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Esclusiva: MP incontra Heiko Westermann, calciatore dell’Amburgo e della nazionale tedesca

Squilla il telefono: è Massimo Taiani che ti informa che Heiko Westermann, difensore dell’Amburgo e della nazionale tedesca, è appena atterrato a Fiumicino. Te lo passa, gli chiedi la disponibilità ad un’intervista esclusiva per l’Italia e lui acconsente. Ed è così che, in una calda sera di giugno, ti ritrovi con lui a chiacchierare amabilmente in riva al mare, sorseggiando un bicchiere di buon vino rosso nello splendido scenario del Summit Hotel di Gaeta. Tra un sorso e l’altro, l’intervista si trasforma in un piacevole scambio di opinioni sulla sua carriera e sul panorama calcistico mondiale. Ecco la nostra esclusiva con Heiko Westermann, che doverosamente presentiamo tradotta anche in lingua tedesca.

D. Heiko Westermann, sappiamo che non è la prima volta che scegli il mare italiano, e Gaeta in particolare, per trascorrere qualche giorno di vacanza. L’Italia, dunque, come meta di riposo per rigenerarsi dopo una stagione faticosa.

R. Sì, l’Italia è un luogo ideale per rilassarsi. E’ il secondo anno che vengo qui a Gaeta, consigliato da un mio amico ristoratore italiano che lavora ad Amburgo. Del vostro paese amo le spiagge, il silenzio, le bellezze naturali. Vado spesso anche a Bolzano, ma sono stato anche in Sicilia e in Sardegna.

D. Partiamo da una data: 16 ottobre 2005, la gara è Arminia Bielefeld-Hertha Berlino. Nel 3-0 finale per l’Arminia arriva il tuo primo gol in Bundesliga: quali le emozioni di quel giorno? E quale la tua rete più importante o quella a cui sei più legato?

R. Beh, è stata sicuramente una grandissima emozione segnare il mio primo gol in Bundesliga. Ricordo bene anche il dopo gara (ride, alzando gli occhi al cielo) perché siamo andati a festeggiare e ho dovuto pagare da bere a tutta la squadra. Per quanto riguarda la rete più importante della mia carriera, penso che sia stata quella realizzata durante la gara tra Schalke e Hertha Berlino; era la terzultima di campionato, vincemmo 1-0 e grazie al mio gol ci qualificammo per la Champions League, mentre l’Hertha retrocesse in Zweite Liga.

D. Greuther Furth, Arminia Bielefeld, Schalke 04 e Amburgo le tappe principali della tua carriera. Ci descrivi un ricordo di ognuna di queste esperienze?

R. Il Greuther Furth è stata la prima squadra a credere in me e nella quale sono cresciuto, mentre con l’Arminia Bielefeld ho esordito in Bundesliga. Nello Schalke ho vissuto forse il mio miglior periodo di forma, giocando anche in Champions League. Ora sono all’Amburgo e sono felice, mi trovo bene.

D. Hai mai pensato di provare un’esperienza all’estero, magari proprio in Italia?

R. Prima di passare all’Amburgo (luglio 2010, n.d.r.) ho ricevuto qualche offerta dall’Inghilterra (non ci dice da quale 2013-06-06 20.47.36squadra), ma alla fine ho deciso di rimanere in Germania che reputo il miglior campionato europeo. No, mai ricevuto offerte dall’Italia; in futuro non avrei problemi a tentare esperienze all’estero, ma rimanendo sempre in Europa. Non mi attirano avventure negli Stati Uniti o in Arabia, nemmeno in Cina.

D. Hai appena detto che secondo te quello tedesco è il miglior calcio d’Europa. Perché?

R. In Germania si privilegia la squadra e non il singolo giocatore, come avviene invece in altri paesi. Si lavora tantissimo e gli allenatori pretendono il massimo da tutti i calciatori. Facciamo tanti sacrifici; quello tedesco è un campionato molto veloce che ti mette alla prova sia nel fisico che nella mente. Del resto l’ultima finale della Champions League tra Bayern Monaco e Borussia Dortmund non è stata altro che la dimostrazione di quanto appena detto, l’apoteosi del nostro modo di intendere il calcio, arrivato a dominare l’Europa.

D. A proposito della finale di Londra, quali sono stati secondo te i veri trascinatori della stagione di Bayern e Borussia?

R. Beh, Ribery da una parte e Gotze dall’altra. Devo dire che nel Borussia Dortmund mi ha impressionato Lewandowski. E’ un giocatore fortissimo, veloce, tecnico e con un gran fisico.

