Parte il Direttore Sportivo Sabatini, lo segue il Ceo Zanzi, con loro il Legale Baldissone, tutti diretti a Manhattan, nella sede della Raptor, la società di investimento immobiliare del Presidente della Roma, James Pallotta, uno che, come suggerisce il nome della suddetta società, è più abituato a predare che a illanguidirsi nella Grande Bellezza di Roma. Oggetto della visita: incontrare Rudi “il Sergente” Garcia, probabile prossimo allenatore giallorosso.
Se la scenetta del codazzo descritta in apertura può ricordare a qualcuno un film di Alberto Sordi (“Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue”), a completarla citiamo nel titolo il verso di una famigerata canzone di Raffaella Carrà, che scandisce il ritmo in apertura del film La Grande Bellezza (attualmente nelle sale e dedicato alla città di Roma).
E in effetti, ci sono tutti gli elementi per costruire un nuovo film di produzione americana, da ambientare nello “studio 5” di Trigoria.
Una serie di addetti ai lavori impegnati nel ritrovar se stessi, superpresidentissimi americani che si presentano dal Papa con la maglia dei Boston Celtics, una città bellissima che sembra disperdersi nella notte del calcio italiano, un homo novus del calcio gallico, il cui cognome è già stato assimilato dalla poco fantasiosa stampa romana al nemico di Zorro.
La parte del “cattivo” l’ha già conquistata di diritto Claudio Lotito, il Presidente della Lazio che ha dimostrato di avere le Phisique Du Role, un po’ generone de li Castelli, che, grazie al suo tiburtinico e oculato “managementorum”, poche settimane fa ha sollevato al cielo, viepiù biancoceleste, quella Coppa Italia figlia di un derby teverino, vinta proprio di fronte a “Raptor” Pallotta, mentre il sole tramontava, malinconicamente giallorosso, dietro i binari del tram, sulla tratta Stadio Olimpico – Olimpico Stadio.
E per chiudere in Discreta Bellezza, Lotito ha aggiunto pure la conquista dello Scudetto Primavera dei giovani aquilotti (alcuni dei quali, l’anno prossimo giocheranno con la Salernitana, l’altra squadra di Lotito, che sempre quest’anno ha conquistato promozione in Prima Divisione e la Supercoppa di categoria).
Ma non dimentichiamo anche che, quando la Roma vinse il suo ultimo scudetto, molti tifosi giravano con delle grandi forbici di cartone, a voler ricordare come fosse stato strappato proprio ai cugini laziali, vincitori nell’anno precedente. All’epoca in panchina c’era il “Sergente” Fabio Capello.
Dapprima preparatore atletico come Zeman, poi tattico come Andreazzoli, infine allenatore, Rudi Garcia da Nemours – località de li Castelli sì, ma della Loira – risulterà un nome ignoto per buona parte dei tifosi, ma potrebbe rivelarsi quello giusto per cominciare davvero un nuovo corso. A differenza di Luis Enrique, allenatore che giunse a Roma con tante idee ma scarsa esperienza di panchina, Rudi Garcia ha già mostrato di saper raggiungere risultati superiori alle aspettative nella sua carriera, fino ad arrivare allo scudetto vinto con il Lille, mostrando un calcio offensivo e ragionato.
Più affine come precedente, l’esperienza vissuta negli anni ’80 da un altro tecnico straniero, Sven Goran Eriksson giunto alla Roma dopo aver vinto in Svezia (anche a livello europeo) e Portogallo per rilevare il Maestro Liedholm, e capace di portare la squadra, con un gioco spettacolare, fino alle soglie di uno scudetto che sfuggì quando già era in tasca, nella celeberrima partita con il Lecce. Che poi lo svedese vinse uno scudetto sull’altra sponda, è un’altra storia.
A Garcia, consiglieremmo solo una cosa: non ascoltare i consigli di nessuno e trovatela da solo, vagando e sperimentando, la Grande Bellezza di Roma e della Roma.
E poi, raccontala tu. C’è fuori un popolo che aspetta.