Chi altri, se non un tifoso di calcio, userebbe un’azione malriuscita su un campo pieno di fango a trecento miglia di distanza per ricordare un matrimonio? Bisogna ammetterlo, le ossessioni richiedono un’agilità mentale degna di lode.
Una citazione tratta da “Febbre a 90°” di Nick Hornby, il manuale perfetto per chi vuole capire meglio la passione calcistica e gli strani personaggi che la circondano. In tante pellicole hollywoodiane si racconta che prima di esalare l’ultimo respiro ti passa davanti tutta la vita; se ciò fosse vero, nel suo ultimo istante di vita un tifoso potrebbe rivivere tranquillamente la storia calcistica degli ultimi anni proprio per via di questa memoria ossessiva citata dall’autore. Già perché con il trascorrere del tempo scopri che ci sono partite o eventi sportivi che ti permettono di ricollegare fatti e persone del passato e allo stesso modo ricordi benissimo con chi e come hai seguito una finale di Coppa o una partita dei mondiali.
L’ansia della maturità nell’anno dei mondiali del 1998 e quella partita dell’Italia alla vigilia del temuto tema; il ricordo di tuo nonno con cui guardavi il pugilato e il Milan dei tre olandesi, una signora squadra per cui tu, tifoso viola, provavi un pizzico di invidia; l’orgoglio nello scoprire di essere nato nello stesso giorno in cui il Nottingham Forest, una delle più belle favole di questo sport, alzava la sua prima Coppa Campioni. Riesci persino a ricordare che in un turno infrasettimanale la Fiorentina vinse contro il Parma e in quello stesso giorno ti capitò di incrociare per la prima volta quegli occhi; principio di una storia che finirà qualche anno dopo a poche ore di distanza da un derby vinto in goleada dalla Lazio. Potrei continuare per ore, ma per ovvi motivi caro lettore evito di annoiarvi.
Passione o malattia, ognuno ha il suo modo di giudicare la situazione. L’amore per il calcio è un qualcosa che ti resta dentro e dal quale fatichi a distaccartene. Si può provare a tifare in maniera meno passionale perché pensi che in fondo è meglio arrabbiarsi seriamente per cose molto più serie; quando entri in uno stadio di serie A o di un qualsiasi campo di Eccellenza o Promozione, però, difficilmente riesci a essere indifferente al suo richiamo. Ti basta il verde del campo per rimanere ipnotizzato, poi l’ingresso dei ventidue protagonisti, pian piano lo stadio si riempie, il pubblico grida, incita, canta. Tu soffri, aspetti un gol che potrebbe non arrivare mai e poi quando la sfera supera la linea bianca ecco che esplode la gioia e intorno a te persone che condividono la tua stessa felicità. Vittorioso o sconfitto non fa differenza, in quei 90’ minuti ti senti perfettamente a tuo agio intorno a quel rettangolo verde e riesci a lasciarti alle spalle tutti i pensieri negativi.
Questa è la vita del tifoso. Particolarmente dura se tifi per una squadra che non ti ha mai dato la gioia di uno scudetto, ma questo è un particolare che alla fine ha poca importanza. Hai fatto una scelta in passato, sapevi a cosa andavi incontro e nonostante tutto hai voluto proseguire. Forse un giorno arriverà o forse no, l’importante è rimanere fedeli ai propri colori.