D. Tra l’altro voi dei dell’Amburgo conoscete bene la forza del Bayern Monaco, visto che l’ultima volta che ci avete giocato contro avete perso 9-2…

R. Sì, ma io ho segnato uno dei due gol (afferma ridendo), il secondo per la precisione. A parte gli scherzi, il Bayern è una squadra fantastica, fortissima. E’difficilissimo giocarci contro; ricordo quella partita, eravamo sotto di due gol dopo appena un quarto d’ora e da lì è stato quasi impossibile recuperare. Non avevo mai visto una squadra segnare nove gol tutti in una partita e purtroppo è successo proprio contro di noi.

D. L’arrivo di un vincente come Pep Guardiola cosa potrà aggiungere ad una squadra già così competitiva come il Bayern Monaco?

R. Il suo approdo nella Bundesliga è qualcosa di fantastico per la Germania. Penso che è perfetto per il nostro modo di intendere il calcio; lo abbiamo visto anche a Barcellona, è un allenatore che predilige il gioco di squadra a quello fatto dai singoli.

2013-06-06 20.47.17D. Parlando invece del tuo attuale club, dopo i fasti degli anni ‘80 l’Amburgo sta attraversato un periodo di buio, avaro di soddisfazioni. Quando potremo tornare a vedere un giocatore della squadra più antica del calcio tedesco alzare il Meistershale?

R. E’difficile riuscire a competere contro squadre come il Bayern Monaco e il Borussia Dortmund programmate e costruite per vincere tutto. I ricordi dei nostri tifosi sono giustamente legati ai successi degli anni ’80, quando l’Amburgo arrivò a vincere la Coppa dei Campioni; la nostra è una formazione giovane. Quest’anno siamo arrivati settimi, ma l’obbiettivo del prossimo campionato sarà quello di conquistare un posto in Europa.

D. Così magari ti vedremo giocare contro una squadra italiana…

R. Beh, in realtà ci giocheremo il prossimo 26 luglio, quando affronteremo in amichevole l’Inter ad Amburgo.

D. Ci descrivi con un aggettivo: il tuo compagno di squadra nell’Amburgo Raphael Van der Vaart; il tuo attuale allenatore Thorsten Fink; il nostro Jacopo Sala; il tuo ex allenatore ai tempi dello Schalke Felix Magath; il CT tedesco Joachim Löw.

R. Van der Vaart è uno che ha in testa solo il calcio, vorrebbe sempre giocare; Fink è senza dubbio uno dei migliori allenatori che abbia avuto, è un vincente; Jacopo (Sala) è un bravo ragazzo, divertente, che pensa sempre a vestirsi alla moda (ride), è giovane ed il campionato tedesco è un torneo difficile da interpretare per quelli arrivati da poco. Anche Magath è un vincente e nei successi delle sue squadre c’è stato sempre il suo zampino; per Löw posso dire che è l’allenatore della Germania, un punto di riferimento. Abbiamo un buon rapporto.

D. A proposito di Löw e della Nazionale: qualche giorno fa è arrivata una rocambolesca sconfitta in amichevole contro gli USA. Protagonista anche Heiko Westermann, autore del gol del momentaneo 2-1. I Mondiali di Brasile 2014 sono il tuo obbiettivo principale?

R. Certo, è il mio obbiettivo e lavorerò duro per arrivarci. La Germania ha ottime chance di vittoria, ma ci sono anche altre nazionali che possono ambire al titolo, anche se le sudamericane come Brasile e Argentina partono leggermente favorite per motivi ambientali.

D. Sei stato vice campione d’Europa con la Germania ad Euro2008, mentre non hai potuto partecipare al Mondiale del 2010 per un infortunio. Quale il rammarico più grande, aver perso la finale contro la Spagna o non essere andato in SudAfrica?

R. Sicuramente non aver potuto partecipare al Mondiale. Mi sono infortunato ai legamenti al 90’ dell’ultima amichevole pre mondiale contro l’Ungheria, una partita che stavamo vincendo senza grossi problemi. Subito dopo quest’incontro saremmo dovuti tornare a Francoforte e imbarcarci per il SudAfrica, ma purtroppo quel volo non l’ho mai preso.

D. Un’ultima domanda. Sei un difensore: c’è stato qualcuno a cui si è ispirato nella sua carriera? E se ne hai uno, quale il tuo calciatore italiano preferito?

R. Quando ero piccolo mi piaceva molto Lothar Matthäus, mentre se devo scegliere un calciatore italiano dico Paolo Maldini. Oltre a questi ricordo con affetto Okocha, Gaudino, Yeboah: giocavano nella squadra di cui ero tifoso, l’ Eintracht Francoforte.

