieme, come nel caso del pareggio messicano. Ci si preoccupa, ci si interroga, si discute. Ma poi, come in quelle serate che iniziano bene grazie a un paio di birre gratis, arriva il lieto fine con il gol di “Mario nostro” — perché è un patrimonio di tutti noi — che scatena un abbraccio collettivo che parte dalla casa grande del tuo amico, passa dal Maracanà in Brasile e coinvolge tutto lo stivale italiano.

Al fischio finale saluti tutti e, mentre sali in macchina e riordini le idee per il giorno dopo, ti scappa un sorriso. Hai passato una bella serata, ti sei divertito come non ti capitava da tempo. Sei felice, hai ritrovato la Nazionale. Hai ritrovato gli amici.
E allora, per una volta, puoi dirlo senza vergogna: viva l’Italia.

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Francesco Mariani