Il ritorno di Katidis: “Esclusione giusta, ma Hitler non sapevo manco chi fosse”

Ricordate Giorgos Katidis? Il centrocampista dell’AEK Atene, giunto alla ribalta internazionale per aver esultato con il braccio teso nella gara interna contro il Veria, ha rilasciato un’intervista al periodico “People”. Il ventenne torna su quell’insano gesto, tanto deprecabile, quanto fuori luogo, poiché fatto da un tesserato della squadra più antifascista di Grecia e, forse, d’Europa. Ecco un estratto.

“Il motivo per cui ho fatto quel gesto era per far alzare il pubblico. Intendevo: “ho segnato per l’AEK, alzatevi per me!”. L’ho visto fare su internet, in un video. Non avevo mai avuto niente a che fare con la politica, ma, dopo quel giorno, ho iniziato a interessarmici. Non supporto Alba Dorata, non credo che i problemi della Grecia abbiano a che fare con gli immigrati”.

“So che suona come una scusa, ma, onestamente, non sapevo chi fosse Hitler. Per me il 28 ottobre (giorno della rivolta all’occupazione italiana, ndr) e il 25 marzo (festa nazionale, ndr) erano solo giorni in cui stavo a casa da scuola, in cui non mi serviva una giustificazione”.

“Se gioco a calcio, è per rappresentare la Nazionale. L’esclusione a vita è una decisione corretta per ciò che ho fatto: pago un gesto sconsiderato. Per il futuro, ho preso in considerazione l’estero, poiché in Grecia avrei avuto una pistola puntata alla testa al primo errore. Sentendomi dare continuamente del fascista, non potrei mai giocare a cuor leggero”.