 

Un grazie particolare a Vito Coppola per la collaborazione nella realizzazione di questa esclusiva. Di seguito l’intervista tradotta in tedesco da Leonardo Peruzzi; anche a lui va tutto il nostro ringraziamento.

 

Das Telefon klingelt: es ist Massimo Taiani der uns informiert, dass Heiko Westermann Verteidiger des Hamburger Sportvereins und der deutschen Fußballnationalmannschaft gerade in Fiumicino, Rom gelandet ist. Dort reicht er Westermann das Telefon, sodass wir ihn fragen können ob er uns für ein Interview zur Verfügung steht. Er akzeptiert. Und so kommt es, dass wir an einem lauwarmen Juniabend mit einem Glas Rotwein in der Hand auf der Seeseite des spektakulären Summit Hotel Gaeta sitzen. Zwischen dem einem oder mehreren Schlucken Wein entwickelt sich alsbald ein Meinungsaustausch über die Welt-Fußball Szene und die eigene Karriere des bekannten Fussballspieler.

Hier folgt das Gespräch mit Heiko Westermann.

Q. Heiko Westermann, wir wissen, dass dies nicht das erste Mal ist, dass Sie die italienische Küste und insbesondere Gaeta als Ferienort bevorzugen. Italien also zum Aufladen der Batterien nach einer ermüdenden Saison?

A. Ja, Italien ist ein idealer Ort zur Entspannung. Es ist das zweite Mal dass ich nach Gaeta komme, einer Empfehlung eines Restaurant-Besitzers in Hamburg. Ich liebe die Strände, die Ruhe und das natürliche Panorama dieses Landes. Ich bin des Öfteren in Bozen war aber  aber auch schon auf Sizilien und Sardinien.

Q. Lassen Sie uns mit einem Datum beginnen: Den 16. Oktober 2005, das Match zwischen Arminia Bielefeld und Hertha Berlin. Arminia entschied das Spiel mit 3-0 für sich und Sie schossen Ihr erstes Bundesligator; wie fühlten Sie sich damals? Und welches Tor sehen Sie als Ihr Wichtigstes, das Bedeutungsvollste an?

A. Bei meinem ersten Tor in der Bundesliga gingen die Emotionen tatsächlich hoch. Ich erinnere mich an die Zeit nach dem Spiel deutlich (er lacht und hebt sein Glas gen Himmel) als wir nach den Spiel ausgingen und ich vom ganzen Team genötigt wurde alle Drinks des Abends zu bezahlen. Das wichtigste Tor meiner Karriere machte ich, glaube ich, im drittletzen Match der Saison 2009/2010 zwischen Schalke und Hertha Berlin; wir gewannen 1-0 und durch mein Tor qualifizierten wir uns für die Champions League während Hertha in die 2. Liga absteigen musste.

Q. Greuther Fürth, Armenia Bielefeld, Schalke 04 und Hamburg sind die hauptsächlichen Stationen Ihrer Karriere. Können Sie uns über Ihre einschlägigsten Erfahrungen bei diesen Teams berichten?

A. Greuther Fürth waren die Ersten die an mich glaubten und wo ich sozusagen aufwuchs, während ich bei Armenia Bielefeld mein erstes Bundesligaspiel machte. Auf Schalke schließlich erreichte ich wohl beste meine Kondition und spielte auch in der Champions League. Jetzt, bin ich beim Hamburger SV zufrieden und gut eingelebt.

Q. Haben Sie je darüber nachgedacht außerhalb Deutschlands zu spielen? Vielleicht in Italien?   

A. Bevor ich nach Hamburg ging (Juli 2010) erhielt ich Angebote aus England (er äußerte sich nicht im Einzelnen zu den Teams) aber letztlich entschied ich mich für Deutschland, der meiner Meinung nach besten Liga in Europa. Nein, aus Italien habe ich nie Angebote erhalten. Auslandsangebote würde ich künftig aber nicht ausschließen, allerdings immer in Europa. Zu Abenteuern in den Vereinigten Staaten, in Arabien oder China fühle ich mich nicht hingezogen.

Q. Sie sagten, Sie halten den deutschen Fußball für den besten in der Welt, warum?

A. In Deutschland bevorzugen wir das Team über den einzelnen Spieler anders als in anderen  Ländern. Wir arbeiten hart und die Trainer erwarten viel von uns Spielern. Wir opfern auch eine Menge. Der Spielverlauf der deutschen Liga ist schnell und verlangt Beides: physische Stärke und hohe Konzentration. Schließlich war das Champions League Spiel in Wembley zwischen Bayern München und Borussia Dortmund eine Demonstration dessen was ich sage, ein Höhepunkt des Fußballs wie wir ihn verstehen und wie er in Europa dominiert.

Q. Wenn wir über das Finale in London sprechen, wen halten Sie von Bayern und von Dortmund für die Schlüsselspieler der Saison?

A. Na, Ribery auf der einen Seite Götze auf der anderen. Dazu kommt Lewandowski der mich sehr beeindruckte. Er ist ein fantastischer Spieler, schnell, technisch begabt und beeindruckend athletisch.

Q. Tatsächlich hatten Sie die Chance die volle Stärke von Bayern München zu spüren als Sie im letzten Spiel gegen sie 9-2 verloren…

A. Ja, aber ich erzielte eins der zwei Tore für Hamburg; das zweite um genau zu sein. Aber Scherz beiseite, wir verloren zwei Tore schon nach 15 Minuten was kaum Möglichkeit ergab das Spiel noch zu drehen. Ich hatte bis dahin nie ein Team gesehen das 9 Tore in einem Match erzielte, es ist leider gegen unsere Mannschaft passiert.

Q. Was kann die Ankunft eines erfolgreichen Trainers wie Pep Guardiola den schon starken Bayern in München zusätzlich geben?

A. Sein Erscheinen in der Bundesliga ist für Deutschland großartig. Ich glaube er ist wie geschaffen für unser Verständnis von Fußball den auch  in Barcelona gesehen haben. Er ist ein Trainer der Teamwork über den einzelnen Spieler stellt.

Q. Lassen Sie uns über Ihren aktuellen Club reden. Nach Erfolgen in den 80-iger Jahren durchläuft der Hamburger SV eine negative Phase die wenig Anlass zur Freude gibt. Wann werden wir wieder einen Spieler vom ältesten Deutschen Fußballclub mit der erhobenen Meisterschale sehen?

A. Es ist schwierig gegen Teams wie Bayern und Borussia anzutreten, die konzipiert und zusammengestellt wurden alles zu gewinnen. Unsere Fans haben die Erfolge der 80-ziger Jahre, als Hamburg die Champions League gewann, verinnerlicht. Wir sind aber ein junges Team. In diesem Jahr beendeten wir die Saison auf dem siebenten Platz. Unser Ziel für die kommende Saison ist die Qualifikation für einer europäischen Meisterschaft.

Q. Mag sein, dass wir Sie auf dies Weise gegen einen italienischen Klub spielen sehen…

A. In der Tat können Sie da schon am 26. Juli wenn wir gegen Inter in einem Freundschaftsspiel in Hamburg antreten werden.

Q. Können Sie folgende Personen mit einen Adjektiv beschreiben: Ihren Teamkollegen Raphael Van der Vart, Ihren aktuellen Trainer  Thorsten Frinks, den Italiener Jacopo Sala, Ihren damaligen Trainer bei Schalke Felix Magath und den deutschen Nationaltrainer Joachim Löw?

A. Van der Vart ist einer von denen die nur an Fußball denken können, er möchte fortwährend spielen; Frinks ist ohne jeden Zweifel einer der besten Trainer die ich hatte, er überzeugt; Jacopo ist ein netter Junge, immer lustig der andauernd auf einen stylistisch (er lacht) perfekten Auftritt bedacht ist. Er ist jung aber die deutsche Liga ist ein hart. Magath gehört auch zu den Erfolgreichen. Er trug immer zu den Erfolgen seiner Teams bei. Was Löw angeht, so kann ich sagen, dass er als Deutschlands Nationaltrainer einen Referenzpunkt darstellt. Unser Verhältnis mit einander ist gut.

Q. Zu Löw und dem deutschen National Team: vor einigen Tagen wurden die deutsche Mannschaft von den Amerikaner besiegt ob wohl Sie einstweilig mit 2-1 führten. Ist die Teilnahme bei der WM nächsten Sommer in Brasilien Ihr vorrangiges Ziel?

A. Ja. Das ist mein Ziel und ich werde hart daran arbeiten es zu erreichen. Deutschland hat gute Chancen auf einen Sieg, andere aber auch, wie die südamerikanischen Teams z. B. Brasilien, und Argentinien und sie haben einen leichten, klimatischen Vorteil.

Q. Letzte Frage. Sie sind ein Verteidiger. Wer hat Sie in Ihrer Karriere inspiriert? Und falls Sie einen im Auge haben, wer ist Ihr Favorit im italienischen Fußball?

A. Als ich jung war, gefiel mir wirklich Lothar Matthäus, während ich bei italienischen Spielern an Paolo Maldini denke. Aber ich denke auch gerne an Okocha, Gaudino und Yeboah: sie spielten bei der Eintracht Frankfurt, den Klub den ich favorisierte.